Luciano Lamanna – Moon Child

polpetta
Tempo di lettura: 2' min
22 February 2016
Review 4 U

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pic by Janine Billy

 

Da qualche anno ormai la scena techno romana sta ipnotizzando e ammaliando tutti gli ascoltatori del genere. Siamo qui oggi per il debutto di una nuova label nata nella capitale : Scuderia , etichetta fondata da Claudia Landi , dedita a proporre un suono ”granitico” e molto legato all’industrial.

Per questo esordio non potevano che scegliere un artista come Luciano Lamanna che con questo ep ed il suo background profondamente techno riesce a seguire e rispettare al meglio le caratteristiche sonore della label. In aggiunta all’original mix intitolato “Moon Child” troviamo, nell’omonimo Ep, un remix dell’olandese Unit Moebius; anch’egli fortemente influenzato da quel suono industrial.

Il titolo del disco è Moon Child ; la versione originale composta da Luciano Lamanna inizia con un arpeggio alienante e a tratti  disarmonico che è , inizialmente , il filo conduttore della traccia accompagnato da kick e bassline aggressivamente distorti con giri alternati di hi-hat piccoli e veloci. A metà disco entrano dei chord rudi e aspri per sostituire l’ipnotico arpeggio che rientrerà poi per l’outro del disco.
Il tutto ovviamente contornato da uno sfondo in continuo mutamento che alterna distorsione e dissonanza.

Il remix di Unit Moebius è meno ”dancefloor” rispetto all’originale. Il beat viene scandito da impulsi rapidi e profondi che trovano risposta in un’esplosione distorta. L’unico elemento di groove è un hat sporco che si inserisce nel disco a tratti unendo tra loro impulsi ed esplosioni; dall’originale viene ripreso e mantenuto quel ”malsano” arpeggio che ipnotizza l’ascoltatore fino alla fine della traccia dove intervengono delle sequenze di hi-hat continue e veloci che accompagnano la chiusura.

Possiamo dire che con questo esordio Scuderia ha perfettamente delineato e chiarito la propria direzione nell’underground romano dove distorsione e onde quadre reggono saldamente le redini con cavalcate di suoni ipnotici ed disarmonici.

Alla prossima review,

Davide Damoli

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