LEGOWELT – Institute Of Overmind.

polpetta
Tempo di lettura: 2' min
26 October 2015
Review 4 U

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Non tutte le medicine sono amare. L’ho provato io stesso in questa ultima settimana di convalescenza… tra sciroppini e pastiglie dal gusto di fogna, l’unica cosa che mi ha salvato è stato ascoltarmi in loop per giorni l’ultimo lavoro di Danny Wolfers, in arte Legowelt.
Nasce e cresce nella città olandese dell’Aia (famosa per aver dato i natali al Trio Lescano, gruppo che infiammava i dancefloor dei ‘30s e ‘40s), ascoltando un nuovo genere musicale che stava nascendo negli States, a Chicago, ma è solo all’inizio degli anni ’90 che inizia a produrre musica nella sua città.
Nel 2006 fonda la sua etichetta discografica, all’Aia, la Strange Life Records, dopo aver accantonato alle spalle anni di lavori sotto numerosissimi alias. Legowelt, inoltre, ha sempre descritto il suo lavoro come un ibrido, dal quale spiccava con particolare brillantezza la Chicago House e la Technofunk.
Il suo ultimo lavoro esce con Unknown to the Unknown Records, etichetta Londinese nata nel 2011.Un Ep di due brani per la durata totale che supera di poco secondi 10 minuti. Il primo brano si chiama “Institute of the Overmind”. L’inizio è cattivissimo. La cassa super-potente ti dice subito che non si scherza per niente! Per i primi 6 secondi non capisco bene cosa mi succede intorno! Si inseriscono poi delle vocine in loop e dei synth dal rimo pazzo e dal suono particolarissimo, che mi hanno ricordato un casino gli effetti dei raggi laser nei giochini per il Game Boy Color!
Melodicamente ed armonicamente il pezzo si evolve davvero bene, è molto scorrevole e molto ben bilanciato nel contrasto tra grinta della base e melodia del synth, che resta sempre molto orecchiabile.
Il secondo pezzo è un remix del primo, creato da Photonz, dj portoghese cresciuto artisticamente a Londra. È un remix ben riuscito nel quale si sente ancora il tema principale a fare da filo guida ma, soprattutto, riesce a condensare in 4,6 minuti i migliori effetti del primo pezzo. Sul finale il ritmo cambia leggermente e diventa più “dance”.
È un disco che mi è piaciuto perché è molto orecchiabile e coinvolgente. Il remix è ben riuscito perché non è pesante e noioso da ascoltare (cosa non scontata). In generale suona davvero bene, consigliato al 100%!

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