Innervisions is a trademark

cecilia
Tempo di lettura: 1' min
14 November 2012
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Innervisions è il nome dell’album di Stevie Wonder che lo portò ufficialmente al successo e fu il punto di inizio della sua epoca d’oro negli anni ’70. Chissà che il nome non sia volutamente in memoria di questo grande capolavoro, ma di certo gli artisti che compongono l’omonima record label tedesca, sabato notte sono stati all’altezza di questo nome.

Il primo di loro, il lituano Mario Basanov, ha incantato tutti con il suo dj set e ha aperto la strada ai colleghi Ame e Henrik Schwarz che con i loro live hanno lasciato tutti a bocca aperta. Musica profonda che viene dall’anima, con quel tocco di old school che di vecchio non ha niente, perchè i dischi buoni non muoiono mai.

Ame chiude con un suo remix di Gui Boratto “This is Not The End”, che ci trasporta direttamente nel cuore di Berlino e vorremmo che non finisse mai. Ma vero “non è stata la fine” perchè in chiusura ci aspettava l’unico e inimitabile Dixon eclettico e cupo come sempre, forse musica meno festosa della precedente, ma per chi come me ama l’elettronica tenebrosa Dixon ne è il maestro. E poi se chiudi la serata con il disco di Apparat “Song for Los” ti sei guadagnato ufficialmente un posto nella mia top ten dei migliori Dj di tutti i tempi.

Quindi grazie ai ragazzi della Malvagio Incorporated e del Link di Bologna, laboratorio multimediale e covo di eventi culturali di alto livello, per averci reso partecipi di questo spettacolo indimenticabile. Grazie alla musica elegante targata Innervisions e ai visual sofisticati di El Santero.

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