DON’T TOUCH MY RICARDO.

luca-vitale
Tempo di lettura: 3' min
23 July 2015
Il Giovedì di Vith

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Ci risiamo, precisi come un orologio svizzero, come ogni dannata estate. Ricardo Villalobos, l’uomo che divide da sempre l’opinione del mondo della notte, da chi lo definisce sciamano, visionario, intrattenitore, feticista della perfezione a chi lo critica per abitudini poco salutari e per atteggiamenti non professionali durante le sue esibizioni, è tornato sotto l’occhio del ciclone dei media e dei social network a causa del suo dj set al Cocoon in The Park, definito particolarmente triste.

La polemica è nata a causa di un video (rimosso da Cocoon) nel quale Ricardo suonava una traccia presa da Star Wars, il film, durante la quale il cileno si è esibito in balletti e sorrisi nel suo stile migliore. Non è stata l’unica traccia un po’ “naif” suonata dal Maestro, e la crowd terribilmente e technosamente esigente inglese non ha perdonato queste mancanze ritmiche, a detta loro inaffrontabili.

Guardate le reazioni su Facebook da parte dei presenti nel post serata.

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Parole di fuoco, dal mio punto di vista totalmente immeritate.

Premetto, non ero presente al Cocoon in the Park, per scelta. Chi conosce il Maestro sa quanto le linee musicali siano differenti dal mondo Cocoon, più “business-label-commerciale” nonostante ne faccia parte da più di 10 anni, e chi cerca il miglior Ricardo di certo non va a dei parties Cocoon. Per me lui è una sorta di dio in terra: la sua mentalità così indipendente, tanto da mantenere le sue idee e proposte musicali davanti a 1,10,1000,10000 persone, che suoni in uno scantinato o che suoni all’Amnesia Ibiza, è ciò che lo fanno amare e odiare, non c’è una via di mezzo, Ricardo è on-off. Se ti piace lo ami, se non ti piace lo odi. Se poi pensiamo che per natura è un dj che (incredibilmente) fa tutto ciò che non si dovrebbe fare in consolle, chiacchere, drink, ammiccamenti a qualsiasi essere vivente nell’arco di 5 metri attorno a lui mentre è normale che i puristi possano storcere il naso.

“De gustibus non disputandum est.” Senza voler prescindere da questo concetto assoluto e a me molto caro, stiamo parlando non di un uomo, ma di una vera e propria entità, che ha dato un contributo al mondo della musica straordinario e che ha modificato profondamente il percorso della musica elettronica donandogli oniricità, classe, ricerca e tanta, infinita qualità. Il tributo di Ricardo alla musica è paragonabile a quello di Einstein al mondo della fisica. Indispensabile.

Il mio maestro è una mina impazzita: spesso e volentieri ci ha deliziato con classici del passato, con tracce totalmente al di fuori del classico “Pum-cha” a cui tutti i dj si sono adattati (ricordate Nobody’s Diary degli Yazoo al Sunwaves?) e che è diventato lo standard di tutte le serate del mondo. Ma questo non è un valore aggiunto ? Un uomo che esce dagli schemi imposti da un credo comune, non è un fuoriclasse ? Io la chiamo genialità. Innovazione. Altro che i 4/4 made in Fruity Loops che bizzeffe di produttori propongono al mercato della musica al giorno d’oggi.

Al Cocoon in The Park Ricardo ha proposto musica con un range di annate di circa 30 anni, dalle sue clericali Waiworinao e Dexter del suo album di punta Alcachofa (2003),pietra miliare della musica mondiale , al classici Killer di Adamski (1989) al sempreverde remix di Kenny Larkin su Kevin Saunderson, Future (2012) per arrivare a dei veri e propri spaccapista Dance Mania Style di Dj Slugo (1995). Trovo che sia straordinario che un dj sia cosi attuale e contemporaneo prendendo spunto da ogni epoca storica. E vogliamo parlare del sapiente e audace mixaggio tra queste tracce ? Signori, tanti di voi che criticano il suo stato psicofisico durante i suoi dj set dimenticano che questo teoricamente dovrebbe ledere alla sua capacità di mettere a tempo più dischi tra loro, ma in realtà quest’uomo è un dannato, meraviglioso metronomo. Il continuum musicale che crea è straordinario, non un unghia fuori tempo in decine di set a cui ho assistito. Senza laptop. Vinile e cd. High class.

Le critiche sono il benvenuto, se costruttive, se non prescindono dall’amore comune verso la musica, e per quanto la musica proposta da un’ artista possa non soddisfare, giudicare Ricardo Villalobos come un dj finito, sboccato, drogato, alienato, o addirittura “spot pro eroina” come ho letto in un blog terribile significa giudicare esclusivamente la sua moralità e non il dj in se. Esiste sempre una possibilità: perché frequentare una serata dove sapete che la musica potrebbe non entusiasmarvi ? 25 pounds in tasca in più vi avrebbero fatto comodo, scommetto. Ma soprattutto, perché non date possibilità di errore a un essere umano come noi ? Potrei continuare a scrivere all’infinito, non c’è risposta a queste domande. La miglior risposta a tutto il polverone sollevato la da come sempre lui: l’atteggiamento sorridente, coinvolgente, con un linguaggio del corpo degno di un manuale di PNL universitario e la modalità “I don’t give a fuck what you think”. Chiunque abbia davanti. Da sua mamma ,a suo fratello, a diecimila persone durante un megafestival. This is Ricardo, and we love him.

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