AMSTERDAM: E’ lì che sto andando (a fare due balletti).

luca-vitale
Tempo di lettura: 5' min
10 September 2015
Il Giovedì di Vith

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Freddo, tulipani, biondi, libertà, rigore, biciclette. Quando si parla di Olanda il brainstorming è un gioco da ragazzi. Una nazione così indipendente e così “openminded” che nonostante le pressioni degli stati confinanti ha sempre mantenuto la propria identità nel corso dei secoli, senza quasi mai cadere nel calderone delle politiche estere più aggressive e chiuse del resto d’Europa che modificano di fatto le radici più profonde delle altre nazioni europee.

Sono sempre stato ammaliato da questo territorio. L’intreccio tra campagne-città ipertecnologiche-divertimento-cultura è un mix spettacolare, e se parliamo nel dettaglio di Amsterdam, è a dir poco letale.

La mia storia con questa città parte nel 2011, con il canonico obiettivo di fare un semplice tour tonico e rigenerante della città e tra i suoi magnifici canali, e mai avrei creduto che in questi 4 anni la connessione con questa città sarebbe diventata a doppio filo d’acciaio: Westerpark, nella prima periferia nord subito fuori dal centro, mi diressi verso una festa di Capodanno senza troppe pretese. Nella sottile velatura di quella notte gelata scorsi un edificio cilindrico gigantesco, una sorta di mega industria, e il navigatore del mio telefono mi stava portando proprio li, al leggendario Gashouder.

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Questa ex fonderia è da anni simbolo della Amsterdam che balla, nonché teatro dei sogni della rassegna Awakenings, l’organizzazione olandese più conosciuta del mondo che organizza regolarmente eventi fortemente techno molto frequentati dalla milizia europea del suono duro, fino al culmine dell’Awakenings Festival, l’evento “secco” più importante d’Olanda. La forma cilindrica e il lavoro magistrale dei tecnici del suono olandesi ha reso questo posto una vera e propria “officina del sound”, dove attraverso un soundsystem dai toni equilibrati ma a dir poco devastante a livello di volumi si ha una resa acustica impareggiabile, che tu suoni un disco di Ben Klock o di Beethoven, il risultato rimarrà sempre lo stesso. E se aggiungiamo che la patria dei giochi di luce da incrociare gli occhi e delle scenografie mozzafiato si chiama Olanda, la comprensione che ci sia un background forte da cui proviene questa esperienza nel proporre eventi è presto fatta.

Negli anni a venire, tra una passeggiata in Rembrandtplein e un giro goliardico tra le vetrine del De Wallen, ho capito che Amsterdam non era solo turismo per avvenenti seduttori di bassa lega e fumatori cronici di essenze speciali: a tal proposito, aggiungiamo al brainstorming introduttivo qualche parolina magica: Trouw, open end, ADE. Se potessi descrivere Amsterdam in tre parole, io lo farei così.

Se non siete stati al Trouw Amsterdam nella vostra vita, sappiate che purtroppo avete perso un pezzo di pietra miliare del clubbing mondiale. Il Club- ristorante di Wibautstraat (si ragazzi, si mangiava al ristorante del locale, buonissimo e carissimo) ha scritto la storia dal 2009 al 3 Gennaio 2015, con una politica rigorosa di ingresso e tendenzialmente rivolto a veri cultori musicali: non è un caso che a spot il door-staff chieda ai clienti chi saranno i dj ad esibirsi o il nome della serata, proprio per mantenere un habitat all’interno di veri e propri music addicted non depauperatori della situazione magica che si crea all’interno.

Innervisions, Ostgut Ton, Hivern Discs.. Sono solo alcune delle labels che regolarmente erano protagoniste dei loro showcase all’interno, e le sorprese non mancavano: il clima rovente del club ha indotto tanti artisti a esibirsi a sorpresa assieme ad altri artisti nonostante la natura musicale fosse completamente diversa: ad esempio Laurent Garnier e Motor City Drum Ensemble, due mondi a confronto, o il mitico b2b nel sotterraneo nascosto del locale, De Natte Cel, gratis per sole 200 persone tra Ame e Dixon all night long. Cose da raccontare ai nipoti.

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Il periodo rigoglioso di Trouw fu impreziosito da una direttiva del Comune di Amsterdam nel 2013: alcuni clubs avrebbero avuto le licenze per tenere aperto un week-end intero, in termini tecnici open-end, proprio come succede al Berghain, ed è inutile che vi sottolinei quanto la legge sia diventata una calamita irresistibile per tutti i clubber del mondo, più di quanto già non fosse; si è calcolato che ad Amsterdam si svolgono circa 200 festival all’anno. I più famosi? Awakenings, Dekmantel, Voltt, DGTL, Non proprio bruscolini. E l’accompagnamento a questi ultimi dei club aperti giorni interi stanno portando Amsterdam al vertice del mondo della notte mondiale.

Non è abbastanza ? Amsterdam Dance Event. Un Off Sonar al freddo. Per 4 giorni, la città diventa la culla della nightlife con conferenze, fiere, congressi, serate, che si snodano lungo tutta la città a tutte le ore: una festa assoluta. L’evento porta circa 200.000 fedelissimi all’anno, pronti ad assaporare il gusto di ballare musiche mai sentite prima in qualsiasi tipologia di ambientazione. A cavallo tra il pop e la techno, tra la commerciale e la musica più underground: ADE è per tutta la famiglia.

Bar, piazze, angolini angusti: ogni pretesto è buono per far sound, ed è straordinario vedere gli intrecci tra culture, lingue, musiche e sorrisi inseriti in un contesto così eclettico. Amsterdam ti avvolge, mai come in quei giorni, in un viaggio che consiglio di organizzare al più presto, ognuno di voi che legge questo articolo. L’esperienza musicale è ai massimi livelli, si respira tecnologia in ogni dove, l’organizzazione è la parola d’ordine numero 1, a prezzi popolari, contenuti, mai approfittatori dell’enorme portata dell’evento.

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E poi Paradiso, RADION, Studio 80, Melkweg, De Marktkantine, il teatro meraviglioso su misura di musica Concertgebouw.. Amsterdam pullula di vita notturna, una fucina incredibile di talenti, non solo calciatori, ma artisti veri. Un esempio ? Tom Trago, Boris Werner, Steve Rachmad, Young Marco, Kabale Und Liebe, Ivano Tetelepta, Gerd, Egbert.. Gente che da anni infiamma la loro città e tutta Europa risultando sempre all’avanguardia nella ricerca del suono. E veri e propri devoti al vinile: tra una cannetta e l’altra vi consiglio un tour tra i fantastici stores della città. Pesi massimi come Rush Hour ha casa fisica ad Amsterdam, trovando terreno fertile per la propria ricerca e approfondimento, ma anche Clone, Jack 4 Daze, Tripeo, Bla Bla.. La Capitale è definitivamente il polo musicale più incredibile che io abbia mai visitato nella mia vita.

La conclusione sulla base di quanto espresso è lineare:aprite un sito di voli, prenotate il vostro aereo per Amsterdam e lasciatevi trasportare dai suoi canali, dai suoi coffee-shop, dalle sue forme concentriche e dalle case storte. Ma lasciate anche che i vostri piedi ballino liberi, sulle note di qualcosa mai sentito prima, in vere e proprie boutiques della Musica meravigliosamente orchestrate da professionisti del suono. Una libidine per le vostre orecchie e per il vostro spirito. E per il mio, che da 4 anni a questa parte ho deciso di imprimermi sulla pelle per sempre la magia di questa città. Heldhaftig, Vastberaden, Barmhartig. Le parole che campeggiano sullo stemma della città. Valorosa, decisa, misericordiosa. Le parole più sagge, per la città più bella del mondo.

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