ERROR CODE: 502 BAD GATEWAY @ Link (BO) #01.06.2017#

polpetta
Tempo di lettura: 3' min
10 June 2017
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Mentre nel resto del mondo si fa a gara a chi meglio esprime il concetto di festival (più nella critica, piuttosto che sotto il punto di vista artistico), a Bologna c’è un gruppo di giovani ragazzi, Associazione Shifting, che gioca con gli attrezzi dei grandi, usufruendo così della soluzione logistica più consona a contrastare tutte le avversità che avrebbero potuto infliggere un duro colpo alla stabilità dell’intero evento: il Link.
Partiamo da casa con le idee piuttosto chiare riguardo chi sarebbe stato più in linea con il nostro gusto e con lo scorrere veloce della contemporaneità rappresentandola al meglio, cercando così di tracciare una serie di segmenti combacianti con il nostro gusto, l’anima techno dell’evento e qualche straccio di connessione con tutto ciò che oggi potrebbe essere definito dai critici di punta come “vendibile”.
Non che il loro e il nostro parere siano di vitale importanza, che sia chiaro, ma sicuramente potrebbe offrire una buona possibilità di confronto fra quanto realmente è accaduto e quali invece siano i trend inseguiti dai vari network presenti in veste di analizzatori.
Prima di lanciarci verso una parentesi tecnica mi pare doveroso mettere a conoscenza tutti gli assenti, di alcuni elementi caratteristici della prima edizione di 502 BAD GATEWAY: 12 le ore impegnate attraverso la musica, 2 palchi, 1 token point (elemento di vitale importanza nella gestione dei pagamenti di tutti i festival mondiali) e tutti i servizi necessari ad evitare lo stress e l’isteria socio convulsiva dovuta all’eccesso di alcolici o droghe di dubbia efficacia, in contesti dall’elevato tasso adrenalinico come questo.
Porte aperte già dalle 18, con i primi artisti dedicati alla creazione del giusto clima: necessario a sbollire le ansie dei giorni precedenti dovute all’elaborazione dell’allestimento “low cost” e creato dalla crew di “Timeshift” insieme a quella del “Link associated” stessi, cercando di rimarcare nuovamente quanto l’auto produzione sia ancora un tassello fondamentale nel mantenere saldo il legame fra i gruppi manageriali e il pubblico di un evento.
Appena arrivati ci si presenta uno scenario nuovo per quanto riguarda il posizionamento degli stage rinominati X e Y.
A differenza di qualsiasi altro evento vissuto nell’attuale Link, ci troviamo a ballare sui motori propulsori di Marco “shuttle” nella zona una volta riservata al backstage e agli artisti.
Esattamente dietro l’intera struttura.
Un ampio parco contornato da qualche albero ci offre spunto per ottimi balli “on the green” (come diceva quel famoso gioco di golf nei peggiori bowling della provincia), come anche la line up che scorre fluidamente dalla acid techno dell’italiano Marco Shuttle, alla fatale esplorazione elettronica del francese Voiski; il famoso e tanto desiderato b2b fra Daniel Avery e Roman Flugel che incide in noi l’impressione di essere avvolti dal calore del club, contrastato poi dal veloce e rabbioso passo dell’americano dj Stingray.
Nell’area interna (stage X) troviamo la sezione più sperimentale del festival.
Ascoltando Samuel Kerridge si aprono le porte dei ricordi, dove riaffiorano claustrofobici set in quel di Bologna e il live già sentito al Berlin Atonal dello scorso anno, ma piacevolmente riascoltato in questa occasione.
Il nome dello show è “Fatal light attraction”.
Un sequenza di luci installate su tutta la lunghezza della consolle dona all’ombra dell’artista l’impressione di muoversi, creando un interessante e profonda interazione fra musica e sottofondo visivo.
Successivamente Mpia3, meglio conosciuto come Truss, ci introduce quello che poi sarebbe diventato il ritmo ballerino di tutta la successiva parte di serata.
Paula Temple ha definitivamente guadagnato la statuetta d’oro per la miglior performance della serata, a nostro parere, nonostante in alcuni momenti la staticità abbia nettamente avuto la meglio, ma solo per brevi frangenti e sparsi nel corso dell’intera esibizione.
 Arriviamo dunque alle battute finali, in cui viene ben rimarcata la differenza fra i due stage, sacrificando leggermente quello a cielo aperto, in funzione del tradizionale feeling con l’interno del capannone in cui i British Murder Boys (Regis + Surgeon) stanno sapientemente governando il dancefloor. 
Con Perc verranno dichiarate chiuse le danze, dopo una perfetta rappresentazione della techno che ha ispirato 2 anni di eventi marchiati Timeshift o, quantomeno, una corretta visualizzazione del percorso che sta intraprendendo questa industria di genere, contornata da meccanismi di difficile utilizzo e comprensione nel ramo promozionale e comunicativo, ma dai connotati ben definiti sotto gli aspetti produttivi e sonori. 
Da notare come in questa giornata si siano alternati nomi eccelsi e di una sezione poco discussa dell’elettronica, ma noi siamo qui per questo e per raccontarvi di quell’evento in cui fra 14 artisti solo 3 di quelli visti hanno suonato in dj set.
 E nessuno si è lamentato della mancanza del vinile.

words by Sergio Creep
pics by Janine Billy

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