#Chapter008 – Alì a Marzahn coi 40 ladroni.

polpetta
Tempo di lettura: 4' min
9 April 2015
Save The Date

Settimana 9: Domenica 22.3 – Domenica 29.3

Salsa di soia fa rima con qualcosa che sicuramente non è gioia, soprattutto se ti cade sulle scarpe.
Mentre guardo la macchia espandersi sul piede dritto (Destro), volano parole pesanti fra me e me stesso.

Fra un offesa e l’altra mi guardo intorno: sono in un ostello a Marzahn con tutti gli ospiti del nostro progetto.
Negli scorsi #slag troverete ulteriori informazioni riguardo i perchè e gli obiettivi del training, per questo preferisco spiegarvi dove si trova questo strano comune e cosa emana.
Periferia Nord Est di Berlino.

Colori freddi.
Vegetazione in completo stile est Europa.

Mi ricorda tanto la Romania.

Questa porzione di terra fu assorbita dalla citta di Berlino nei lontani anni ’20 per poi diventare negli anni ’40, sotto il dominio nazista, quartiere dedicato alla reclusione e al lavoro forzato degli zingari.
30 anni dopo, nei ’70, viene avviato il progetto denominato “Wohnungsbauprogramm der DDR”: prevedeva un percorso di riqualificazione della prima periferia della parte di città sotto il dominio socialista.

Storicamente parlando è la prima periferia a ricevere tentativi di ripopolazione.
Beh oh, fino a qui sembra interessante la storia.

Le braccia cadono al suolo successivamente, seguite rapidamente dal mento e dal morale.
Analizzando l’attuale stato di vivacità della zona non consiglierei di venirci a fare un giro nemmeno per errore.
Nulla di curioso, forse c’è del mercato nero (ma temo neanche quello!) e nessun punto di ristoro, a parte un sotto brand del “Currywurst” che a mio parere potrebbe vincere il premio come più triste e solitario esercente della storia di Berlino.

Spendo la settimana dormendo in un ostello sociale a 14 euro per notte: considerando il costo dei biglietti e i 50 minuti di viaggio fra bus e s-bahn per arrivare ad Alexanderplatz, non mi sento di considerarla la soluzione migliore per il turista, ma la nostra permanenza qui, presumo corrisponda ad una sorta di richiamo alla spiritualità.
L’utilizzo di una cucina enorme garantisce la possibilità di poter preparare pasti e cene per i 40 ospiti del nostro progetto; L’altra sala a nostra completa disposizione la usiamo per i workshop e i riti woodoo a cui sottoponiamo le “cavie”.
Scherzo ovviamente.. Sono solo preghiere al contrario, allo specchio. (SMILE)

Sinceramente non ho la più pallida idea di quante camere o persone possa avere questa struttura, ma penso che se avesse una “H” sul tetto sarebbe un perfetto ospedale di una grande città.

I miei compagni di stanza palestinesi sono fantastici e troviamo subito il feeling giusto: un buon brindisi a base di vodka mentre mi raccontano tanto della Palestina e mi invitano persino ad andarli a trovare, nonostante la situazione particolare.
Dicono che non sia difficilissimo imparare l’ebraico ma non so se credergli.
Do un occhiata fuori dalla finestra, nel fumare la mia sigaretta fornitami dai membri della rappresentanza georgiana, dove mi si presenta un altro curioso contrasto: “perchè la reception dice che non si può assolutamente fumare nelle stanze, mentre la porzione di erba sottostante le finestre è color arancione filtro?”
Giusto per non sbagliare siamo già alla numero 4, in un accendi/spegni violento e giustificato dalla fazione turca che ci incoraggia alla soddisfazione del vizio.

Nonostante piccoli altarini da questo angolo grigio scuro, della grigio topo Berlino, sotto questo grigio azzurro cielo, tutto termina.

La testa pensa alla settimana di vacanza (meritata) che mi aspetta, anche se già proiettata al periodo subito successivo: ospiteremo giovani svedesi per uno scambio interculturale basato sull’espressione, sotto forma artistica, del concetto di “Human Rights”.
Una tappa all’ambasciata svedese è necessaria per pianificare il tutto.
I paesi nordici sono nello stesso complesso edilizio e ogni singola struttura si differenzia per materiali o tecniche di costruzione tipiche dello stato rappresentato.
Geograficamente mi trovo a sud del Tiergarten, nel quartiere diplomatico, nel viale tagliato dalla porta di Brandeburgo e che procede fino al Bauhaus Archiv, passando per il maestoso monumento alla vittoria.

Ogni porzione di terreno con una bandiera esposta, qui rappresenta legislazione e contatto diretto con il paese di riferimento.
A volte addirittura asilo politico.

Finalmente, dopo le ultime pratiche e le presentazioni del nostro lavoro futuro, torno nella mia dimora a sud.

In tutto ciò ho avuto un po’ di tempo per riflettere e rileggermi ciò che ho condiviso con voi nelle scorse settimane, dato che i viaggi si sono rivelati piuttosto lunghi.

Percepisco che le lettere se messe in un certo ordine formano le parole e le parole di conseguenza, se in un certo ordine, formano sentenze.
L’ unica variabile in gioco è l’interpretazione di queste.

Non nascondo il mio impegno a distruggere il muro della soggettività interpretativa.
Nei tentativi scoordinati di esprimermi lascio emergere in superficie, con estrema naturalezza, i vari momenti che la distanza dal “nido” regala.

#slag ora è più di un momento di condivisione: penso stia diventando una persona.
Che sia l’analisi che tutti fanno di sé ma senza mai parlarne a nessuno?
Da ogni frase, se letta fra le righe, emerge qualcosa di puro come la carica e la felicità, mentre in altri casi, la tristezza e la solitudine.

“Qualcosa come una guida” di per sé dice che si parla degli aspetti tecnici dell’esistenza solitaria in una nuova realtà, senza mai dimenticare però che siamo esseri umani.
In quanto tali noto che sono le emozioni a condizionare l’esito di qualsiasi atto: relazioni amorose, rapporti con gli amici, successo nel lavoro, concentrazione e alle volte anche la salute.

Questa settimana sono visibilmente a cuor leggero, ma chiunque voglia intraprendere un’esperienza di questo tipo si ricordi che prima di fare i conti con gli altri è meglio farli con sé stessi.

Riflessione che arriva esattamente ad un mese dal termine del mio percorso, dove probabilmente comincerò a trovare un equilibrio costante (finalmente) e sarò obbligato a farlo combattere contro il desiderio di tornare a casa a mangiare i tortellini e a notare quanto la visione della vita sia fottutamente ed esageratamente diversa.

Non so cosa sia giusto o sbagliato, ma ricordatevi sempre che se fate video sull’autobus e alzate il tono di voce, il rischio di essere cacciati fuori è forte a Berlino.
Anche in superstrada, alle 4:30 di notte.

La prossima settimana scriverò di qualche club in giro per la città; Del compleanno del mio vicino portoghese amante di motori e latini americani; Della festività che mi fa tornare alla mente le motivazioni per cui mi sono schierato dalla parte della scienza, sviluppando allo stesso tempo profonda stima e ammirazione per gli Dei di chiunque.

WORDS BY SERGIO CREEP

Ehi, hai mai sentito parlare di Patreon?
Dal momento che sei qui, perché non contribuire?

Patreon è un sistema di micro-donanzioni ricorrenti con il quale supportare economicamente Polpetta e permetterci di continuare ad offrirti contenuti favolosi.

Diventare membro di Patreon è facilissimo!

Contribuisci ora

Partecipa alla conversazione!