Ypsigrock si avvicina, i direttori artistici si raccontano

polpetta
Tempo di lettura: 8' min
18 July 2019
Festival, Interviste
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Ypsigrock: l’intervista per scoprire i segreti del boutique festival italiano

 

A tre settimane dall’inizio della 23esima edizione di Ypsigrock abbiamo fatto 4 chiacchiere con lo staff che ci ha spiegato come si compie la magia.

A rispondere alle domande di Polpetta Mag sono Vincenzo Barreca e Gianfranco Raimondo, fondatori e direttori artistici del boutique festival dell’estate italiana che dal 1997 porta l’indie rock da tutto il mondo nel cuore delle Madonie e che quest’anno vedrà esibirsi sui palchi di Castelbuono in Sicilia i The national, Spiritualized, Whitney, David August, Let’s eat grandma e molti altri.

Buona lettura!

 

Quante persone ci vogliono per rendere possibile tutto questo festival oggi? E quando avete iniziato?

Ypsigrock nasce nel 1997 e sin dalla sua nascita ha avuto uno dei suoi punti di forza in una crew composta da un gruppo di amici ben affiatato e amalgamato, che affronta l’organizzazione del festival con un approccio multidimensionale e professionale, pur facendo tutt’altro nella vita quotidiana. Ogni anno spostiamo la cosiddetta asticella sempre più in là, in base a quanto successo gli anni prima e in base ai nostri personali upgrade dovuti alla partecipazione diretta ad altri festival in giro per il mondo, a convention e music meeting. I primi vagiti della nuova edizione del festival si sviluppano a settembre quando una mezza decina di persone inizia, ognuno nel proprio settore, a lavorare sulla pre-produzione dell’evento. Mentre quando ci approssimiamo alla data entra in gioco uno zoccolo duro di volontari che fanno salire a circa 60 il numero di persone direttamente coinvolte in loco.

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Immaginiamo che costruire ogni anno un festival come Ypsigrock non sia una passeggiata. Quali sono i principali ostacoli da superare, soprattutto in Italia? Quali sono le difficoltà dovute al trovarvi in un piccolo centro nel cuore della Sicilia? E cosa invece qui a Castelbuono è più semplice?

Costruire il festival è una bella e avvincente impresa nonostante le incertezze economiche e il rapporto con le istituzioni. Le difficoltà che riscontriamo nella realizzazione di Ypsigrock sono ovviamente quelle intrinseche al sistema delle produzioni live in Italia: gli italiani tendenzialmente sono poco avvezzi al prodotto festival, perché interessati più alle singole esibizioni dei propri artisti preferiti, alle date secche insomma, e le spiacevoli vicende che si sono verificate in questi mesi per altri festival sono sintomatiche di quanto sia difficile in questo paese dare vita a questo tipo di eventi in modo realmente efficace.

La Sicilia è un posto meraviglioso ed è sicuramente uno degli ingredienti più affascinanti di Ypsigrock ma, allo stesso tempo, è difficile e costosa da raggiungere: non a caso la nostra politica prevede di permettere al nostro pubblico di programmare con la largo anticipo il proprio weekend musicale ad Ypsigrock, comunicando le date dell’evento 8-10 mesi prima, così chi è interessato alla formula Ypsi (indipendentemente dalla lineup – e possiamo dire che dopo 23 anni sono tanti gli affezionati e i fedeli dell’esperienza), ha la possibilità di organizzare viaggi e alloggi risparmiando molto, perché purtroppo sappiamo che in alta stagione viaggiare lastminute verso mete di mare come le isole, specialmente in Italia, è spesso un salasso.

Poi, una volta giunti a Castelbuono, ciò con cui si viene a contatto è qualcosa di inaspettato che deve essere vissuto pienamente se lo si vuole conoscere davvero. Nei giorni dell’evento il popolo è parte integrante del festival e l’interazione che prende vita nel contatto è davvero incredibile.

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Come avete fatto a costruire una sinergia così forte con il tessuto locale? è sempre stato così fin dall’inizio?

Tenacia e perseveranza. Ovviamente non è stato facile all’inizio. Le scelte artistiche ci hanno consentito di delineare un pubblico con un target  ben preciso e di definire negli anni Ypsigrock come boutique festival, che a livello internazionale sono eventi a misura d’uomo, animati dal tocco personale e originale delle loro organizzazioni, in grado di caratterizzarsi per l’intimità e il senso di comunità che si viene a creare nelle location che li ospitano. Ed è chiaro che in questo percorso il senso di accoglienza e di ospitalità che caratterizza Castelbuono ha facilitato le cose. Come scrisse una volta un nostro caro amico (Stefano Cuzzocrea) “si sceglie di tornare qui ogni dodici mesi, come se fosse casa della nonna, dove però vive anche lo zio scapestrato che ha tantissimi dischi fotonici. Ecco, ad arrivare un giorno prima sembra quasi che lo zio stia per prendere moglie, una moglie diversa ogni anno. Perché l’Ypsigrock è davvero un matrimonio con i 5 sensi”. La nostra proposta, che più di vent’anni fa era fortemente di rottura per un paesino dell’entroterra, all’inizio ha scombussolato la quiete e quindi innescato una certa idiosincrasia per il festival e i suoi utenti. Poi, quando il festival è cresciuto da ogni punto di vista, innescando anche un giro economico non indifferente, le cose sono migliorate e ciò ha dato vita ad una sorta di collaborazione fattiva e concreta.

 

Ma veniamo al lato artistico: l’anno scorso per noi la vera rivelazione sono state band come Her, Shame e Confidence man, band che conoscevamo poco o niente ma che ci hanno regalato show indimenticabili. Sugli headliner abbiamo pochi dubbi ma, se doveste dirci un paio di nomi, chi saranno le supernova quest’anno?

Insieme alla regola dell’Ypsi Once* questa è una degli aspetti di cui andiamo maggiormente fieri, soprattutto perché ci è riconosciuto dal pubblico. Gli ypsini* vengono a Castelbuono consapevoli di scoprire nuove band oltre a quelle preferite perché si sono abituati alla nostra formula festival e a viverne la sua atmosfera. In questi anni abbiamo costruito le line up avendo come prerogativa imprescindibile la qualità della nostra proposta che si materializza, di anno in anno, con esibizioni esclusive e debutti assoluti in Italia con band già acclamate nella scena indie alternative alle quali affianchiamo artisti che presto si affermeranno nel panorama internazionale. Tra i nomi da segnare in agenda quest’anno consigliamo Fontaines D.C., Dope Saint Jude, WWWater.

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Cosa ne pensano gli artisti che avete avuto ospiti, di questo festival? come ci rimangono quando spiegate loro la dura legge di Ypsi Once? Riuscite a trasformarli in ypsini e a farli amalgamare alla bellissima fauna dell’Ypsicamping*?

A noi capita di vedere piazza Castello quotidianamente e quindi siamo abituati alla sua bellezza, mentre gli artisti appena arrivano rimangono incantati e rapiti dal suo fascino suggestivo e molto spesso danno il loro meglio soprattutto per l’atmosfera che si crea e per l’interazione con il pubblico. I Mogwai hanno definito Ypsigrock “il festival più bello al mondo” dove hanno suonato e hanno contribuito ad aumentarne la fama tra colleghi e addetti ai lavori che molte volte ci hanno chiesto di potersi esibire da noi. Alla regola dell’Ypsi Once non sfugge nessuno, ma si sa che fatta la legge è presto trovato l’inganno: Dave Thomas è salito sul mainstage nel 2004 con i Two Pale Boys e nel 2011 con i Peru Ubu, lo stesso anno in cui Stuart Braithwaite si è esibito con i Mogwai tornando poi a Ypsigrock nel 2016 con i Minor Victories. Di quel progetto fanno parte anche Justin Lockey, che è stato a Castelbuono nel 2013 con gli Editors e Rachel Goswell che non ha fatto segreto di sperare di tornare presto con gli Slowdive. Molti di loro poi sono diventati ypsini interagendo dopo i concerti con il pubblico lungo le vie del centro e l’Ypsicamping tra un drink e un altro… qualcuno di tanto in tanto perde pure il volo di ritorno per questo!

 

Come è cambiato il pubblico di Ypsi? A noi è sembrato un pubblico molto focused, unito, internazionale e fidelizzato…

Sin dal principio abbiamo avuto l’idea di abituare il nostro pubblico al prodotto festival mettendo al centro sempre la qualità della proposta artistica e l’esperienza a 360 gradi. La maggior parte dei nostri sforzi, in questi anni, è stata dedicata alla ricerca di band in grado di soddisfare il palato molto raffinato del nostro pubblico, che di anno in anno è sempre più preparato ed esigente. Quando si avvicinano le date degli annunci, sui nostri canali social si scatena un vero e proprio frenetico buzz con il Toto Ypsi* e vengono fuori anche nomi di band davvero ancora poco note al pubblico italiano, che a volte poi sono quelle che effettivamente abbiamo scelto di inserire in lineup e a volte no, ma quasi tutte sono sempre opzioni realmente vagliate: di questo siamo contenti, significa che gran parte del nostro pubblico è sul pezzo e in linea con la nostra visione trasversale.

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Dove prendete ispirazione? Quali sono gli altri festival che vi piacciono?

“L’ispirazione – come diceva Picasso – esiste, ma deve trovarti già a lavoro”. Quindi diciamo che l’ispirazione può arrivare da ogni cosa se sei già concentrato su un tuo personale obiettivo, ma non per forza proviene da altri festival. È importante lasciarsi incuriosire da tutto ma avere sempre ben chiaro quali sono le proprie specificità, per poterle valorizzare al meglio.

Poi ci sono soluzioni universalmente valide per ogni sistema festival, che è opportuno adottare per poter essere riconosciuti come tali ad un livello internazionale, pensiamo per esempio alle strategie di ticketing che prevedono un prodotto unico come l’abbonamento che è un prodotto assolutamente distintivo dei festival. Ma anche le soluzioni universalmente valide è necessario declinarle sempre a proprio modo, secondo le proprie specifiche esigenze e le caratteristiche del singolo evento.

Sarebbe assurdo adottare, per un evento dalle dimensioni raccolte come il nostro, modelli identici a quelli di grandi festival dalle folle oceaniche solo perché può sembrare cool avere un certo tipo di servizio, che non si adatta alle specificità del contesto, magari. Questo è un punto che nemmeno alcuni fornitori colgono sempre.

Per il resto, sicuramente sono molti i festival internazionali che nel corso del tempo abbiamo apprezzato sotto diversi aspetti, alcuni purtroppo non ci sono più, tra cui ricordiamo senz’altro l’Atp e il Festival Number 6.

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Voi siete il festival siciliano più longevo, una nave scuola per gli altri festival che stanno crescendo qui in regione? Specialmente perchè, a quanto pare, negli ultimi anni il panorama festivaliero siciliano è cresciuto parecchio – vedi Djioon Experience, Ortigia Soundsystem, Indiegeno, Mish mash…).

Siamo orgogliosi che la nostra storia abbia incoraggiato alcuni promoter della regione, che con il tempo hanno avviato le proprie attività. Quelli che citi sono eventi che hanno ognuno le proprie specificità e sono in grado di attrarre tipologie di pubblico differenti, questo è importante. Una concorrenza che porta fermento culturale e dunque non può che far bene alla Sicilia.

 

Anticipazioni sul futuro di Ypsigrock: resterete fedeli alla dimensione del boutique festival? I nomi che da tanto sognate e prima o poi riuscirete a portare qui?

Ypsigrock resterà sempre quel fanciullo con la saggezza di un’esperienza crescente. I nomi devono sempre passare dal giogo dell’Ypsi Once, quindi puntiamo a realizzare sempre i nostri sogni che poi sono quelli degli ypsini (speriamo).

 

Nell’attesa?

La playlist ufficiale dell’edizione 2019

 

*un piccolo glossario per i lettori neofiti:

Ypsi Once è una regola ferrea stabilita dagli organizzatori di Ypsigrock: si sale solo una volta nella vita sui palchi del festival con lo stesso moniker, non si replica mai.

Ypsini: termine coniato per identificare il popolo che gravita nell’universo di questo festival, che per 4 giorni si mescola alla comunità di Castelbuono per dare vita all’Ypsi & Love, un’intima atmosfera familiare, caratterizzata da un’attitudine genuina al divertimento condiviso

Ypsicamping: il campeggio del festival, che accoglie tutti coloro che alla musica vogliono unire momenti di sano relax ma che contiene anche un palco: il Cuzzocrea Stage dove si consumano aftershow e djset fino a tarda notte.

Toto ypsi: un contest che si svolge sui social, prima di annunciare la line up con il quale si invitano i fan di Ypsigrock a indovinare i gruppi che si esibiranno. Molte volte più che puntare ai premi, i fan puntano a vedere esaudite le richieste espresse nella loro line up ideale…

 

Intervista: Elena Bertelli / Foto: Richard Giori

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