Vasco Rossi: Modena Park.

luca-vitale
Tempo di lettura: 4' min
6 July 2017
Il Giovedì di Vith
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Non me ne vogliate, cari fan di Vasco e non, per la possibile profanazione nelle prossime righe del Vostro rocker o per aver rubato del prezioso spazio alla vostra solita lettura “elettronica” ma….  Qualcosa di incredibile è successo Sabato 1 Luglio.

Modena Park aka parco Ferrari di Modena, il concerto per celebrare i 40 anni della star di Zocca è stato quello che doveva essere: 220.000 biglietti venduti, il più grande show mai messo in piedi da un artista italiano nella storia della musica, e l’articolo potrebbe concludersi qui. Tuttavia è stato molto di più. In tre ore e quaranta di show è andato in scena il compendio perfetto di tutto ciò che Vasco è stato per ognuno dei presenti, perché come capita solo per pochissimi artisti al mondo, c’è un Vasco per ognuno di noi.

Premetto: non sono mai stato un suo fan accanito ma ho sempre reputato il Blasco un frontman senza precedenti e la sua capacità comunicativa mi ha sempre affascinato. La sua dialettica breve e concisa senza giri di parole è la perfetta opposizione della ricerca assennata di parole ad effetto dei suoi colleghi, che farciscono le frasi di parole arzigogolate spesso prive di senso, e questo crea una facilissima intuizione ed immersione totale nei suoi testi già dal primo ascolto.

Al concerto di Modena ne hanno goduto tutti: i reduci, i soliti, i curiosi, i cittadini brontoloni che durante i mesi precedenti gridavano allo scandalo, quelli che conoscevano solo gli ultimi singoli e chi ha legato alla sua musica ogni momento della propria vita. E nessuno aveva più ragione degli altri. La prefazione, un immenso sole che scorre sui megaschermi sulle note di “Così Parlò Zarathustra”, richiamo imprescindibile al grande Nietzsche. L’inizio, inevitabile, con Colpa d’Alfredo, in grado di unire tutti in un climax ascendente culminato in quel “Mi vuoi portare a casa questa sera? Abito fuori Modena…Modena Park” urlato all’unisono, come una liberazione.

Vasco è felice, si vede subito. Entra insieme alla band (mostruosamente ROCK), evitando ogni tipo di divismo, quasi in sordina e illuminato ancora dal sole. La sua capacità di interpretare il messaggio della canzone e lanciarlo ai 220.000 presenti come una molotov ad esplosione immediata di emozioni è davvero straordinario. Incredibile la performance con Maurizio Solieri (uno dei suoi primi chitarristi) de Ultimo Domicilio Conosciuto, “hidden gem” dell’album Bollicine nella quale Vasco denunciava la chiusura delle radio private negli anni 80’, allora l’unico canale di informazione privo di qualsiasi censura.

A proposito di libertà, Vasco ha molto a cuore questo tema. Impossibile non accorgersi delle ridondanze nei testi di parole come “libero, libertà, vivere, volare, sognare, ricordare…”; parole che esprimono al 100% l’essenzialità della vita nelle sue forme più basilari, parole che evocano in ognuno di noi fortissima introspezione.

Non manca nessuno degli archetipi della sua filosofia, dalla libertà di essere, alle favole, passando per le nuvole e mille altri temi ricorrenti nel suo canzoniere, così come tutte quelle piccole contraddizioni che fanno di un uomo un’ artista e viceversa. Le antitesi di canzoni come Vivere una Favola e Non mi Va eseguite in successione sottolineano proprio questo aspetto chiave di Vasco, capace di mettersi a nudo della sua voglia di sognare ma anche della stessa intransigenza verso chi la deturpa.

Gli highlights sono scontati: Siamo Soli, Vivere, Rewind… quelle colonne sonore di vita che non ti lasciano mai. E’ qui che si trova la risposta del perché Vasco riesce a radunare folle sterminate. Le sue canzoni sono momenti della nostra vita e non semplici accordi di note. E’ incredibile la personalizzazione che ognuno di noi può effettuare sulle sue tracce. Scommetto che almeno una di queste fa volare la vostra mente ad un ricordo vissuto, un pensiero emozionante, un amore mancato o una sofferenza andata. Qualcosa che parla di noi.

Così come era iniziata, la serata si conclude nell’unico modo possibile: Canzone cantata da ognuno dei 220.000 presenti con dedica finale a Massimo Riva (storico componente della sua prima band e grande amico di Vasco scomparso prematuramente) e Albachiara attaccata insieme a Curreri, storico leader degli Stadio, terminata in uno splendido spettacolo pirotecnico a sancire a fuoco uno degli eventi più memorabili della storia della musica Italiana.

La sequenza liturgica di Vasco durante Modena Park ha riassunto in maniera cinica ed essenziale tutto ciò che gli artisti musicali mondiali si premettono di fare: emozionare. Questo è il minimo comune denominatore per tutte le stirpi musicali, al di sopra di ogni polemica.

Polemiche che hanno costellato l’evento sin dalla concezione rispetto a tematiche come sostenibilità da parte della città e dei cittadini stessi, impatto ambientale e problematiche correlate alla fattibilità e sulla gestione dell’evento, passando per le solite critiche sulla conclamata condotta morale della vita di Vasco e del suo mancare di portare l’esempio del “viver sani e belli”.

Volete sapere le uniche cose rimaste vivide nella mente dei presenti e dei cittadini dopo tutto questo polverone? Una città pronta e abbastanza “grande” per poter farsi il bel vestito per altri eventi di pari portata, ma soprattutto, la Musica, canticchiata, condivisa, amata, che ha avuto il potere di unire indissolubilmente il popolo più brontolone del mondo.

Grazie Vasco, Grazie Modena Park.

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