UP NEXT: Populous

paogo-ameschi
Tempo di lettura: 6' min
4 June 2020
Interviste, Up Next
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Populous: circo queer e onestà artistica

Abbiamo disturbato Populous mentre stava scaricando la lavastoviglie, per fargli un po’ di domande in questa dimensione molto casalinga, un po’ desperate housewife (proprio come ci ha detto lui). Ma d’altra parte Andrea è proprio questo: persona super disponibile e gentile, un’artista concreto che, grazie al suo ultimo album W uscito qualche settimana fa, ha probabilmente trovato il suo posto nel panorama musicale contemporaneo, ma che sicuramente in futuro non smetterà di stupirci esplorando orizzonti sonori sempre nuovi. Insomma per farla breve Populous è uno di quei personaggi che non potevano non rientrare nel nostro UP Next, il format di Polpetta Mag mirato a studiare e proporre i talenti in cui crediamo. Quelli che non dormono la notte per suonare o produrre, quelli alla spasmodica ricerca del vinile perfetto o del suono più originale, quelli che affrontano ogni incontro come possibilità di arricchimento.

Come e quando si è accesa la scintilla? Raccontaci un po’ come sei diventato Populous.

Dunque io da ragazzino ho sempre suonato con altre persone, ma ho sempre fatto fatica a trovare persone che condividessero i miei stessi gusti musicali o anche la giusta sintonia in fase di creazione musicale vera e propria; quindi quando ad un certo punto mi sono trovato da solo perchè alcuni amici più grandi partivano per università o lavoro, mi sono detto che forse era arrivato il momento di fare qualcosa di mio e basta. Allora mi sono comprato un campionatore e una tastiera\workstation, volevo fare tipo Peppino di Capri o robe così (ride), e quindi ho cominciato così, molto per necessità… In realtà poi è stata anche una coincidenza di momenti, perchè in quel periodo avevo iniziato ascoltare le prime robe Warp, Bjork ed Aphex Twin, cose così, che mi appassionavano ed incuriosivano molto, tutte cose prodotte gran parte da computer, e quindi anche questa sorta di cambio di rotta ha contribuito alla formazione di ciò che sono ora, e a farmi accendere la scintilla.

Parliamo un po’ del nuovo album W: partorito durante la quarantena o prima? come si è formato?

Bè no, il disco era già pronto a novembre dell’anno scorso, il processo di scrittura era avvenuto la scorsa primavera. La copertina era già pronta a settembre: l’estate scorsa avevo incontrato Nicola Napoli in Salento, il grafico che mi ha curato l’artwork, abbiamo fatto un brainstorming e poi ci siamo tenuti in contatto e siamo andati avanti coi lavori… comunque sì, il disco era già pronto da un bel pò di tempo.

Quindi la data di uscita era già stata fissata? Non ci sono stati ripensamenti causa Covid?

Abbiamo semplicemente deciso di non posticiparlo; eravamo un po’ titubanti all’inizio, in principio in effetti avrei voluto posticipare, però pensandoci bene anche coi ragazzi dell’etichetta effettivamente il fatto che la gente fosse in casa, ci ha fatto optare per non rimandarne l’uscita. Fosse stato un disco esclusivamente dancefloor, non l’avrei fatto uscire, avrei posticipato; trattandosi di un disco da ascolto invece, va bene così e sinceramente sono anche contento di non aver posticipato nulla e mantenuto lo scheduling naturale dell’uscita del disco.

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Io sono completamente d’accordo, ti chiedevo un pò come era nato il disco perchè effettivamente alcuni artisti hanno approfittato del lockdown per fare uscire piccoli EP o simili, scritti e prodotti proprio durante questo periodo di reclusione forzata; ma immaginavo che un disco come il tuo non potesse essere nato in pochi giorni, soprattutto anche con questo tripudio di featuring.

Bè no, appunto con così tante partecipazioni non è semplice scrivere un disco, richiede del tempo da parte di tutti… non è stato semplice, è stato più facile il processo di creazione puro, però in fase operativa ci sono state delle difficoltà come ad esempio prenotare uno studio di registrazione a Buenos Aires… insomma, il disco è stato registrato in mille posti diversi, quindi davvero non è stata una cosa così immediata.

Rimanendo sull’album, W è un disco magnifico, un po’ diverso rispetto ai tuoi album precedenti: sicuramente più maturo ma allo stesso tempo, passami il termine, un po’ più ammiccante verso un certo tipo di pop. Come valuti i tuoi precedenti lavori, alla luce di questo tuo ultimo album?

Il precedente Azulejos è un disco a cui non si può dire nulla, nel senso che è omogeneo ed ha un senso ben preciso, tecnicamente secondo me incontestabile con il suo stile dall’inizio alla fine, un suono ben definito, era un disco molto molto più coeso di W. Quest’ultimo è forse la versione più matura di Night Safari, che però a mio avviso era ancora acerbo, non aveva ancora quelle skills di produzione del suono che hanno questi due ultimi album. Con W ho voluto andare al di là della musica; questo è un disco più onesto degli altri, perchè ho tirato in ballo la mia vita personale, l’ambiente di cui faccio parte, c’è un messaggio dietro e dentro ad ogni canzone. Inoltre aver collaborato con tutte queste artiste che comunque flirtano con il mondo del pop contemporaneo rende ovviamente il tutto più pop; ma io, quale fan del pop contemporaneo, se è un pop fatto bene, sono super contento. Certo, ti posso già subito dire che le prossime cose che usciranno invece saranno più sperimentali rispetto a quelle uscite fino ad ora; come vedi non riesco mai a fare la stessa cosa due volte…

…e secondo me è un bene perchè è sintomo di un volersi mettere sempre alla prova, cercare un continuo miglioramento, oltre che ad un effetto sorpresa.

Ed è quello che mi interessa, avere il desiderio di stupire le persone, l’ascoltatore, di volta in volta. C’è stato un momento in cui ho pensato “Azulejos è andato super bene, rifaccio un album uguale e bona, vado a colpo sicuro”; ma poi mi sono detto “ma perchè devo rifare una roba uguale, ma proviamo a fare qualcosa che non ho mai fatto e che mi è sempre mancato, proviamo a cambiare cercando un messaggio, una roba un po’ più sociale ed onesta, che faccia anche cadere i veli che spesso si frappongono tra l’artista e la persona”. Io mi ero un po’ stancato, voglio gestire questo nuovo corso in una maniera un po’ più onesta, e così ho fatto.

L’album è pieno di collaborazioni; come sono arrivate? Le hai cercate tu tutte queste donne, o si sono proposte loro? C’è un featuring per il quale faresti carte false?

I featuring sono tutte persone con le quali avevo già rapporti o che conoscevo già, da quel punto di vista è stato tutto molto semplice e naturale. Il featuring della vita, che ti devo dire, Victoria dei Beach House è una che amo alla folli e con cui vorrei collaborare; un altro featuring pazzesco potrebbe essere Bjork

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Una domanda contestualizzata su questo periodo; come ne usciremo, se ne usciremo, soprattutto a livello musicale? E’ cambiato qualcosa nel mondo della musica e nella sua fruizione in questo 2020?

Allora, siamo partiti che i concerti dovevano ripartire a fine 2021… questo, sembra una vita fa, ma in realtà è stato detto non più tardi di 2 mesi fa. Adesso si sta già parlando di una probabile stagione autunnale, qualcosa in estate… Mi auguro che venga ridimensionato il problema e che si arrivi ad una giusta soluzione presto. Poi, piccola digressione: dicevano che bar e ristoranti non avrebbero aperto, ed invece un po’ alla volta soprattutto negli ultimi giorni abbiamo visto che le regole sono diventate abbastanza fluttuanti. Vedrai che nel giro di uno o due mesi queste regole fluttuanti verranno applicate anche ai locali e ai concerti; poi per carità, bisognerà vedere come arriveremo in autunno, anche se arriveremo sicuramente più preparati e pronti per gestire un’eventuale nuova ondata, ma non ci resta che sperare bene ed adeguarci un pò.

Come hai vissuto questo lockdown?

Son stato da Dio… in casa, uno dei periodi più sereni della mia vita… cioè, oddio, sereni magari no, è stato mistico: da un lato avevo la preoccupazione lavorativa, lo stress del “diventerò povero, non farò più serate” eccetera, dall’altro mentalmente è stato un rehab pazzesco, una seduta dallo psicologo lunga tre mesi. Certo, a volte non avere a fianco la persona o gli affetti che ami è un po’ dura, però ormai con smartphone, Zoom, Whatsapp, volendo anche con gli amici te la fai passare… insomma ho avuto comunque un sacco di cose da fare, ho scritto un disco nuovo, insomma me la son passata dai.

Ti piacerebbe più partecipare ad un superfestival, o creare la colonna sonora per una sfilata?

Mah, bisogna scegliere per forza? Perchè il mio desiderio sarebbe farle entrambe, anche se un po’ un minimo le ho già fatte. Ho curato playlist per maison abbastanza importanti come Bulgari e Gucci, o mi han chiesto mie canzoni per loro sfilate o lookbook e va benissimo eh, sono contento. I brand ti pagano anche un sacco di soldi, ma chiaramente la possibilità di partecipare fisicamente ad un super festival è un’altra cosa, un altro tipo di esperienza, e quella roba lì non te la dà un video, o quattro modelli che sfilano… per carità, adoro, ma è sicuramente meno coinvolgente.

Progetti futuri? Visto l’album pieno di partecipazioni è previsto un live ad hoc? Cosa dobbiamo aspettarci da Populous nei prossimi mesi?

Uno dei motivi per il quale siamo andati dritti come treni con la pubblicazione del disco, è che a fronte di featuring provenienti dai quattro angoli del pianeta, ci eravamo già fatti la domanda “vabbè, non riusciremo mai a fare un live vero e proprio”; vorremmo quindi organizzare un live più performativo, più che un live-set un djset insieme a miei amici ballerini e videomaker, una sorta di circo queer dove ci sono ballerini vogueing, video a tema con il disco e la causa lgbt, e cose così. Non avrei mai potuto fare un live con voci registrate, è una roba che non è mai piaciuta, non mi pare una roba onesta.

Insomma ne vedremo e sentiremo delle belle! Grazie mille Andrea, speriamo di rivederci presto.

Grazie a te, e un abbraccione a tutto Polpettmag.

 

Photo credits: Carmen Mitrotta

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