#Trip Diary# Scrivo di musica perchè mi piace la musica.

domenico
Tempo di lettura: 3' min
5 March 2015
Review 4 U

Scrivo di musica perché mi piace la musica. Perché credo che se Dio un giorno vorrà punirmi me ne priverà. Perché non riesco a fare a meno di restare ancorato ad un mondo che mi ha dato tanti sorrisi, tante serate, tanti abbracci e tanti “volemose bene”.
Scrivo di musica perché ritengo che sia una delle più alte espressioni del pensiero e dell’animo umano.
Scrivo di musica che si balla e di musica che si ascolta, di musica che unisce, che fa saltare, sudare, fa alzare le mani al cielo.
E allora scrivo di Phonica (51 Poland Street W1F7LZ – London), dove la musica è di casa, dove i dj suonano perché si trovano a passare, dove ti porti le birrette con la “zia” e dove potrebbe capitarti di incontrare Joe Claussell che si beve un caffè.
Scrivo di Phonica & Krankbrothers, delle loro one night. Le one night al Fire e al Lightbox che poi diventa di nuovo Fire e finisci per perderti nel Lightbox tra luci e colori, corridoi fluorescenti e quel guardaroba che maledettamente sta sempre fuori dove il freddo delle 6 del mattino è sempre pronto a pungerti mentre in fila aspetti che quel cappotto torni sulla tua pelle!
Scrivo del pubblico delle grandi occasioni che torna, di me che torno a fare quasi il PR, a vendere musica sempre buona musica.
Non posso fare a meno di scrivere di un festone a Nassau Street, l’antipasto perfetto per una serata memorabile; la gente che non ti aspetti e le birre che non sono mai troppe!
E poi scrivo di musica, di chi la musica la mette, di chi ha nelle mani e nelle orecchie quei binari sui quali deve viaggiare il treno del divertimento e del benessere. La musica è benessere.
Scrivo di un Levon Vincent duro, sporco e incazzato. C’è tutto il suo LP (Novel Sound-09) in un set che ti entra dentro, ti sfonda, la sua è techno anti-commerciale, la sua è techno “by nature”.
“It s my personal music and thoughts which I share with you. Thats about all it is”. Ti stimo prima come uomo e poi come dj. Stimo la tua voglia di cambiare, di proporre il tuo suono, di farti riconoscere per il tuo suono.
E dopo questo treno scrivo di un Roman Flugel che non può far altro che continuare con questa velocità e su questi binari. I passeggeri viaggiano comodi, nessuno si lamenta e nessuno vorrebbe che questo viaggio finisse mai. E’ un lasciarsi condurre da un suono techno.
E poi Scrivo di suoni che viaggiano paralleli ma su binari opposti, suoni in festa, da mani al cielo, abbracci, ritmo.
Scrivo di un ottimo Optimo sotto un cielo di luci rosse e scrivo di un Move D che miscela di tutto, che ti esalta e si esalta, che vive la pista e che la pista acclama. Loro dai suoni più teneri, loro opposti a chi guida il treno della techno.
Chi di techno e chi di house, chi da luce e chi dark, loro, tutti loro che hanno sempre scritto musica.
Scrivo di questa musica perché mi piace.
Scrivo di musica perché spero che attraverso queste parole riesca a far vedere quello che i miei occhi hanno visto, quello che la mia anima ha sentito.
Scrivo di musica e non sono un giornalista di musica, non ho mai pensato di esserlo e non penso lo sarò mai.
Scrivo di musica e sono semplicemente uno che scrive di musica.

D.

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