Con questa intervista al fotografo romano rispolveriamo la rubrica Tell me more, per tornare a dar voce a una delle passioni mai sopite qui in redazione: le arti visive con un focus particolare sulla fotografia.
Danilo Garcia Di Meo (nato a Roma, 1989) si occupa di fotografia sociale-documentaria. Dopo il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti, si dedica full time alla professione da fotografo freelance. Attualmente lavora con l’agenzia fotogiornalistica AGF, associazioni e cooperative, soprattutto in ambito sociale.
Collabora con l’associazione di fotogiornalismo Witness Journal. Forse qualcuno di voi se lo ricorderà per essere stato tra i protagonisti, nel 2019, di Master of Photography, il programma di Sky Arte.
I suoi progetti gli hanno permesso di ricevere diversi premi internazionali come il Gran Premio all’“Andrei Stenin International Press Photo Contest”, “Tokyo International Fotography Awards”, “Moscow International Fotography Awards”, “Documentary Family Awards”, “VOHH – Voice of Human and Hope” e ha esposto in diversi festival nel mondo come a Mosca, Berlino, Dresda, Budapest, Glasgow, Città del Capo, Atene, Chittagong, Città del Messico, Istanbul, Shanghai, Ljubljana, Krasnodar (Photovista), Indian Photography Festival, Roma.
Il suo lavoro è stato pubblicato su testate internazionali e nazionali inclusi: Elle, National Geographic.it, l’Espresso, la Repubblica, Corriere della Sera, Ria.ru, Uncertain States, Russia Beyond Headlines.
Danilo, consigliaci una traccia come colonna sonora della tua interview…
Chi sei?
Da dove vieni?
Cosa vedi là fuori?
Di cosa hai paura?
L’altra metà della tua mela
Di che colore è il cielo, di che colore è il mare?
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