Giorgio: smog nella testa, e sottomarini a forma di ca**o
A chi non piace viaggiare? Beh a quanto pare a Giorgio Poi no, non piace.
Il nostro cantautore di origini piemontesi ha viaggiato parecchio, ma a quanto pare non gli va più così tanto, il che mi fa strano. È così bello… Vabbè, sentiamo un po’ questo album. Mi trovo davanti al primo brano in cima al disco “non mi piace viaggiare”. Ecco appunto. Ho dovuto riascoltare all’infinito questo Album, Smog.
Le melodie ben strutturate e complesse – ormai la sua firma – non rendono così accessibili le sue canzoni, hanno bisogno di più attenzione. Si sente che Giorgio è cresciuto, rispetto al primo album Fa niente, il nostro cantautore cambia notevolmente modo di approcciarsi alla musica, un tappeto frequente di synth accompagna tutti i brani dell’album, fatta eccezione per “Vinavil”, in cui si concentra molto sulla chitarra, la batteria e il basso.
A me arriva in maniera più diretta, certo, il tutto sembra un gran miscuglio tra Dalla, Ciampi, Paolo Conte, Battisti e tra i Tame Impala, Mac De Marco e ConnanMockasin.
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Un gran bordello, ma è riuscito a farne uno stile tutto suo. L’unica cosa che non cambia, ed è un po’ il filo conduttore di tutto, è la sua voce sempre impostata in un mood nostalgico, come se fuori piovesse sempre. I suoi testi sono pieni di smog e ricordi annebbiati di un amore che ormai sembra non esserci più, passa dalla rassegnazione davanti allo scorrere del tempo, dei solchi sul viso, all’odio viscerale dei mezzi di trasporto, alla pizza, in maniera elegante e triste, insomma, ci riesce. Bravo Giorgio. Smogè stato l’album che l’ha riportato finalmente a casa.
“Com’è che si dice? Cominci ad apprezzare quello chehai quando lo perdi”. Non soddisfatto dei suoi viaggi a Berlino e Londra, se ne torna nella sua cara e tanto amata Italia, e ce lo vuole fare capire insieme a Calcutta, decidendo di pubblicare insieme il loro singolo “La musica italiana” che annunciava l’uscita del secondo disco, pubblicato l’ 8 marzo 2019. Smogè uno di quei viaggi (scusami Giorgio se uso questa parola) che hai voglia di farti in macchina alle 2 di notte, da solo, con una sigaretta in mano e il volume al massimo.
Lui non si ferma solo a feat e a canzoni introspettive, ma decide di fare anche qualche paio di omaggi e buttarci dentro qualche piccola chicca, giusto per rendere il tutto più nostalgico e farci ricordare la nostra infanzia, come nel caso di “Vinavil”: “Per me che non imparo mai, per te che non ti sai spiegare, quando ti chiedo come stai, per essere contenti, anche senza dirlo mai” primo singolo estratto, con videoclip omaggio ad Art Attack, che vede come protagonista proprio Giovanni Muciaccia!
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Il voler rimettere insieme i pezzi di qualcosa che si è rotto dentro di noi, dei nostri malumori, non è mai facile, un po’ come quando qualcuno cercava di seguire le istruzioni di Muciaccia su Art Attack, chi ci riesce oggi è un ingegnere aerospaziale come minimo. Ma Poi va oltre, vuole rendere omaggio anche alla band che ha seguito nelle aperture negli Stati Uniti, con la penultima traccia “Maionese”, riesce a fare ancora centro mirando tutta la produzione alla french touch dei Phoenix.
Un album difficile da comprendere subito, si vede che ha cercato di chiuderci dentro tutti i suoi ricordi e la sua crescita, lasciandoci comunque a disposizione il solito filo rosso, alla “Fa niente”, ci ha riuniti tutti sotto lo stesso tetto.
Insomma Smog alla fine è un album tutto da scoprire. E se lo volete ascoltare a me non resta che dirvi, per la gioia di Giorgio, buon viaggio!
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