Quando si tratta di Romare il ritmo viene sminuzzato e disteso, come se ci trovassimo in un acquario sonoro. Il musicista è capace di stravolgere le classiche tessiture elettroniche per allentarle in chiave spettrale. Un suono secco e accademico, sporcato da sonorità underground che ci riconducono in uno scenario quasi berlinese. Ci si ritrova immersi in un blues elettronico meditativo, ricco di virtuosismi che funzionano alla perfezione con i visual proiettati, che scorrono puliti e geometrici sulle note, intrecciandosi perfettamente alla musica. Romare lancia segnali acustici vibranti e puliti, talvolta sereni talvolta deformati, come se stessimo assistendo a un lontano concerto jazz in una location segreta.
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