Raffaele Attanasio #Interview#

domenico
Tempo di lettura: 4' min
19 October 2015
In primo piano, Interviste

D : Ciao Raffaele partiamo dagli inizi: padre musicista, la prima batteria e poi il piano. Raccontaci un pò della tua scoperta della musica, delle prime sonorità. Sin da subito avevi capito che quella sarebbe stata la tua vita?

R: La mia infanzia l’ho passata tra i miei genitori e i miei zii, mio padre e mia mamma lavoravano sempre e quindi essendo molto piccolo restavo con i miei zii da mattina a sera, anzi a volte manco tornavo a casa mia, li ho iniziato ad ascoltare musica in compagnia dei miei cugini che sono “leggermente” più grandi me, si partiva dai Pink Floyd, a Zapp e Roger Troutman ai Duran Duran, David Bowie e cosi via.

Mio padre mi regalò un piccola batteria, avevo quasi due anni, da li credo sia iniziato tutto poi ho iniziato studiare pianoforte all’età di 6 anni e negli anni ho coltivato la passione per il djing e le produzioni, ma ho definitivamente capito che avrei voluto fare questo nella vita al terzo anno delle superiore dicendo al professore di turno : “ Prof, datemi il diploma io devo fare musica “ , al che lui rispose ridendo : “ Attanasio vuoi fare il musicante? “ , fu un giorno memorabilmente esilarante.

D:  Come e quando è avvenuto il passaggio dagli strumenti alle macchine? E qual’è il tuo rapporto con le macchine?

R: Le macchine, i synth sono stati sempre presenti nella mia vita, mio padre avevo di tutto 20 anni fa ed ora personalmente rimpiango di non averle per me le sue cose, quindi il passaggio non c’è mai stato, solo un forte aggiornamento perché ovviamente c’è e ci sarà sempre da imparare.

D: Dalla techno e cupa “Black Bloc” a X501 passando per Detroit con “Der Himmel ber Berlin”, sonorità forti ed intense che ti entrano dentro e ti restano. Sonorità apprezzate e suonate da grandi come Derrick May. Come nascono le produzioni di Attanasio? Come e quanto le tue conoscenze e i tuoi studi musicali entrano nelle tue produzioni?

R: Gli studi entrano sempre nelle mie produzioni ma contano al 50%, l’altra metà è dare vita sonora alla tua idea, si certe cose se non avessi studiato non le potrei fare ma comunque penso che a volte è meglio una buona idea messa in pratica che anni di studi, ovviamente gli anni di studi ti fanno arrivare prima al prodotto finale ma se non c’è l’idea alla base dove vai???..sei una macchina che riproduce le note sul pentagramma.

D:  Progetti futuri e prossime uscite?

R: Ma ora è uscito il mio ultimo remix come X501 vs LFJ su Krill Music, per l’artista inglese Tom Dicicco poi ne uscirà un altro a breve su Rohs! Per i Tears of Change un duo di musicisti italianissimi e poi sto facendo tantissimo lavoro in studio per ultimare le prime uscite della mia nuova label “ Letters From Jerusalem “, un progetto completamente l’opposto a quello che propongo su Envlp imprint.

D:  La tua agenda è sempre più fitta, Italia, Europa e per finire il tuo tour in Sud America? Il clubbing italiano non ha vissuto una delle sue migliori estati, cosa ci differenzia ancora dagli altri e cosa abbiamo da imparare?

R: Quest’anno abbiamo avuto un bel po di dispiaceri e disavventure, si sono alzati polveroni polemici inauditi invece di aiutarci l’uno con l’altro, ma questo capita ovunque non solo qui, siamo uno dei dancefloor più caldi al mondo e questo per ora può bastare poi ripeto, c’è e ci sarà sempre qualcosa da imparare sono italiano anche io!

D: Dove preferisci suonare: club o festival? 

R: Dove ci si diverte di più !

D: Il back2back con Jeff Mills al Duel Beat di Napoli resterà nella storia, per la tua performance, per il tuo carisma e per la tua musica. Toglici una curiosità cosa ti ha detto Mills a fine serata?

R: Io a fine serata a Mills non l’ho visto, ma dopo i venti minuti di b2b c’è stato un forte abbraccio e ci siamo scambiati i ringraziamenti, tutto qui!

 

D: Nelle tue pagine su Resident Advisor e SoundCloud si legge che “hai scelto l’Italia come la tua casa” e che “gli Italiani dovrebbero essere orgogliosi dei loro talenti e non dovrebbero lasciarli andare via”. Negli ultimi anni la fuga dei talenti è un problema che sta affliggendo il nostro Paese, in particolare quelle fasce di ragazzi alla ricerca di una prima occupazione e che sperano e vogliono costruirsi un futuro. Pensi che questo problema colpisca anche i giovani dj/producers? Credi che la fuga verso altri Paesi dia maggiori possibilità?

R: Si, probabilmente da più possibilità, più connessione verso gli altri, dipende da te.

Puoi essere anche il coinquilino di Mills e alla fine non riesci a combinare niente, tutto sta da quali sono i tuoi obiettivi e quanto sei disposto a lottare per essi, la città, il posto in cui vivi non c’entrano!

D: Quali sono allora i consigli che Raffaele Attanasio si sente di dare ai giovani ragazzi che iniziano ad intraprendere la carriera di dj/producer?

R: Credere in se stessi, mai arrendersi e soprattutto divertitevi…

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