PVP – Valentino Kahn: Deep Down Low.

md-romero
Tempo di lettura: 2' min
15 March 2017
POLPETTA VIDEO PASSION

Se Irvine Welsh, autore di culto di Trainspotting e Il lercio, e tutto quello che ha da offrire l’intrattenimento per adulti giapponese potessero avere una progenie, essa sarebbe esattamente come il videoclip di Deep Down Low di Valentino Kahn.

Una delle Hit del 2015, Deep Down Low non poteva non essere impreziosita da un videoclip che, in un setting suggestivo come l’area metropolitana di Tokyo, unisce beat generation e beat musicale.
È sera, un teppista come tanti, passeggiando per Shinjuku, Tokyo, sperimenta quello che universalmente è definito un bad Trip. Rifugiatosi in un ristorante per smaltire, il nostro eroe vede la realtà attorno a lui deformarsi in uno scenario grottesco ed orrorifico.

La paranoia lo assale mentre tutti gli avventori iniziano a guardarlo muovendo bocca e occhi a ritmo mentre i loro visi si deformano dilatandosi e restringendosi. Mentre è in procinto di perdere il controllo, il giovane viene raggiunto dalla cameriera la quale ha tentacoli che le escono dalle palpebre. Mentre il resto degli avventori ha mutato volto in una maschera priva di orifizi, la cameriera si inginocchia con fare esplicitamente sessualizzato e sottomesso e spalanca le fauci.

Il ragazzo ormai nel panico osserva mentre le fauci della giovane si dilatano e piomba al suo interno dentro il canale digestivo dove ci sono volti che si aprono al suo passaggio (fra cui lo stesso Valentino Kahn e Skrillex) fino all’ano. Fuori dal corpo della cameriera i clienti senza volto danno il via ad una danza meccanica e aggressiva mentre il nostro eroe inizia a mutare anch’esso d’aspetto. Uscendo dal locale, lo vediamo anche lui privo di volto.
Quello che è interessante in questo video, diretto da Ian Pons Jewell è come, in tre minuti si venga a riunire quelli che sono diversi clichè della scena underground giapponese con una certa eleganza e diverse citazioni alte. Oltre all’iconico cuoco dal volto minaccioso, abbiamo due membri della malavita giapponese (Verosimilmente di basso livello), due vissute femme fatales (una delle quali è vestita sulla falsa riga dell’attrice Alien Sun nel cult estremo Koroshiya Ichi, Ichi The Killer) e un innocuo pensionato.

I volti e l’attitude ricalcano sia gli Hard boiled di Takashi Miike che l’immagine che l’occidente ha del substrato culturale del Giappone contemporaneo. Figura centrale è la cameriera, profondamente sessualizzata secondo i canoni perversi dettati dal mangaka Toshio Maeda (il padre del tentacle rape) e dal bukkake. Il viaggio allucinante all’interno delle viscere della giovane rimanda direttamente al film di culto del regista underground Shinya Tsukamoto TETSUO II – BODY HAMMER così come i volti senza faccia sono un riferimento al cinema horror di Takashi Shimizu.

Il montaggio e le coreografie vengono adagiate con maestria sul beat di Kahn rendendo accattivante e, a suo modo buffa, uno scenario altrimenti grottesco e allucinato in cui lo scenario giapponese non diluisce anzi esalta la fonte primaria d’ispirazione, quel perverso genio, padre della beat generation che fu William S. Burroughs. Burroughs fu infatti il primo a descrivere con taglio irresistibilmente efficace gli effetti delle droghe trasformando le mutazioni della percezione in vere e proprie contaminazioni e mutazioni organiche di quella macchina morbida che è l’essere umano.

L’ombra lunga dello scrittore di St. Lewis ha influenzato la mentalità degli artisti degli ultimi settant’anni e tornerà spesso nelle nostre elucubrazioni.

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