PVP – The Toxic Avenger: Toxic Is Dead.

md-romero
Tempo di lettura: 3' min
7 March 2017
POLPETTA VIDEO PASSION
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Toxic is Dead, somewhere in the desert near L.A. in October 2009.

Questo è l’incipit di uno dei più impietosi e sconvolgenti brani di Simon Delacroix, in arte The Toxic Avenger. Il suo nome d’arte, così come la sua maschera di scena sono riferimenti a quell’industria cinematografica folle e priva di freni che è la TROMA di Lloyd Kaufmann, da decenni pioniera nel portare cinema indie, per lo più gore e trash, sugli schermi del mondo intero. The Toxic Avenger, film del 1984 scritto diretto e prodotto dallo stesso Kaufmann è diventato un film di culto tra i cinefili hardcore, e va da sè che Delacroix con il suo alter ego, e la sua maschera di scena, omaggio all’altro eroe Troma, il sergente Kabukiman, ha creato per assonanza la sua fanbase nello stesso ambiente. Il videoclip di Toxic is Dead, prodotto dalla Iheart Comix Label di Los Angeles, non poteva non essere profondamente cinematografico ed Hardcore.

È notte, siamo in pieno deserto. Accanto ad una macchina parcheggiata vediamo Toxic, il cui volto è coperto da una maschera Kabuki, puntarsi la pistola alla tempia e sparare. Parte la musica e vediamo una muscle car correre per una strada in pieno deserto. I titoli di testa a caratteri cubitali gridano TOXIC IS DEAD (the music video) mentre con una carrellata all’indietro l’immagine diventa schermo televisivo e lo schermo televisivo diventa notiziario. Due criminali in fuga, lo stesso Toxic Avenger e la sua ragazza. Ripresa aerea della muscle car correre in pieno deserto.

L’auto si ferma ad una stazione di servizio. Dal lato passeggero, in un rallenty da sogno, esce la ragazza del notiziario. Il suo look punk, i movimenti da pantera, sono il sogno di molti, compreso il commesso della stazione di servizio che immediatamente si vede ammaliato, lei lo attira a se, le labbra promettono un caldo bacio, la pistola nella sua mano minaccia morte. Il commesso, preso dal panico, apre la cassa e permette alla ragazza di arraffare una manciata di contante. Lei scivola fuori di corsa, parte del denaro cade a terra, corre verso la macchina. Riesce ad entrare mentre al volante, Toxic parte sgommando. Dalle telecamere di sorveglianza, il commesso, imbracciato un fucile a pompa spara alla ragazza.

Lei è ferita, si accascia in macchina, il suo ragazzo guida senza sosta, inseguito dalla polizia. Lei muore.

Senza un posto dove scappare, accerchiato dalla polizia Toxic si ferma in pieno deserto, trascina fuori il corpo della sua ragazza e mentre la polizia lo circonda punta la sua pistola alla tempia e si suicida. Full circle con la scena iniziale.

Il Binomio Bonnie & Clyde è fra i più abusati dell’industria cinematografica, in particolare i primi anni 90 sono stati saturi di coppie non convenzionali in fuga dalla legge in pieno deserto. Basti citare tre esempi di gran classe come Cuore Selvaggio di Lynch, in cui la parabola criminale è contaminata dal Mago di Oz, la cruda riflessione sui media di Oliver Stone in Natural Born Killers (da una storia originale di Tarantino) e l’action iperbolico di Tony Scott True Romance (la cui sceneggiatura di Tarantino, scartata e rimaneggiata da Stone viene seguita fedelmente).

Delacroix attinge dalle stesse fonti per ispirare questo video in cui la parabola dell’amore fuorilegge avviene in quel cortocircuito culturale di fine anni 2000 dove la vecchia guardia dell’exploitation si mescola con le nuove e tendenze (merito o colpa a seconda dei casi del fenomeno Tarantino).

Delacroix è un simbolo perfetto di questo tipo di sottocultura in cui i guilty pleasure di cinefili hardcore diventano materia grezza per rielaborazioni più o meno strutturate in modo da essere appetibili sia alla vecchia guardia che alla nuova. Toxic Avenger tinge il binomio Love/Crime di tragicità e disperazione. Siamo lontani da Mickey e Mallory Knox figurarsi da Bonnie e Clyde. Toxic e la sua ragazza rapinano stazioni di servizio per pochi dollari e ci rimettono la pelle. Toxic is Dead è un videoclip girato in un ottimo digitale che riflette su quel neonoir à là Frank Miller che tanto era di moda nella seconda metà degli anni 2000 e che ora sembra già solo un ricordo.

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