PVP – Kollektiv Turmstrasse: Sorry I’m on late.

md-romero
Tempo di lettura: 4' min
7 February 2017
In primo piano, POLPETTA VIDEO PASSION

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Il Buddy movie, ovvero quel sottogenere di poliziesco in cui due personalità opposte e contrastanti  uniscono le forze per sconfiggere il male sulle strade e aiutare la brava gente, è una di quelle formule che sembrano rimanere invariate nella storia del cinema, un mostro sacro in cui la cui incapacità di rinnovarsi in maniera efficace ha creato parodie involontarie e ibridi grotteschi.

Il tedesco Jakob Grunert non senza ragione di causa utilizza la formula del Buddy movie per donare il suo personale contributo al pezzo del Kollektiv Turmstrasse, Sorry I’m Late. L’industria televisiva tedesca, lontana dai fasti cinematografici di Herzog e Fassbinder e ancor più lontana dai maestri Lang e Weine, ha basato buona parte dei suoi format di successo riproponendo in salsa teutonica serial come l’americano Starksy & Hutch. Molti lettori ricorderanno, oltre allo storico Derrick, un caso per due, Siska, Commissario Rex, squadra cobra 11 e molti, forse troppi altri.

Ci troviamo a Berlino, nella zona della Kottbusser Tor, zona celebre per essere fra le più malfamate della capitale tedesca fra spaccio di droga, prostituzione, microcriminalità e degrado. In una mattina qualunque, due agenti di polizia, un uomo e una donna, vecchi, sfatti e sovrappeso, discutono in auto mentre divorano cibo da fast food scimmiottando un pezzo alla radio (lo stesso Sorry I’m Late). I due quindi, a ritmo di musica, escono dall’auto e in un rallenty à là Bad Boys, procedono ad andare di pattuglia per la zona.

Più che una pattuglia, assistiamo alla tragicomica ribalta di una coppia di bulletti da ospizio. Dopo aver lanciato la bibita per strada passano a fianco ad una coppia di tossici, anch’essi ottuagenari, a cui fanno volare la tazza con le monete per l’elemosina senza tenerli troppo da conto. Ridendo e sghignazzando, balzellon balzelloni i due prodi tutori dell’ordine intercettano, spaventano e molestano con gesti allusivi una cadente prostituta. All’uscita della metropolitana di Kottbusser Tor i due individuano il loro obiettivo, si scambiano eloquenti segnali militareschi e partono verso un innocuo ragazzo di colore (L’unico giovane del video) che fuma tranquillamente appoggiato al muretto.

Gli arrivano alle spalle e tentano di afferrarlo. Il ragazzo prontamente fugge. L’agente donna cade rovinosamente in cima alle scale mentre l’uomo, faticando a tenere il passo con il giovane decide in extremis di estrarre uno spray al peperoncino e spruzzarglielo contro durante l’inseguimento nella speranza di fermarlo. Gli esiti sono fallimentari e nefasti. Lo sbirro finisce in mezzo alla sua stessa nube urticante e cade a terra mentre il ragazzo si allontana verso la salvezza in un momento degno di un corto animato di Chuck Jones. Sopraggiunge la partner passeggiando che sigaretta alla mano, sbeffeggia il collega e lo aiuta ad alzarsi. Dissolvenza in nero sulla dissolvenza sonora e si chiude questo esilarante videoclip.

È sorprendente come un video buffo, grottesco e all’apparenza piuttosto ingenuo come quello di Sorry I’m Late abbia una carica dissacratoria e sovversiva al suo interno. In primis viene non solo dissacrato il ruolo delle forze dell’ordine, argomento su cui torneremo, ma viene dissacrata l’immagine televisiva la coppia di eroici partner simpaticoni e spiritosi che si tramutano al primo allarme in ubermensch e fiondandosi verso rocambolesche imprese contro i soliti noti in una sagra di cliché al limite dell’imbarazzante.

È il serial televisivo poliziesco tedesco ad essere sbeffeggiato, quello tanto caro alla generazione antecedente a quella di chi scrive, l’intoccabile e rassicurante ( E VECCHIA) lotta fra il bene, rappresentato dal centro, dall’ordine e dal familiare e il male rappresentato dalla periferia, dal criminale da poco, dal diverso.

Non è un caso che tutti i personaggi, tranne il ragazzo di colore che sfugge al braccio artritico della legge, siano interpretati da persone anziane. Tutto il comparto di cui abbiamo discusso sopra è qualcosa di vecchio, retrogrado e caricaturale. La scala di valori è venuta, anche a causa degli eventi accaduti in America negli ultimi due anni, a stravolgersi. Ormai è l’uomo delle forze dell’ordine ad essere percepito come il male, un bulletto di strada pronto ad abusare del suo ruolo e a ricorrere a misure estreme ad ogni minima provocazione.

La scena dello spray al peperoncino è emblematica, l’analogia con l’immagine del 2011 del grasso e baffuto poliziotto che senza troppa agitazione ha spruzzato spray al peperoncino su un gruppo di dimostranti seduti a terra durante una manifestazione all’Università Davis della California risulta naturale mentre si guarda il video. Ancora più emblematica è la scelta di ambientare la vicenda a Kottbusser Tor, quartiere difficile di Berlino dove la sempre più forte voce populista auspica soluzioni drastiche e apocalittiche mentre, come in tutti i quartieri problematici d’Europa, il (dis)ordine è mantenuto da forze di polizia pigre, male addestrate e poco inclini a servire e proteggere contribuendo ancora di più a fomentare il degrado sociale.

Grunert costruisce il montaggio e la coreografia del suo video in maniera meticolosa e attenta calibrando i movimenti e le scene sulle note in un digitale pulito e intenso che non risparmia nessuna imperfezione, nessuna ruga, nessuna traccia di unto in un video nitidamente sporco nell’immagine e sguaiatamente terribile nel contenuto.

 

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