PVP – Massive Attack: Voodoo In My Blood (Feat. Finger Fathers).

md-romero
Tempo di lettura: 3' min
8 November 2017
POLPETTA VIDEO PASSION

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Nel maggio del 1981, in quel meraviglioso e magico scenario che è la costa azzurra, durante uno dei festival più importanti del cinema, Il festival di Cannes, viene proiettata una pellicola che diventerà subito oggetto di profonde controversie divenendo De Facto film maledetto e consequenzialmente, pellicola di culto: stiamo parlando di Possession del polacco Andrzej Żuławski.

Il film vede due protagonisti d’eccezione, l’istrionico Sam Neil (Jurassic Park, Il seme della follia, Event Horizon) e la talentuosa ed ammaliante Isabelle Adjani (Adele H., Nosferatu, Driver, Subway), in un dramma grottesco ed onirico dai risvolti vicini all’orrore cosmico. Possession tratta i temi della relazione di coppia in maniera non convenzionale in cui personaggi si sdoppiano e si ricongiungono in uno schema delirante che coniuga l’intimo orrore psicologico all’orrore proveniente dall’oltre, quello innaturale e mostruoso.

La pellicola ottenne un grande successo, premiando l’interpretazione, assolutamente magistrale e sofferta di Isabelle Adjani ma, come tutti i film maledetti, la pellicola, per tematiche controverse e immagini graficamente sconvolgenti ebbe un’infelice fase di distribuzione. Possession, che David Lynch ha definito “la pellicola più completa degli ultimi trent’anni” in un’intervista nel 2006 (ed osiamo dire, oltre che fosse stata fonte d’ispirazione di Lynch, rimane all’oggi una pellicola completa.

La situazione non è migliorata rispetto ad 11 anni fa) la pellicola subì in tutti i paesi al di fuori della Francia (la pellicola è stata prodotta dalla Gaumont, coinvolta recentemente in quel capolavoro di serie Tv che è stata Hannibal) pesanti tagli di censura, rimontaggi e in diversi paesi, come la Gran Bretagna dove finì fra i famigerati Video Nasties a far compagnia ad Ilsa la Belva delle SS ma anche a Salò di Pasolini, addirittura bandita.

Oggi grazie alla distribuzione della rete e agli appassionati, quello che viene definito il capolavoro di Żuławski, è uscito da polverosi scaffali di equivoche videoteche dove veniva preso con altrettanto equivoche intenzioni e, finalmente nella sua lunghezza originale, di 123 minuti, può essere visionato e apprezzato dal pubblico di tutto il mondo in tutta la sua genialità.

La seconda vita di questa pellicola di culto ha generato in maniera quasi istantanea una lunga serie di omaggi, imitazioni, citazioni ed il videoclip che accompagna Voodoo In my Blood dei Massive Attack del 2016 è solo l’esempio più lampante. Le similitudini sono talmente palesi da rasentare il plagio in una regia che riproduce shot to shot la scena del sottopassaggio di Possession. Andiamo a vederle insieme:

Il video di Voodoo in my blood si svolge in un sottopassaggio di una metropolitana, in maniera analoga alla scena dove Isabelle Adjani viene attaccata da una forza sconosciuta. I movimenti spastico compulsivi di Rosamund Pike, aggredita dalla sfera dorata, simili ad un atto di violenza e sottomissione sessuale in alcuni punti, di danza tribale in altri, se affiancati alla scena, di molto più cruenta e grottesca interpretata dalla Adjani appaiono identici in più punti.

Anche la scelta del colore: il Giallo delle pareti, l’oro della sfera, il biondo di Rosamund Pike (amplificato dall’unica nota nera dell’abito) ma soprattutto i movimenti di camera sono scelte registiche da parte di Ringan Ledwidge che ricalcano i movimenti e l’uso esasperato del blu nella scena di Żuławski nel cui finale, risaltano il bianco (prima del latte, poi del vomito, identificabile come sperma della creatura) e del rosso (il sangue) ad atto compiuto. La presenza demoniaca, invisibile agli occhi in Possession tranne che nel finale (ad opera del maestro Carlo Rambaldi) si palesa nel videclip di Ledwidge come una sfera dorata, un device all’apparenza tecnologico ma a tutti gli effetti mistico, simbolo dell’anima in molte culture (il seme dorato da cui sboccia la nuova vita) qui in un atto di aggressione/violenza (palese se si affianca a Possession) nei confronti della protagonista.

La seconda vita del capolavoro di Żuławski sta mietendo un’eredità tardiva, com’è stato per le tecniche di montaggio frenetico e dell’uso diabolico dello Stop Motion in Tsukamoto, in una schiera sempre più folta di accoliti. Non possiamo che ammirare Ledwidge e la bravura della Pike per averci regalato un omaggio di qualità che ci dà l’occasione ancora una volta di far riscoprire ai nostri lettori un capolavoro oscuro del cinema. Imitation is the sincerest form of Flattery.

Un’ultima curiosità: il sottopassaggio come luogo di violenza (di tipo sessuale) ritorna in due opere successive al film di Żuławski. Il controverso Irreversible di Gaspar Noè in una esasperante e crudelissima scena (spesso citata fra le più disturbanti della storia del cinema) in cui Monica Bellucci viene aggredita e stuprata da un criminale e nel libro Crime di Irvine Welsh dove il protagonista, in un flashback ricorda lo stupro subito da parte di un gruppo di balordi, senza contare l’inseguimento e sodomizzazione tramite membro di metallo dell’attore di culto Tomorowo Taguchi da parte di una donna mutante in TETSUO THE IRON MAN.

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