PVP – Eminem: Stan.

md-romero
Tempo di lettura: 6' min
15 February 2017
POLPETTA VIDEO PASSION

eminem 2

“Dear Slim, I wrote you but you’re still ain’t Callin, I left my cell, my pager and my home phone at the bottom…”

La conosciamo tutti, l’inizio di Stan del leggendario rapper Marshall Mathers III in arte Eminem.

Stan è il nome di un fan del rapper criminale e psicopatico Slim Shady (alter ego biondo dello stesso Eminem), non un fan qualunque ma il fan numero uno, talmente ossessionato dal suo idolo da ossigenarsi i capelli di biondo e voler chiamare la figlia Bonnie (in onore al pezzo ’97 Bonnie And Clyde dove Eminem/Slim, dopo aver tagliato la gola alla moglie (Kim) va verso la spiaggia assieme alla figlia Hailie per disfarsi del cadavere della moglie). Le lettere che Stan scrive a Slim Shady non trovano risposta, questo provoca nel fan un collasso nervoso in quanto il suo amore malato per il rapper era l’unica via di fuga, l’unico barlume di speranza in una vita altrimenti grigia e fallimentare. Stan intrappola la moglie nel bagagliaio della sua auto, e ubriaco (il verso “I drank a fifth of Vodka, Dare me to drive?” si rifà al pezzo Role Model su The Slim Shady LP) si getta con la auto da un ponte. Slim risponde, troppo tardi alle lettere inviategli dal fan cercando di dissuaderlo dal compiere qualche follia, rendendosi conto en Passant, di aver sentito al telegiornale la notizia dell’omicidio suicidio di Stan.

Elegante singolo del terzo album del diavolo bianco di Detroit (The Marshall Mathers LP), Stan riflette sul rapporto fra un personaggio pubblico e i suoi fan. In particolare Eminem, fin dagli inizi criticato per essere un pessimo modello per i giovani, mette in scena senza la sua consueta ironia una tragedia che ricalca quella che lui stesso ha vissuto, di un bianco che sopravvive sotto la soglia della povertà con moglie e una figlia da sfamare.

Stan è Marshall senza il dono della rima e quindi per sfuggire alla realtà ricorre all’imitazione, alla mimesi, all’identificazione ossessiva (“I never knew my father too” e “I read about your Uncle Ronnie too, I’m sorry, I had a friend kill himself over some bitch who didn’t want him” rispettivamente riferiti all’abbandono del padre di Eminem quando lui era in tenera età e al suicidio dello zio Ronnie, malato di mente, nel 1991 con un colpo di fucile) fino a mettere in scena nel gran finale l’omicidio della ragazza elevandone la crudeltà per distaccarsi dal divo che l’ha snobbato.

Recita il testo: “I didn’t slit her throat, I just tied her up, see, I ain’t like you ‘Cause if she suffocates she’ll suffer more, and then she’ll die too”. Il 97’ Bonnie and Clyde e in Kim, Slim/Eminem taglia la gola della fidanzata Kim (in seguito ad un tradimento) e poi ne nasconde il corpo esanime nel bagagliaio. Stan invece si getta dal ponte con la fidanzata incinta ancora viva nel bagagliaio ritenendolo un modo efficace e superiore per farla soffrire.

Il rapporto ossessivo fra alcuni fan e degli artisti è materia sempre attuale. Il fan trova sollievo dal prodotto artistico e ne trae ispirazione per sopravvivere al quotidiano. L’hip hop, in particolare, è nato per rivolgersi ai giovani di ceti bassi, in situazioni precarie e di degrado. Molti dei cenni autobiografici nei pezzi di 2Pac o di Eminem sono quell’aiuto, quel barlume di speranza che un individuo che sta crescendo nella stessa situazione ha bisogno per arrivare alla fine della settimana e mettere in sesto la propria vita.

Il sottotesto di alcune tragici aneddoti messi insieme da Eminem negli anni (If I Had, Rock Bottom, Beautiful, ‘Till I Collapse, Headlights e molte altre) servono a dire “Non sei solo” all’ascoltatore e, mentre altri pezzi sono imputabili all’alter ego malvagio Slim Shady (Without Me, Criminal, Kim, Undergroud, Guilty Conscience ecc…) qui è Marshall in persona che parla lontano da costrutti horrorcore e clamore mediatico. Stan si tramuta nel mostro che i media credono (e auspicano) si possa tramutare qualsiasi giovane che possa seguire il rapper di Detroit riducendo la complessa figura di Eminem/Shady al mero linguaggio sboccato e alla violenza brutale, ovvero eclissando le qualità artistiche e umane di Marshall Mathers, elevando il fittizio Slim Shady, caricatura carica di humor nero e valvola di sfigo a figura reale, assoluta e contaminante.

Il videoclip, diretto da Phil Atwell con la collaborazione del produttore e mentore Dr. Dre, rimpolpa ulteriormente il costrutto narrativo di Stan. Vediamo Stan (interpretato da Devon Sawa) profondamente ossessionato e malato per il suo idolo. Si tinge i capelli con la candeggina e maltratta verbalmente la fidanzata incinta (interpretata dalla talentuosa Dido che presta la sua Thank you al ritornello di Stan) che non riesce a capire cosa sta accadendo al suo uomo.

Passa le giornate in un seminterrato buio tappezzato di immagini di Eminem scrivendo lettere su lettere, guardando a ripetizione i suoi videoclip mimando saluti e conversazioni con il suo idolo mentre la fidanzata, sola, sprofonda nella depressione. Slim/Marshall, in quel momento in tour, ha poco tempo per leggere o rispondere alle lettere inviategli, durante un concerto.

Nonostante incroci Stan, assieme al fratello Matthew, non si sofferma a salutare e questo inizia ad adirare il fan che si lascia andare in comportamenti sempre più violenti e malati, sfogando le sue frustrazioni sulla fidanzata. È proprio la fidanzata che scopre nel seminterrato una foto di del suo ragazzo a cui a fianco, dove prima c’era la Lei, vi è appiccicata una foto di Slim Shady. Viene scoperta da Stan e chiusa nel bagagliaio in una scena che ricalca i colpi di scena (ab)usati nei film Slasher (di cui lo stesso Eminem è un grande fan). Quello che segue è l’inevitabile omicidio suicidio della canzone durante il quale un ubriaco e piangente Stan detta ad un nastro l’ultima missiva al suo ormai scaduto idolo.

Slim risponde alla lettera durante dalla roulotte del tour, il momento è emblematico perché c’è un netto contrasto da Stan, tramutatosi in Slim Shady e un mite Eminem che, occhiali da vista sul naso, risponde con consigli fraterni e rassicuranti al fan ormai morto, inviando anche un cappellino autografato per il fratello minore, grande fan quanto Stan. Sul finale vediamo il fratellino, Matthew, piangere sulla tomba di Stan, la madre lo sgrida, possiamo immaginare quello che lei gli sta dicendo. Il rimprovero è diretto alla sua ossessione (ancora maggiore che nel fratello) nei confronti di Eminem. Sul finale vediamo che anche Matthew ha i capelli tinti di biondo.

Il personaggio di Matthew tornerà nel 2013 in Bad Guy (traccia d’apertura di The Marshall Mathers LP2). Ormai cresciuto, con la vita rovinata dal suicidio del fratello, incapace di andare avanti, Matthew Mitchell, decide di vendicarsi del rapper, lo rapisce dalla sua casa e dopo averlo chiuso nel bagagliaio dell’auto si getta con dallo stesso punto in cui era morto il fratello.

In questo pezzo è chiaro che i fratelli Mitchell rappresentano il senso di colpa e di condanna per tutti i crimini commessi durante la sua carriera e da cui sente di essere uscito impunito ( dal testo di Bad Guy: I also represent anyone normally seen on the end of these jokes of a beat/I’m the nightmare you fell asleep in and woke up still in/I’m your karma closing in with each stroke of a pen/Perfect time to have some remorse to show for your sin/No, it’s hopeless, I’m the denial that you’re hopelessly in/When they say all of this is approaching its end/But you refuse to believe that it’s over, here we go all over again).

Il video e il singolo crearono non poche polemiche che alimentarono le accuse di misoginia nei confronti di Eminem e gli impedirono, nell’edizione di Sanremo 2001 di cantare Stan sul palco dell’Ariston costringendolo (o meglio istigandolo) a proporre, assieme ai D12 la più caustica e provocatoria The Real Slim Shady. Chi non avesse fino a quel momento visto il videoclip di Stan ha potuto gustarlo con annessa traduzione del testo durante notiziari televisivi in cui si polemizzava sulla scelta (secondo molti di cattivo gusto) di far cantare il rapper di Detroit ad una “manifestazione canora rispettabile” come Sanremo (le virgolette le ha inserite con intento provocatorio chi scrive).

Bel paese a parte è imperdibile la live performance di Stan in cui la parte di Dido è cantata da un immenso Elton John che più volte si è esposto in difesa dell’arte di Marshall Mathers contro le accuse di omofobia (partite da Moby) Misoginia e Razzismo (da parte del rapper e produttore Benzino).

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