Accuse a Peggy Gou: è giusto quello che ha fatto Daniel Wang?

richard
Tempo di lettura: 3' min
8 December 2020
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Il dj Daniel Wang attacca la superstar coreana in uno status su Facebook in cui rivela dettagli personali e accuse a tutto campo

Nelle ultime ore ha fatto più che scalpore un lungo sfogo pubblicato su Facebook dal dj e producer Daniel Wang accusando in sostanza Peggy Gou di aver costruito la sua carriera sul nulla oltre ad essere una persona orribile, arrogante, patologicamente narcisista e devota soltanto al successo e al denaro. Il tutto corroborato da una serie di dettagli personali sulla vita della dj coreana. Il post intero lo potete leggere qui:

Un fatto che sta facendo molto discutere e che prevedibilmente vede contrapporsi diverse fazioni e diverse scuole di pensiero, dai fan ai detrattori di Peggy Gou, e i puristi della scena elettronica che mal digeriscono tutti quegli artisti che hanno più successo per la loro immagine piuttosto che per effettivi meriti musicali. Certo è che sarebbe troppo semplicistico classificare il lungo post di Wang solamente come un attacco personale mascherato da critica allo star-system della scena elettronica, o viceversa. Quello che emerge è molto altro, e non c’è nulla di che applaudire.

Ma andiamo con ordine. Prendendo anche per vere tutte le dichiarazioni in cui si dipinge Peggy Gou come una vicina di casa maleducata e un despota nei confronti dei suoi collaboratori, pensate davvero che sia l’unica persona al mondo e nel panorama musicale mondiale a comportarsi come viene descritta? E se anche fosse pensate davvero che rivelare sui social diversi dettagli personali della sua vita sia un buon modo per dimostrare al mondo che non è una brava persona? Per essere onesti fino in fondo, il post di Daniel Wang è perseguibile legalmente (e moralmente) in almeno dieci punti. Diffamazione, bodyshaming, violazioni della privacy, nello sfogo di Wang c’è tutto questo ed è un vero peccato, perché se avessimo potuto leggerci dietro una critica ben argomentata a quel sistema malato che premia l’apparenza piuttosto che la sostanza (e sul quale si fonda il mondo dei moderni influencer), tutte le violazioni elencate prima relegano questa critica in ultimo piano, mettendo Wang stesso in una pessima posizione. Perché per quanto una persona possa starci sulle palle, nessuno ha il diritto di violare la sua privacy rendendo pubblici dettagli e aneddoti della sua vita privata, e su questo dovrebbero comunque riflettere tutti coloro che in questo momento stanno glorificando l’uscita di Daniel Wang. Per quanto ci riguarda il suo appare più come un maldestro tentativo di iniziare un me too nei confronti della Gou, visti i successivi post in cui pubblica diversi commenti con aneddoti simili riportati nel suo status, e la chiosa finale “sentiti libero di condividere se sei indignato” tipica di chi l’urgenza di far arrivare il suo messaggio a quante più persone possibili.

Persino definire “sfogo” il post di Wang sarebbe riduttivo. Come affermato da lui stesso è stato meditato a lungo, reso pubblico alle quattro del mattino e la cosa che colpisce di più è una delle motivazioni: “i need to do this for my mental health”. È dentro questa frase che si cela una questione forse non superficiale, ossia la salute mentale di Wang nel momento in cui ha sentito il bisogno di rendere pubblici i suoi pensieri. Che motivo avrebbe un dj con una più che onorata carriera ventennale alle spalle rischiare tutto attaccando così personalmente un altro artista? Persino chi lo conosce personalmente ritiene difficile capire perchè abbia sentito il bisogno di scrivere quel tanto, essendo lui una persona intelligente e sensibile. Con questo non vogliamo certo dire che Daniel Wang stia perdendo la ragione o che abbia bisogno di un tso, ma vale la pena ricordare che questo non è un anno come tutti gli altri, è un 2020 colpito da una pandemia mondiale che ha sovvertito tutti gli equilibri e disintegrato completamente una serie di certezze che davamo per scontate fino a pochi mesa fa. Isolamento, mancanza di lavoro e di prospettive a breve termine hanno creato danni psicologici enormi alle persone, e non è da escludere che questo possa aver influito in qualche modo sulle ragioni che hanno spinto Wang a pubblicare quello status prendendosi parecchi rischi di natura legale. Certo questo non legittimerebbe comunque tutta la serie di violazioni personali a cui si è prestato, ma vale la pena considerarlo per dare un quadro più ampio a tutta la faccenda. Il capitolo resta aperto ma vale davvero la pena discutere della questione per il modo in cui è stata impostata? Probabilmente no se il punto d’inizio dev’essere una sfuriata utile più ad una rivista di gossip che per un’accurata riflessione sul tema dei dj nell’era dei social network.

 

Foto di copertina: Janine Billy (Peggy Gou alla roBOt night di Bologna)

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