Never hype. Ever ahead. Jazz:Re:Found X Edition.

sergio-creep
Tempo di lettura: 4' min
11 December 2017
Review 4 U

Essere accolti da una buia e bianca autostrada, leggere sul cartello “Torino” e trovare parcheggio in zona Barriera Milano” sono solo una piccolissima parte delle belle sensazioni che ci portiamo a casa insieme alle positive vibes di Jazz:Re:Found.

Ad un anno dalla scorsa edizione ci troviamo finalmente ad approcciarci con il decimo intensissimo festival del collettivo CASANOEGO, questa volta in tenuta decisamente riformata.

Tutto sommato se ci proponessero il gioco del “trova le differenze” fra l’edizione 2016 e quella che si è tenuta fra il 29 Novembre ed il 2 Dicembre appena trascorsi, potremmo fare molta fatica a riconoscerle, nonostante tutti i cambiamenti effettivi che il festival ha subito.

Come descritto nei nostri precedenti articoli le location non sono le stesse rispetto l’ultima edizione, ma poco importa quando riesci a contestualizzare il tutto al meglio.
Del Supermarket ci portiamo dietro la bellissima idea di uno dei club più idonei a mantenere tal definizione: grande capienza ma “calore” da vendere, forte feeling dj-pista e la “club room” con i vetri insonorizzati del piano superiore offre un ulteriore punto di decompressione dove proporre artisti particolarmente ipnotici, come il progetto dei Capofortuna che vede Davide Santandrea aka Rame e il polistrumentista Riccardo Cardelli alle prese con diversi sintetizzatori e drum machine, ricercando il lato più profondo di un funk essenziale, senza troppi fronzoli ma con fraseggi alle volte anche molto coinvolgenti e lunghi al punto tale da definire un vero e proprio “percorso” melodico all’interno di ogni traccia. L’accompagnamento del basso elettrico dona infine il groove necessario a farci godere a pieno della loro presentazione.

capofortuna

(photo credit: Paolo Properzi, Lorenzo Giordano & Mauro Puccini per Jazz:Re:Found)

Remake, pezzi inediti, creatività e tanto altro ancora.

Oltre a questa abbiamo assistito a molte altre esibizioni strepitose, tanto che bisognerebbe dedicare uno speciale ad ognuna ad ognuno di loro.

Fra i live la magnifica presenza scenica di Cory Henry & the funk apostles nell’evento di apertura del Mercoledì ha sicuramente offerto la miglior introduzione a quanto sarebbe avvenuto successivamente.

cory henry

(photo credit: Paolo Properzi, Lorenzo Giordano & Mauro Puccini per Jazz:Re:Found)

Non si può mancare dal segnalare dj set come quello di Nicky Siano: un nome che non necessita di descrizioni, la storia fatta dj.

Ha visto nascere i primi club di NY e ne ha caratterizzato l’animo e lo stile con il suo carisma. Artefice di una performance senza tempo e, ad esempio, è stato in grado di farci muovere il culo con una rara selezione disco dei 70’s(e non solo) che suona ancora attuale, intervallata al groove di “Sexy MF” di Prince.
Poesia? Troppo alcool nei nostri corpi? Sta di fatto che si ballava come i matti!

nicky siano

(photo credit: Paolo Properzi, Lorenzo Giordano & Mauro Puccini per Jazz:Re:Found)

Anche Motorcity Drum Ensemble ha dato lezioni di stile. Ancora una volta padrone della pista e in grado di portarla dove vuole, soprattutto in giro fra la disco, l’elettronica, e l’house grazie ai suoi ritmi “lenti” ed avvolgenti e a percussioni profondissime.

mcde

(photo credit: Paolo Properzi, Lorenzo Giordano & Mauro Puccini per Jazz:Re:Found)


E poi Peggy Gou, Tama Sumo ed una bellissima “playlist” (riferimento non casuale al suo libro dedicato alle playlist appunto) a cura di Raffaele Costantino sempre nella club room: voce di MusicalBox su Radio2 e grande esploratore dell’elettronica in tutta la sua interezza, anche fin dove tocca i confini con la naturalezza dei suoni etnici e provenienti dal mondo, da cui pare tragga ispirazione.

Il teatro della parte più marginale degli scenari musicali affrontati del festival è sempre il Supermarket (main venue) e questa volta si va ad attingere da due frange dell’elettronica apparentemente distanti dal jazz, ma facilmente riconducibili ad alcune sezioni della black music da cui traggono spunto fra i 90 e il primo decennio del 2000, come la Drum’n’Bass e la Jungle.

Entrambi da Bristol, entrambi 2 pezzi grossi: il primo è Roni Size, noto per l’enorme lavoro con il collettivo Dub “Reprazent” e per la creazione di un album culto come “New forms”, uno dei 7 lavori che lo hanno portato sull’olimpo della DnB.

roni size

(photo credit: Paolo Properzi, Lorenzo Giordano & Mauro Puccini per Jazz:Re:Found)

L’altro invece risponde al nome di Goldie, più “sporco” sotto il punto di vista produttivo e artefice di un’altro tassello fondamentale per la DnB/Jungle, “Timeless”.
Attore, artista, dj, denti d’oro e grande amante del divertimento, in perfetta sintonia con il pubblico che è lì anche per lui.

goldie

(photo credit: Paolo Properzi, Lorenzo Giordano & Mauro Puccini per Jazz:Re:Found)

Questa edizione è stata caratterizzata da una grande affluenza, ed è stata in grado di catturare nuovamente pubblico di tutte le età grazie all’eterogeneità dei generi proposti, e grazie alla grande capacità di collocare nei posti giusti e nei momenti giusti, artisti che oggi festeggiano il 20° anno del loro primo album insieme ad artisti che si stanno affermando proprio ora con la presenza in questa bellissima fiera del gusto musicale.

folla

(photo credit: Paolo Properzi, Lorenzo Giordano & Mauro Puccini per Jazz:Re:Found)

Degustando qua e là c’è la possibilità di muoversi attraverso Torino cercando ancora spezzoni del festival nelle altre location: ad esempio in una bella chiacchierata live fra Goldie e la penna più famosa d’Italia (in quanto a musica) Damir Ivic al “Comodo 64“; Al “Blue bellissimo loft” troviamo invece il collettivo “GRiot” alle prese con tematiche sempre d’attualità, anzi, proiettate verso un futuro dove l’approfondimento sulle comunità Italo-Eritree in Italia possa essere la base per motivazione per la nascita di generi artistico-musicali autoctoni (per intenderci come potrebbe essere stato il Grime negli UK); andando avanti incontriamo anche Capibara, Indian Wells e Tweedo nel bellissimo “Astoria bar & Basement”.

Come l’anno scorso è stata una splendida visita della città grazie alle numerose location dislocate fra loro, un tour veramente hard da seguire dal suo inizio alla sua fine ma indubbiamente il più completo che lo scenario che l’intrattenimento culturale Italiano possa attualmente proporre.
Le tematiche nuove non spaventano i ragazzi di CASANOEGO, soprattutto se devono essere rapportate a dei capisaldi della loro formazione musicale (vedi la scena di bristol e la forte presenza della disco), del resto siamo ormai alla decima edizione di un festival che ora deve puntare alla maggiore età, accumulando ancora esperienza, sperimentando e commettendo errori, che purtroppo o per fortuna non siamo riusciti a riconoscere quest’anno.

E l’anno prossimo cosa ci aspetterà?
Magari ne riparleremo a breve con i diretti interessati.

Ehi, hai mai sentito parlare di Patreon?
Dal momento che sei qui, perché non contribuire?

Patreon è un sistema di micro-donanzioni ricorrenti con il quale supportare economicamente Polpetta e permetterci di continuare ad offrirti contenuti favolosi.

Diventare membro di Patreon è facilissimo!

Contribuisci ora

Partecipa alla conversazione!