Montage Of Heck – il docufilm sulla vita di Kurt Cobain

janine
Tempo di lettura: 3' min
30 April 2015
Art, In primo piano, Review 4 U

Il 28 ed il 29 Aprile 2015 era in programmazione in alcuni multisala italiani la proiezione di “Montage Of Heck“, il docufilm sulla vita di Kurt Cobain, cantautore del gruppo Nirvana.
Cobain , oltre ad essere forse l’ultima vera rock star portata al successo interplanetario da un sistema mediatico eccessivo e distruttivo, ha avuto una storia personale che ha segnato in modo indelebile tutto il mondo del pop-rock moderno.
“Montage of Heck” è un miscuglio, ben assortito e ben curato, di : interviste alle persone che sono state più vicine a Kurt nel corso della sua vita; dalla sorella alla madre, il padre, la matrigna, la prima fidanzata, Krist Novoselic (bassista dei Nirvana) e l’immancabile Courtney Love (moglie di Kurt). Ma anche di registrazioni audio personali di Kurt, disegni e pagine del suo diario (forse la cosa più toccante a cui si ha accesso in questo film). Filmati di interviste e concerti dei Nirvana dall’inizio della loro avventura alla loro ascesa ed infine alla loro discesa. Filmati privati girati dallo stesso Kurt o da Courtney in situazioni intime e familiari insieme alla loro piccola Frances.

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Il docufilm si prende il difficile compito di analizzare la storia personale ed intima del leader dei Nirvana da quando era bambino, indagando nei suoi rapporti familiari e sociali, nella sua adolescenza turbolenta e solitaria, ma soprattutto sofferente.
Molti adolescenti, per non dire tutti, vivono con difficoltà il percorso di crescita, la socialità; ma c’è chi, come Kurt, avendo una situazione molto difficile in casa decide di chiamarsi completamente fuori da ogni rapporto interpersonale e rinchiudersi in un mondo solitario e di fantasia, ma protetto. Il mondo “fantastico” di Kurt viene illustrato come un mondo dove lui si rinchiudeva a dipingere, scrivere e suonare del suo dolore; dolore che proveniva dalle riflessioni verso l’incompatibilità con il mondo e con le altre persone.

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Dopo anni di solitudine arriva l’aggregazione dei Nirvana ed in “Montage of Heck” mostrano la loro ascesa mediatica in modo magistrale. Le interviste che si vedono mostrano quasi sempre come portavoce della band Krist Novoselic. Kurt, invece, in queste è sempre imbronciato, silenzioso a volte visibilmente annoiato. Le poche volte che rilascia dichiarazioni sono frasi del tipo “odio le interviste, le trovo inutili.” o “secondo me è stupido parlare, dice già tutto la mia musica”. Insomma era visibile fin dall’inizio che a Kurt non piaceva e non interessava fare “l’idolo delle masse”.

Quello che più mi ha colpito nell’analisi del documentario è il ruolo della stampa nella vita pubblica e privata di Kurt. Forse è normale in un paese come l’America, forse è normale nel “mega big system” della musica americana non riuscire più ad avere un briciolo di intimità una volta diventati famosi e a sentire che la tua fama è ciò che ti tiene in trappola, che ti rende paradossalmente prigioniero.

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I minuti del film scorrono veloci e con loro anche gli anni di Kurt. Arriviamo a Cortney, alla droga, alla volontà da parte di entrambi di costruire una famiglia ma anche di non voler rinunciare all’eroina. Gli spezzoni video di quegl’anni, le foto e le pagine del diario di Kurt sono davvero impressionanti, ma mi ha fatto sorridere perchè sembra, alla base di ciò che è raccontato in “Montage of Heck”, l’unico periodo in cui Cobain sembra davvero felice, quasi sereno; sicuramente le droghe facevano la loro enorme parte, ma probabilmente il lato più romantico di me ha letto in quelle scene anche momenti di pura e semplice gioia.

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Ovviamente mediaticamente non si poteva di certo farla franca da una gravidanza in eroina da parte della moglie del poeta grunge d’America. E così la stampa si divorò  lui, sua moglie e la loro piccola Frances.

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Il finale lo conoscete.

Il quadro che esce da questo ritratto davvero molto intimo, forse il più intimo possibile, è di un ragazzo ed un uomo fragile, che scriveva delle proprie sofferenze incomprese che però erano in realtà i dolori non detti di tutti. Un ragazzo che puntava al successo e che il successo ha avuto perchè “peccava” di determinazione almeno quanto di sensibilità; ma che da questo successo è stato poi drammaticamente divorato. Si, perchè i burattinai del successo non sono molto sensibili, a loro non interessa quanto certe velenose frasi scritte per vendere qualche copia in più possano avere effetti psicologici devastanti su chi sta davvero dietro alla bella faccia in copertina su Rolling Stone.
Ma erano gli anni ’90, era la tv, era la carta stampata, era il grunge; era Kurt ed era Cortney.
Sicuramente la droga e la depressione intrinseca di Kurt hanno fatto il loro corso ma mi auguro anche che nel 2015 il suo messaggio più importante sia stato davvero recepito e compreso da musicisti, giornalisti, addetti ai lavori, fan e dai semplici appassionati di musica ed arte : “lasciamo che sia la musica a parlare, è già tutto lì”.

WORDS BY JANINE BILLY

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