Lokiss // Frontier 2014 // Bologna

polpetta
Tempo di lettura: 4' min
5 August 2014
Art

É il turno di uno dei Writer più eclettici e produttivi d’Europa: Vincent Elka, in arte Lokiss. L’artista francese ha dato nuova vita a una delle “casette” di Largo Caduti del lavoro. Godetevi le immagini della sua opera e scoprite i particolari della sua triplice identità artistica.


Sei considerato un precursore di uno dei più significativi movimenti artistici alternativi degli ultimi 30 anni. Come sei approdato nel mondo del Writing?

Da quasi 30 anni dipingo sui muri, faccio video arte, sono un musicista ed uno scultore… ho fatto molte cose ma ad 15 anni ho cominciato con i Graffiti.
Se oggi faccio Graffiti è per pura coincidenza. Quando ho iniziato non avevo una grande conoscenza di quest’arte e non ero molto interessato all’arte in generale, è stato veramente frutto del caso.


Hai sviluppato il tuo gesto artistico all’interno della prima ondata del Writing degli anni ’80, insieme a un’estetica unica, singolare e astratta: raccontaci com’è cambiato il tuo stile.

Il percorso che mi ha portato a raggiungere uno stile originale e astratto è stato lento, scandito da incontri e dall’accrescere della mia cultura artistica.
Per me è difficile definire quale sia stato il fattore scatenante che mi abbia portato a questo stile. Qualcuno ha riconosciuto in me influenze di pittori come Delaunay e Kupka, ma in realtà non è così semplice e automatico. Non si è trattato di sfogliare un libro e poi andare a dipingere su un muro. Ad influenzarmi sono stati soprattutto gli incontri con artisti che avevano una grande cultura e che si erano rivolti all’astrazione. Non c’è stato un momento particolare che improvvisamente mi abbia fatto dire  “Ok, ora cambio stile”.


Chi o cosa ha influenzato il tuo lavoro?

La musica è stata importante. Il mio lavoro è stato molto influenzato da quella moderna e contemporanea. C’è anche un film, molto conosciuto, 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, dove c’è una scena in particolare, il momento dell’arrivo su Giove, quando accanto al viso dell’astronauta passano tutte quelle forme geometriche. Quella scena è stata una grande fonte d’ispirazione, molto di più di quanto lo possono essere stati l’animazione o il fumetto.


Sei un artista poliedrico, lavori sui muri, sulle tele, fai sculture, video e grafiche. Pensi che sia giunto il momento per il Writing di spostarsi dai muri anti convenzionali per entrare nelle Gallerie d’arte e nei Musei?

A mio parere i graffiti non dovrebbero mai trovarsi su una tela, ma solo su dei muri.
C’è una dimensione particolare di tempo e spazio e la bomboletta permette molte cose. Questo genere di stile che vedete alle mie spalle non lo dipingo mai se non su dei muri. E’ una questione di scala, di dimensione. Tentare di riprodurlo su una tela sarebbe ridicolo.
Se passi dalla strada ad una galleria è necessario evolversi. Quello che c’è di interessante è il cambio di supporto e di tecnica, si può fare della fotografia e un sacco di altre cose, ma tentare di riprodurre quello che in strada fai in grande scala per riproporlo in una versione più piccola è davvero impensabile.
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You are considered to be a forerunner of one of the most significant alternative movements of the last 30 years. How has been your first introduction to Writing’s world?

Since almost 30 years I’ve been painting on walls, making art videos, I’m a musician and a sculptor…I made a lot of things, but when I was 15 I started with Graffiti.
If now I make Graffiti is a coincidence. When I started I didn’t have a great knowledge of this art and I wasn’t really interested to art in general, it was really just a coincidence.


You have developed your artistic gesture in the context of the first Graffiti wave in the ‘80s, and a singular writing and unique abstracted aesthetic: tell us how is changed your style.

The artistic path which drove me to reach an original and abstract style has been slow, articulated by various encounter and by the growing of my artistic culture.
For me it’s hard to define whic has been the starting factor that brought me to this style. Someone recognised in me influences of painters like Delaunay and Kupka, but it’s not so simple and automatic at all. It’s not just about leaf through a book and then go to paint a wall. What really influenced me has been the encounter with artists who had a great culture and who aimed to abstraction.
There wasn’t been a particular moment that suddenly made me say: Ok, now I’m going to change my style.


Who or what has influenced your work?

The music has been important. My work has been influenced by modern and contemporary music. There’s also a movie, very famous, 2001 space Odissey by Stanley Kubrick, in which there’s a scene in particular, the moment of the arrival to Jupiter, when close to the astronaut’s face pass all those geometric forms. That scene has been a great muse to me, much more than animation or comics.


You are a multi-form artist, you work on walls, canvas, you make sculpture, videos and graphics. Do you think it’s time for Writing’s art to move from anti-institutional walls and go into art galleries an
d museums?

By my opinion Graffiti shouldn’t never be on a canvas, but just on walls. There’s a particular dimension of time and space and the spray let to do a lot of things. This kind of style you are watching behind me, I never paint it if not on walls. It’s a matter of scale, dimension. Try to reproduce it on a canvas it’d be ridiculous.
If you move from street to Gallery it’s indispensable to evolve. What’s interesting is the change of support or technics, you can do photography and a lot of other things, but trying to reproduce what you do in the streets in a big scale and then propose it again in a smaller version, it’s really unthinkable.

INFO
www.emosmos.com
www.facebook.com/emosmos

 

Intervista e foto di Cristina / traduzione francese-italiano di Eleonora Fantoni

 

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