Jimi Jules – Bogotà EP

polpetta
Tempo di lettura: 3' min
16 February 2016
Review 4 U

jimi_jules

 

La fine di febbraio è un periodo dell’anno che ho sempre amato. Le giornate iniziano ad allungarsi, il sole inizia a farsi più caldo e [finalmente] le sessioni esami finiscono. Posso finalmente dedicarmi a tempo pieno alle attività che più mi piacciono. In tutta questa presa bene, cade proprio a puntino l’uscita dell’ultimo Ep, “Bogotà EP”, dell’elvetico Jimi Jules, prevista per il 22 febbraio.
Jimi nasce a Berna e cresce nella città di Zurigo. Il background musicale della sua famiglia lo indirizza verso l’Università delle Arti dove si specializza in produzione e mixing. Riesce a farsi notare grazie al suo stile molto particolare, ricco di influenze groove e caratterizzato dalla presenza di strumenti a fiato, atipici nel genere elettronico.
Lo step successivo nella sua carriera professionale è la capitale tedesca. Incomincia così la sua ascesa dai piccoli club fino alle consolle dei maggiori festival europei ed americani, per trovare poi una fissa dimora dietro la consolle del Watergate Club.
Proprio per la label dell’omonimo Club berlinese uscirà a fine mese il suo ultimo lavoro, in vinile 12” , composto da 3 tracce:

– (A) Hunderblick, 7:39

– (B1) Modulation, 6:28

– (B2) Bogotà, 8:34 

per un totale di 22 minuti. Il brano che apre il disco è Hunderblick. Parte con un beat molto regolare e tranquillo. I primi tre minuti sono un lunghissimo crescendo che sfocia in un’ evoluzione ritmica molto strutturata caratterizzata da drums sincopati che accompagnano l’ascolto per i successivi due minuti. Dopo il quinto minuto il brano subisce un’ulteriore evoluzione. Ci sono dei lunghi vocalizzi che si intersecano con un synth. Dopo pochi secondi si aggiunge nuovamente la base ritmica che ha caratterizzato i primi 5 minuti del brano. Il finale è speculare all’inizio, con il ritorno del beat regolare e tranquillo che pian piano diminuisce fino a spegnersi.
Modulation parte subito dopo. È il brano più corto del disco ed inizia con un beat secco e lontano.
Si aggiungono poi una cassa, profonda ed incessante, seguita a ruota da un synth cadenzato ed ansioso. Dal minuto 1:33 una voce ripete incessantemente il titolo del pezzo: “Modulation”.
La continua ed incessante evoluzione della componente ritmica crea un’assuefazione totale e pian piano sprofondo nel buco nero del beat. Ritorno a galla verso la fine, quando il volume della cassa diminuisce. Apro fisicamente gli occhi durante gli ultimi secondi del brano quando ritorna il beat secco dell’inizio, accompagnato per un’ultima volta dalla parola Modulation.
Infine l’ultimo pezzo si intitola Bogotà, track che dà anche il nome all’Ep. Che fosse il piatto forte dell’ep lo si era capito dal titolo. In questo brano si fondo un sacco di generi e lo si capisce benissimo dopo i primi due minuti. Durante gli 8 minuti e 34 secondi si sentono moltissimo le influenze della musica tribale nei drums dal suono pieno che ricordano molto i bongo che si mischiano con dei riff di chitarra melodica e triste.
Molto particolare è anche la grafica dell’album. Uno sfondo di un bel rosso acceso sul quale è disegnata la caricatura tribale di un volto dall’esageratissima capigliatura afro. È stata realizzata dalla modella svizzera Anouk Manser, compagna di vita di Jimi, che su Instagram riassume la sua partecipazione al disco con gli hashtag #familybusiness e #lovecollaboration!

Concludendo, non posso non dare un voto positivo a questo disco. È bello sia all’ascolto che alla vista. Rimarrà a lungo nella mia playlist dell’ipod.

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