Il Giovedì Di Vith – ROMANIANS DO IT BETTER: SUNWAVES 19

polpetta
Tempo di lettura: 6' min
12 May 2016
Festival, Gallery

L’attesa era partita un anno fa. Spasmodica. Pressante. Non proprio la classica attesa per un qualsiasi evento, fisiologica, che ci pervade nel momento in cui stiamo per fare qualcosa che ci piace. Un periodo lungo e di riflessione nel quale ho avuto importanti reminescenze riguardo a Sunwaves 17 ed immense aspettative per Sunwaves 19. D’ altronde, chiamarlo festival sarebbe riduttivo: una esperienza riconducibile alla metafisica più radicata, un toccasana per lo spirito del quale rimangono ricordi vivi e forti e che ognuno di noi presenti custodisce gelosamente come una delle esperienze più belle della propria vita.

In cosa consiste questa ricetta perfetta? Sole, mare, trascorrere e vivere attimi straordinari assieme ad amici di tutto il mondo ascoltando la selezione musicale migliore del mondo, di cui vi abbiamo parlato qualche settimana fa qui: http://www.polpettamag.com/il-giovedi-di-vith-sunwaves-19-welcome-to-heaven/

Siamo partiti così. Raggianti. Non senza qualche grattacapo: il trasferimento aereo a Bucarest e conseguente a Mamaia mediante bus è una immensa tassa sulla voglia di ballare, ma all’agognato arrivo ogni stanchezza scompare come per magia e si è immersi in una magnifica spiaggia con tende colorate vicino al mare e migliaia di ballerini che ondeggiano a tempo come le onde del Mar Nero, con una “mini-città” fatta di immense tende dotate di varie comodità (bagni e raccolta rifiuti molto discutibili) al fine di rendere la permanenza al festival completa.

Venerdi, stage D, day-time. Arapu è un fuoco che arde tra franti minimali e passaggi minuziosi. Questo ragazzo rumeno ha aperto le nostre danze con una selezione davvero strabiliante che riassume tutti i capisaldi della “Romanian scene”: grooves profondi accompagnati da superfici meccaniche che si incastrano in atmosfere straordinariamente mentali e che rapiscono la tua mente portandola oltre l’immaginario terreno. Per non parlare del soundsystem Funktion-One con una fila di subwoofer alta come me che rendeva ogni traccia bollente. Ogni suono era perfettamente udibile con un’esperienza sonora impossibile da pareggiare. E Sonja Moonear lo sa bene: il suo stage al calar del sole è un’esplosione di percussioni e bassi veicolata da una ricerca di grandissimo spessore. Vinyl-only, tracce del passato dalla techno alla UK Garage con una scioltezza sbalorditiva che hanno regalato alla folla i primi “Sunwaves-effects”: il sole che cala su questo magnifico stage crea dei giochi di colori mozzafiato tendenti a un arancio che diventa rosso scuro nella notte e il mare alle spalle rendono lo scenario perfetto. Se dovessi scegliere un elemento iconico che riassume cosa è Sunwaves, sicuramente direi lo stage D.

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Non c’è tempo per riposare. La grande notte è arrivata. Ci spostiamo nel night stage in questo tendone immenso e un imponente consolle sopraelevata. Su questa sorta di altare, i due cerimonieri più attesi: Zip e Ricardo Villalobos. Arriviamo durante il set di Zip, e la classe di Mr. Perlon è in full effect. La felicità che trasmette quest’uomo con i suoi dj set è pazzesca, oltre a denotare una classe sui dischi invidiabile. Pochi riescono a creare un concentrato di qualità come lui a oggi considerate le sue skills e le sue tonnellate di vinili che suona ogni volta. Un appetizer perfetto per il Maestro che l’anno scorso ha regalato il set più bello della mia vita proprio qui a Mamaia. Come sempre, un turbinio di emozioni indicibili: tracce dalla techno alla house alla break alla disco alla garage, il tutto in un range di 40 anni musicali. Signori, che dj. I giochi col fader del mixer sono il colpo finale , ma l’effetto è stato decisamente meno di impatto dell’anno scorso. Il soundsystem era decisamente più basso e purtroppo con una tipologia di musica così tecnica il ruolo di quest’ultimo è fondamentale, e per quanto la nitidezza di uscita del suono del Funktion One sia ottima anche a bassi volumi non ho provato la stessa empatia dello scorso anno. Lo devo ammettere, anche Ricardo ultimamente suona sempre quelle 30 tracce, e sentirle anche al Sunwaves dove dovrebbe fare il suo set migliore dell’anno…. Mi ha un po’ lasciato l’amaro in bocca. Le (mie) aspettative verso il Maestro sono sempre vertiginose, ahimè.

ARTWORK BY JIMMA G

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Il b2b finale è la (giusta) passerella per questi due mostri sacri che nonostante gli alti e i bassi hanno rotto il leitmotiv per cui Sunwaves è così un festival non facile da affrontare per le orecchie meno educate a questo tipo di musica: il cambiamenti repentini di grooves, e non la ricerca del passaggio perfetto tra tracce similari. Le ripartenze, sempre esplosive, mai scontate. La miscelazione magistrale di tracce di natura differente e la sapiente scelta di queste ultime dettate da una conoscenza musicale immensa. Insomma.. Libidine per le nostre orecchie.

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Leitmotiv che viene ripreso in pieno nella notte successiva, con i tre moschettieri nonché padroni di casa nel loro team delle meraviglie RPR Soundsystem, al secolo Raresh-Petre Inspirescu-Rhadoo.

La loro chimica è come una pozione perfetta. Mixaggi tra le tracce con una naturalezza disarmante e selezione musicale perfettamente consona alla loro natura. Ruvidi, mentali, esplosivi: i rumeni hanno insito dentro di loro la abilità di leggere i momenti traducendoli in musica, scegliendo sempre correttamente il disco successivo. E’ incredibile come i dettagli di questa musica riesca a sospendere il tempo, perdendosi in essa. Non solo groove minimali e profondi, ma anche tanta melodia quasi a creare degli incantesimi sulla folla. Purtroppo però, il soundsystem penalizza ancora una volta un dj set a mio parere di caratura incredibile. Peccato.

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Non solo Romania, non solo Ricardo. Anche Marco Carola era presente nello stage principale e come l’anno scorso si è esibito in un set faraonico di 21 ore. Senza stare a sindacare se sia giusto, sbagliato, da egocentrici o egoista che sia, ha soddisfatto ciò per cui la gente è giunta fino a Mamaia per ascoltarlo: un set faraonico, appunto, pertanto contenti loro.

Ritorniamo nei nostri magnifici day stages, dove il sole lo fa da padrone e le temperature regalano mattinate e pomeriggi ballerini splendidi. Uno dei ragazzi che più mi ha colpito in azione è stato Dewalta, sabato pomeriggio, di cui abbiamo parlato qui il mese scorso e del quale penso che sia molto, troppo sottostimato rispetto alla sua classe. Arpeggi infiniti su tool tracks di una classe inaudita. Fantastico.

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Non solo musica però. Sunwaves è il modo migliore per interagire e conoscere persone di tutto il mondo con cui condividi le stesse esatte passioni verso la musica e la vita. Sono tutti così rilassati senza alcuno stress, e gli stranieri si sentono come se fossero a casa in questa terra apparentemente così ostile. Tutti sono particolarmenti socievoli e “open minded”, tutti sorridenti e perfettamente rispettosi della regola “know how to party and respect yourself”, regola che dopo 5 giorni di balli furiosi rimane felicemente intatta e mai contaminata da episodi violenti e/o lesivi nei confronti delle persone e della situazione.

Il vincitore del Sunwaves? Assolutamente Petre Inspirescu nel suo solo-set durante l’after finale nello stage D. Magnetico, zeppo di momenti straordinari in un armonia generale impressionante perfettamente orchestrata da un capitano meraviglioso. Non sono riuscito a identificare mezza traccia, o artista, o etichetta.. E per una volta, non avevo il desiderio di conoscerli. Il flusso di musica era incontrollabile. Le persone attorno a me erano calamitate dalla musica che arrivava in pista con una forza inaudita. Come l’anno scorso, Petre a casa sua non fallisce mai. Va detto: i 3 RPR quest’anno si sono esibiti come sempre anche da soli e non solo come RPR Soundsystem, e la loro resa è triplicata in questo frangente. Raresh a parte, che ha condiviso la consolle con Praslea nel loro alter ego Praslesh e hanno stranamente deluso, senza spinta, senza pressione sonora.. Un set poco comunicativo e da questi due killer non me lo sarei mai aspettato. Un’altra menzione va fatta per Alexandra, dj rumena di vecchia data e capace di sfoderare dischi inauditi e ricercatissimi. Quei classici dischi overpriced su Discogs da malfattori sfruttatori della nostra beneamata industria vinilica. Che donna. In quella domenica mattina ho goduto delle sue sonorità a 25 gradi al sole attorniato di amici da tutto il mondo. Ed è li che ho realizzato davvero cosa è Sunwaves. Le onde di sole e musica che cancellava ogni stanchezza fisica e mentale. Non è magia. E’ puro, purissimo amore.

Luci fortissime e qualche ombra per questo festival, che mantiene la peculiarità di avere “feelings” impareggiabili per qualsiasi altro evento musicale del mondo; questo da la possibilità di connettersi alla musica relativizzata al contesto in cui essa viene proposta creando così un ecosistema perfettamente equilibrato e magnificamente trasmessa da maestri del suono. Ombre, per la sua lenta ma inesorabile transizione a festival più “mainstream” : Sunwaves è reso ormai più celebre per le discutibili maratone di alcuni artisti (Carola a parte, Tini e Bill Patrick hanno suonato 31 ore di fila nello stage esterno B) che per quanto menzionato sopra. Ma la Mission di Sunwaves di irraggiare di felicità attraverso le proprie onde sonore è stata completata con grande, enorme successo, e ogni polemica nata a riguardo recentemente per essere stato additato come festival “boring” e di sbruffoni passa in secondo piano davanti a una tale meraviglia.

Sunwaves si, per dieci, cento, mille edizioni.

All’anno prossimo, ed ora godetevi la photogallery completa qui di seguito.

WORDS BY LUCA VITALE.

PICS BY FRANCESA TUBOLINO

ARTWORK BY JIMMA G

 

 

 

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