LONDON: NOTHING MORE THAN FREEDOM.

luca-vitale
Tempo di lettura: 4' min
28 January 2016
Il Giovedì di Vith, In primo piano

Londra c’è. E fa sentire la sua voce da protagonista nel mare dell’Europa che balla.

I moventi di questa dichiarazione ? Ricardo Villalobos al Fabric. Una sorta di mago alle prese con dei giochi di prestigio straordinari. Il Fuse, un circo inarrestabile dall’alto tasso di divertimento e felicità, capace di radunare migliaia di persone in un edificio più simile a una grotta del Paleolitico che a un club. E una città che ti avvolge per la sua enorme complessità ma così incredibilmente ordinata e organizzata.

Con una manciata di euro prenoto l’aereo per il week-end appena trascorso cogliendo l’occasione di andare a trovare un mio grande amico che si è trasferito in zona , e il fato ha deciso di regalarmi anche il Gran Maestro nella tana oscura del Fabric, un connubio che dura da 10 anni e che ha regalato alle notti Londinesi momenti di altezza musicale davvero, davvero vertiginosi.

Basti semplicemente pensare che ogni qualvolta RV suona al Fabric, le sue sessioni si protraggono fino al primo pomeriggio della domenica, assicurando maratone di 7-8 ore di dj set da mani nei capelli e dalle forti connotazioni di acido lattico procurato ai polpacci dopo ognuna di queste. Può bastare ?

Arrivo al club alle 2.30, con Margaret Dygas che scalda una Room 1 strabordante di gente. Decido quindi di godermi dalla terrazza sovrastante lo stage lo splendido edificio del Fabric: il club si snoda sottoterra, per svariate rampe di scale che sembrano portare in una dimensione parallela; le luci soffuse e il soundsystem fanno il resto. Che club ragazzi. Pura energia. La vibrazione che si percepisce dalla pista è contagiosa al punto da non dover far altro che farsi trasportare da essa e goderne di ogni beneficio possibile. L’arrivo del padrone di casa Craig Richards, storico resident e istituzione del Fabric, è il miglior presagio per preparare il terreno a Ricardo. Il suo set, particolarmente duro nella prima parte, evolve nella seconda nelle sonorità house più profonde, con casse potenti e vocal che portano in visibilio i presenti. Qualità ed esperienza da vendere. Ma ecco comparire dalle retrovie quel ragazzone alto e con quel viso così maleficamente beffardo e divertito allo stesso tempo che mi regala sempre splendidi momenti. La pista si riempie, l’aria è più rarefatta che sul Monte Everest, ma i volti si dipingono di sorrisi che sarebbe impossibile descrivere. RV is in the club.

Ore 6.30: l’inizio di un viaggio a fianco di un vero e proprio sciamano. Da dove posso iniziare? Dall’epilogo. E’ stato uno dei migliori set che ho mai ascoltato nella mia vita. Il suo suono ha toccato ogni tipologia di musica immaginabile dall’essere umano: le sue produzioni “unreleased” contornate di atmosfere a dir poco mistiche e dritte come treni in corsa, una acid techno talmente coinvolgente da rischio vesciche ai piedi, electro, funky, breakbeat e pura, purissima disco anni ’80. La mia domanda è: chi altro è capace di concentrare tutto questo con organicità all’interno di un dj set ? Nessuno. Difficile spiegare cosa è in grado di fare quest’uomo quando è in serata. Oltre ad incarnare completamente la mia idea di musica, dj, produttore, intrattenitore, musicante, musicista, Fa sembrare qualsiasi altro dj o produttore inevitabilmente piccolo al suo cospetto. Il suo estro e la sua originalità si materializzano proprio in queste occasioni, dove i “right feelings” le fanno da padrona. Il Fabric si trasforma in una mitologica arena.

e ancora…

….e ancora.

Una progressione spaventosa.

Il suo set si protrae fino all’1, era prevista un’ora finale di b2b con Craig Richards ma sembra che quest’ultimo non abbia voluto interferire con la meravigliosa prestazione di Villalobos: un gesto di grandissima signorilità e che da ancora più caratura a quest’ultima. Un successo totale.

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Dopo una serata così sarebbe stato l’ideale un bel giorno di riposo, anche perché qualsiasi cosa avessi ascoltato non sarebbe stato minimamente paragonabile a quanto udito al Fabric. Ma non contento, decido di lanciarmi al Fuse nella prima serata di domenica.

Il Fuse si svolge al Village Underground, una venue molto molto particolare e suggestiva di Londra: l’edificio è in pietra vecchia, quasi a creare un tunnel di mattoni molto ampio, il tutto ricavato in una cavità angusta e profondissima. Il il colpo d’occhio era notevole e il soundsystem rigorosamente Martin Audio spingeva davvero forte. Fantastico. In consolle, il padrone di Fuse Enzo Siragusa in coadiuvazione di Seb Zito e Rossko, hanno suonato assieme per ben 10 ore, marchiando a fuoco il mio soggiorno a Londra come uno dei migliori degli ultimi tempi. Il sound era incalzante, anche qui tangendo diversi generi musicali, prettamente minimal-house ma con forti contaminazioni house verso la fine, e l’affiatamento tra i 3 ha fatto si che il viaggio musicale fosse ordinato, composto, sempre divertente e mai sotto le righe. Costante e fondamentale l’interazione dei tre con la pista, una pista meno tecnica e preparata del Fabric, ma incredibilmente carica.. Una definizione molto ibizenca tradurrebbe alla perfezione il contesto: QUE FIESTA! La forte presenza di Italiani ha sicuramente influito nel contesto generale (sappiamo quanto siamo festaioli rispetto ai popoli nordici) creando un’atmosfera davvero casereccia e vicina ai parties in cui noi tutti siamo cresciuti, quelli che preferiamo, per certi versi. Una bella infusione di felicità.

Si dice che chi ben comincia è a metà dell’opera, e il mio 2016 ballerino è partito con la sesta marcia: Londra regala sempre grandissime emozioni e si conferma, a mio avviso, la città leader in Europa in organizzazione di eventi. Tanti. Tantissimi. E grande qualità in ognuna delle sue parti. Dalla guest, ai clubs e all’organizzazione nelle sue parti più comuni (gestione file, bars, door staff ecc…), tanto da voler dedicarci un focus apposito come fu per Amsterdam e Parigi negli scorsi episodi del GdV.

Talvolta sembra così difficile poter vivere un week-end di totale abbandono ai piaceri della vita lontani da casa: soldi, impegni, organizzazioni.. Parole che bloccano sul nascere molti buoni propositi. Ma se posso permettermi di dare un consiglio… La musica non ha prezzo, e grazie alle compagnie low cost oggi è possibile viaggiare con il corrispettivo economico di una serata completa tra aperitivo-cena e discoteca. E non esiste motivo più nobile della musica per scoprire il mondo e, forse, un po’ anche noi stessi. Perché in fondo, il viaggio, nella vita come per la musica, è un qualcosa di introspettivo, che parla di noi, e del quale ognuno di noi può carpirne le sensazioni e viverle nella maniera più desiderata. Se non è libertà questa, allora cosa è ?

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