KFF 2015: Persegui e conquisti.

polpetta
Tempo di lettura: 4' min
16 July 2015
Il Giovedì di Vith

Quando si sente parlare di Kappa Futurfestival ogni anno gli scettici sono all’ordine del giorno. Festival snob, mainstream, non innovativo e frequentato dal classico stereotipo Italiota da club.

Al netto dei moralismi, dei paladini della musica pronti a criticare qualsiasi aspetto che non sia di loro gradimento (oramai troppi in questo mondo), KFF rimane un’oasi felice dove clubbers anche dai gusti diversissimi tra loro possono trovare il loro angolo di Paradiso. Giunti ormai alla quarta edizione, il festival patrocinato dal Comune di Torino è una vera e propria forza della natura: dalle 12 alle 24 in due giorni si sono esibiti 55 dj suddivisi in 4 stages con una affluenza attorno alle 20.000 persone al giorno (potete trovare maggiori informazioni logistiche del festival nel precedente articolo di presentazione.

Numeri da capogiro, numeri da festival mondiale che dovrebbero soltanto rendere onore a una scena italiana continuamente bistrattata (anche dal sottoscritto) e sottovalutata. Inoltre, quest’anno, trovare delle falle organizzative è davvero complicato.

Certamente, c’è stato qualche piccolo episodio da segnalare, normale con una simile affluenza, ad esempio i ripetuti tentativi di scavalcamento da parte di qualche buontempone o classici sequestri di sostanze affini ai festival di musica, cosa che può capitare anche in Piazza Grande a Modena o al parco sotto casa vostra, pertanto poco influente sulla valutazione dell’evento.

La lineup di quest’anno è stata un “poutpourri” di musiche e artisti di natura completamente differente, anche se la matrice è stata particolarmente techno duradurissima: dai pesi massimi del music-biz Joseph Capriati, Jamie Jones, Tale of Us, Sven Vath, Dettman & Ben Klock, Pan Pot…. a progetti ambiziosissimi per un festival del genere, dai Kings of House (Tony Humphries – Dave Morales – Louie Vega) che hanno letteralmente incendiato il loro stage dalle 16 alle 24 del Day 1, al live quotatissimo di Siriusmodeselektor e la sorpresa del festival: i fuorissimi Die Antwoord, straordinari, coinvolgenti ed irriverenti nella presentazione della loro performance costellata da scenografie sataniste e voci modulate modalità “casa degli spettri”. Date un’occhiata qui.

La parola d’ordine del festival è proprio questa: polivalenza, per la scelta degli artisti e nei servizi offerti.

Gli impianti in primis, potenti e adatti alla situazione, gli orari rispettati al millesimo di secondo, l’atmosfera generale è di grande festa, carica sotto ai palchi e rilassata nei prati nelle prime vicinanze dei palchi.

C’è chi chiacchera, c’è chi si abbronza, c’è chi gira cartine, c’è chi caccia dei limoni infiniti. Il tutto perfettamente a tema col contesto di “vivi e lascia vivere” del nostro mondo della musica.

Per non parlare della fame e della sete, parole assolutamente bandite. Erano presenti due fontane, aspetto da non sottovalutare in tempi dove la monetizzazione anche oramai dell’aria è all’ordine del giorno, prese ovviamente d’assalto; 4 punti bar, panini, gelati, caramelle, piadine, insalate a prezzi allineati agli immancabili porchettari della zona. Tutto ciò era regolato da un sistema di Tokens digitale, innovativo e in anteprima in Italia, con il quale era possibile acquistare una carta prepagata ricaricabile per effettuare acquisti in tutte le aree del festival. Il tutto tradotto in poca fila per rifocillarsi e più tempo per ballare. Anche dal caldo, davvero torridissimo, si poteva trovare un facile refrigerio buttandosi sotto alle decine e decine di docce a cielo aperto messe a disposizione dall’organizzazione. E anche gli “stabaccatori” erano serviti: si sa, può suonare anche Gesù in consolle che senza sigarette non si va da nessuna parte, e il tabacchino interno al festival era una vera e propria salvezza (non di certo per i polmoni).

Addirittura al centro del main stage campeggiava una piccola zona lounge con prese di corrente per ricaricare i propri smartphone scarichi e per favorire i più “social addicted” dalla loro dose quotidiana di telefono, anche se questi ultimi, personalmente parlando, andrebbero spenti per tutto l’arco della “ballata” al fine di goderti i momenti al massimo. Sempre troppi telefoni in mano o al cielo nelle nostre piste da ballo.

Insomma, il Futurfestival è un grande calderone di contemporaneità, dove la cultura del raver e del semplice ragazzo in cerca di una giornata diversa si uniscono e si fondono indissolubilmente, dove un imposizione dura e inevitabile di sonorità di massa viene equilibrata da un contesto magico che ognuno può utilizzare a proprio piacimento. “Do what you want and repeat” sembra il leitmotiv perfetto per definire KFF, senza ovviamente ledere agli altri e a se stessi…… Ovviamente .

Per quanto siamo ancora lontani anni luce dai grandi format europei, in un paese dove le istituzioni sono sempre e comunque motivo di ostruzionismo nell’organizzazione di eventi, Kappa Futurfestival rappresenta il festival numero 1 in Italia sotto tutti gli aspetti, dall’organizzativo al logistico. E anche se non amate la techno come me, il sorriso che ti pervade alle 23.59 dopo ore e ore di balli sotto il sole è la prova tangibile di un evento che vince e straconvince e che ripone in noi addetti ai lavori ancora tanta tanta speranza nella futura crescita musicale di un paese che ribolle di idee e talento.

WORDS BY Luca Vitale
PICS BY  Thomas Pizzinga – Elephant Studio
http://www.facebook.com/infoelephantstudio

 

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