FABRIC – BERGHAIN: le due facce della club policy

luca-vitale
Tempo di lettura: 3' min
15 September 2016
Il Giovedì di Vith
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Ultimamente il mondo della notte è travolto da notizie sconvolgenti, in un senso e nell’altro

 

Londra. La capitale d’Europa sradicata del suo tempio più rappresentativo: il Fabric è stato chiuso definitivamente dopo il dibattito dell’ Islington Council a riguardo di due ragazzi di 18 anni deceduti durante una serata. Le autopsie mostreranno poi come i ragazzi siano morti per abuso di sostanze.

Il consiglio ha verificato come queste vittime siano le ultime di una importante serie negli ultimi anni, situazioni che hanno portato il locale a prendere misure preventive come ID-scanner, cani antidroga all’ingresso e perquisizioni più invasive sui Clienti. Misure a quanto pare poco efficienti, per quanto poco attuate, che non hanno evitato al locale una incredibile chiusura.

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fabric closed

Impressionante la mobilitazione dei clubbers londinesi che attraverso alcuni importanti esponenti di Fabric hanno raccolto 150.000 firme in pochissimo tempo per evitarne quanto di fatto accaduto, purtroppo.

La chiusura ha suscitato reazioni da tutto il mondo della notte e addirittura quello politico, il quale non si è schierato completamente a favore della decisione dell’ Islington Council, bensì alcuni hanno condannato fermamente questa misura definendola un “escamotage per evitare di ammettere le responsabilità sulla non corretta politica delle droghe attuata dagli UK”.

Questa situazione paradossale è lo specchio della paura verso il nostro mondo, un mondo che dovrebbe essere vettore di felicità e ilarità ma che all’occorrenza viene strumentalizzato e utilizzato come capro espiatorio per nascondere abilmente gestioni discutibili sul rapporto tra le droghe e il mondo della notte da parte delle autorità competenti.

A migliaia di distanza, però, l’antitesi è servita. Come poteva non essere Berlino il teatro della celebrazione verso la musica?

La techno come una mostra d’arte. Questo è il messaggio delle autorità tedesche, che hanno ufficialmente posizionato il Berghain al pari di musei, teatri, sale da concerti come luogo di alta cultura, non considerandolo più un luogo di “entertainment” puro.

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fabric berghain

Questo in Germania significa una pressione fiscale decisamente più bassa in quanto la area culturale è decisamente meno tassata della area di intrattenimento, 7% contro 19%, ma non solo, questa è la definitiva consacrazione di un movimento che è entrato di diritto nella quotidianità delle persone e nella considerazione comune di qualcosa che fa parte della loro vita, senza demonizzazioni ne alibi. E’ proprio il caso di dirlo: la musica come arte è musica per le mie orecchie.

Lungi da me dal giudicare, eppure tutto questo mi porta a una riflessione. Perché porre questi due colossi della notte in contrapposizione? Perché questa è la fotografia del nostro panorama. Odiato e celebrato. Ammirato e deturpato. Elevato e bistrattato. Come è possibile che a seconda di alcune linee immaginarie chiamate confini possa cambiare il pensiero comune delle persone? E’ vero, questo accade per tanti altri aspetti del nostro mondo, ogni nazione ha la sua giurisdizione inequivocabile, eppure non riesco a mettere in relazione arte e morte in uno stesso contesto. E allora perché chiudere un luogo che viene definito arte a migliaia di km di distanza ? Ipocrisia? Pressioni esterne? Difficile a dirsi, ma l’impoverimento della nightlife londinese è di portata gigantesca e per quanto non voglia determinare cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, di certo non è Fabric che doveva rispondere della morte di questi due poveri ragazzi.

Queste idee così opposte stanno uccidendo la nostra realtà sempre più utilizzata dai più come modo per convincere o dividere, perdendo di vista il vero obiettivo che si prefigge la musica: comunicare e far comunicare. Non solo un verbo, ma un modo di vivere.

Lasciamola parlare come sa fare lei: eccovi 12 ore di podcast registrato per Rinse FM dal titolo #savefabric, compilata per l’occasione da grandi come Nina Kraviz, Ricardo Villalobos, lo storico Craig Richards e tantissimi altri.

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