Tre minuti con Gazzelle al Comacchio Beach Festival • 08.06.19

cecilia
Tempo di lettura: 3' min
11 June 2019
Gallery, Interviste
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Abbiamo incontrato Gazzelle, ospite del Comacchio Beach Festival sul lungomare di Porto Garibaldi

 

E ne abbiamo approfittato per fargli qualche domanda

Da artista dal volto misterioso al primo disco, che lui stesso definito “Sexy Pop“, passando per il nuovo album, Punk, uscito a fine 2018, per arrivare al premio Seat Music Awards, ritirato pochi giorni fa all’Arena di Verona, Flavio Bruno Pardini, aka Gazzelle, ha saputo imporsi nella scena musicale italiana (definirla indie, in un caso come questo, ci pare riduttivo), ad una velocità davvero impressionante, riempiendo i piccoli club e poi i palazzetti con un tour quasi ovunque del tutto sold out e con un seguito di 244 mila follower su instagram.

Gazzelle arriva sul palco in grandissima forma, scherza con il radiofonico Stefano Mannucci, e con il suo pubblico sulle zanzare e sul premio rotto (ndr. sul suo profilo instagram, Gazzelle ha pubblicato una foto della statuetta -del Seat Music Awards- rotta, ironizzando: “quest’anno ho spaccato tutto. Pure il premio”) ed esegue alcuni dei suoi pezzi più amati, pianoforte e voce. Insomma, come si usa dire in questi casi, breve ma intenso.

 

 

Se pensate di essere di fronte al classico cantautore depresso e in lotta con se stesso e con il mondo, vi sbagliate.

Alle nostre domande, Gazzelle ha risposto così:

Del tuo ultimo disco, Punk, che prende il nome dalla canzone, hai dichiarato che hai voluto scrivere qualcosa che ti riportasse al periodo dell’adolescenza, cioè al periodo spensierato e felice di quando si ha ancora voglia di cambiare il mondo.
Poi, ho visto un tuo post su Instagram: tu in coda con il numeretto all’ufficio postale e come caption “Punk”. Al di là dell’autoironia, come è cambiato com il tuo concetto di Punk dall’adolescenza ad oggi, che il Punk lo fai di  lavoro. E soprattutto, hai ancora voglia di cambiare il mondo?

Per me punk è un’attitudine. Pure fare la fila alle poste lo è. Anzi, la fila alle poste è la cosa più punk che puoi fare perché è terribile.
In realtà, un po’ come tutti, credo, adesso non ho più voglia di cambiare il mondo. Semplicemente, ho voglia di vivermelo com’è, senza la pretesa di cambiarlo.

 

 Però, in realtà, l’hai un po’ cambiato.

Ho cambiato il mio. Ed è già qualcosa!

 

A proposito di questo, prima di fare il cantante e di iniziare la carriera, hai lavorato in una pizzeria al taglio a Roma, addirittura fino a poco prima dell’inizio del tour, tanto che hai dichiarato che, un certo punto, hai dovuto dire al tuo datore di lavoro che ti dovevi licenziare perché iniziavi a fare i concerti. C’è qualcosa che ti manca del periodo in cui non eri famoso, in cui nessuno ti riconosceva per strada? Qualcosa che cambieresti, che rivorresti, o è tutto bello nella carriera di cantante?

No, è  tutto bello. Più che altro perché sono in pace con me stesso e mi sento realizzato.

(continua sotto)

Gazzelle

Hai scritto: “e arriveremo tardi ai nostri primi trent’anni e faremo sogni grandi ma senza realizzarli” e ti sei spesso definito un insoddisfatto cronico.
Il 7 dicembre di quest’anno compirai i tuoi primi trent’anni. Come ci arrivi? Hai davvero realizzato i tuoi sogni?

Ne ho realizzati una buona parte. Comunque, spero di non realizzarli mai tutti, se no, poi, non saprò più come si sogna.

 

E i prossimi sogni per i tuoi primi 40  o oer i prossimi  30, quali sono?

Beh, prima di tutto, arrivarci. Sicuramente, ci arriverò stanco (ride)!

 

Certo, perché lavori un sacco!

È vero, però faccio una cosa che mi piace, quindi non mi pesa.

 

 Me lo sono chiesto molte volte: che sapore ha il Punk? Se dovessi definirlo come un cibo, c’è quslcosa che, mangiandolo, si possa indubitabilmente dire che ha un sapore Punk?

L’avocado. Ultimamente, sto mangiando un sacco di avocado. Provalo, non è male.

 

L’ultima cosa: È da qualche giorno che, su instagram, stai spoilerando parole e frasi del nuovo singolo. Quando esce?

Ancora non lo so. A breve, però.E così, ci lascia ancora una volta avvolti nel mistero.
Ma noi non ci muoviamo da qui.

Sayonara .

 

Testo: Sara Bertelli // Photo: Cecilia Secchieri

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