Fat Freddy’s Drop a Bologna: il concerto più bello degli ultimi dieci anni.

polpetta
Tempo di lettura: 3' min
4 November 2013
Review 4 U

I sette “soul monsters” componenti dei Fat Freddy’s Drop venerdì (il 25) sono sbarcati a Bologna, direttamente dalla Nuova Zelanda, per presentare il loro ultimo album Blackbird, terzo capolavoro a nove tracce.

Fat-Freddys-Drop-apertura

Dopo le ripetute pressioni di un amico che è andato allo show di Londra al Village Underground, avevo la curiosità alle stelle e non potevo perdermeli; era una buona occasione per fare qualcosa di nuovo e un po’ diverso. Nonostante i miei inizi durante l’infanzia fossero promettenti (la mia prima volta fu qui a Bologna nel ’98, il concerto delle Spice Girls….), non sono una grande esperta in concerti; comunque non credo fosse necessario per capire che venerdì l’Estragon ha assistito a uno spettacolo unico nel suo genere.

Siamo arrivati nel preciso momento in cui hanno iniziato a suonare, quando “Blackbird” ha preso il volo.

Comincia la base del DJ Chris “Mu” Faiumu e Dobie Blaze alla tastiera, qualche stacco della tromba di Tony Chang, il sassofono di Chopper Reedz e il trombone del grande Hopepa, nel suo vestito classico azzurro cielo. Comincia la jam session, attacca la voce profonda e limpida di Dallas Tamaira e la sala si riempie di ritmo; così per un quarto d’ora senza sosta finchè ognuno di loro a turno parte con un assolo, mentre Dallas li presenta. Jetlag Johnson e il suo assolo di chitarra di 5 minuti si insinuano nel cuore, lo aprono, lo scaldano ed è fatta, come essere catapultati nella Woodstock dell’amore, quella del ’69. La musica psichedelica ci fa pentire di non essere muniti di quadratini colorati, ma non disperiamo siamo completamente rapiti dalla musica, ci siamo dentro fino al collo. Non mi stupisce scoprire, qualche giorno dopo il concerto, che in Nuova Zelanda ogni cartoncino di LSD porta la stampa di Fat Freddy’s Cat, personaggio del fumetto  The Fabulous Furry Freak Brothers.

FatFreddiesCat

Una goccia dopo l’altra ed eccoti che Fat Freddy’s Drop [La Goccia di Fat Freddy] diventa il nome della band.

Mentre suonano “Russia”, entra in campo anche MC Slave che porta con sé un’ energia pazzesca e cavolo, ha una presenza scenica assurda; una rima dietro l’altra ci manda per aria, mentre gli altri cambiano ritmo e genere continuamente. E’ questa la cosa veramente favolosa dei Fat Freddy’s… passano senza fatica dal raggae al soul, poi dalla techno agli assoli di chitarra senza che te ne rendi conto.

“Prendi il ritmo della Jamaican dub, buttaci dentro un po’ del soul di Memphis e spedisci il tutto nella metà sud del globo, e cosa ne esce fuori? Fat Freddy’s Drop.” Un livello musicale altissimo!

Due ore senza esclusione di colpi, sempre un crescendo di energia fino all’ultima traccia del nuovo album, poi hanno attaccato con qualche pezzo vecchio, più techno e meno melodia. Nel frattempo nella sala abbiamo raggiunto i 40 gradi e Hopepa [trombone] si è spogliato esibendo una panza degna della sua importanza, coperto solo da una sottile canotta della salute e i pantaloncini bianchi. Anche noi ci stiamo sciogliendo, come lui balliamo senza freni dall’inizio.

La musica si ferma, Tamaira ringrazia Bologna e il suo pubblico per essere così caloroso, promette che torneranno e tra le urla di tutti, ci regalano l’ultimo pezzo.

Finito il concerto salutano e se ne vanno, mentre gli applausi continuano per 5 minuti ancora. Poi c’è una assalto al banchetto che vende vinili e CD dell’album, ma un assalto vero! Sono scene già viste ai concerti dei Fat Freddy’s; quando vennero per la prima volta in Europa nel 2003, si racconta che durante lo show in Germania venderono più di mille copie. Questo perché, è vero, ti possono piacere ascoltati in cuffia o nel salotto di casa, ma la vera potenza è dal vivo; non puoi dire di conoscere la loro musica veramente finchè non li hai sentiti live.

Questo perché, come dice Tony Chang [trombettista] “Live performance is the most natural state for music”.

E io non riesco a smettere di cantare:

“There’s a blackbird,

in my garden,

oh oh oh oh oh oh ohohohoh.”

B.

 

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