Dominik Eulberg + Lorenzo de Blanck @ SIMPLE, Ferrara || 25 Ottobre 2014

cecilia
Tempo di lettura: 3' min
28 October 2014
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A day with Dominik Eulberg

Capita a volte che la passione per la musica ti porti ad intraprendere viaggi lunghi e impegnativi per andare a vedere ed ascoltare gli artisti che ti emozionano di più, lo fai perché sai che non ti deluderanno, perché ti lasceranno un esperienza da ricordare negli anni, perché svariate volte hai sentito suonare dei loro dischi in chiusura a serate memorabili, e soprattutto perché alcuni di loro difficilmente riusciresti a sentirli dal vivo in Italia. Dominik Eulberg è uno di quegli artisti, e la possibilità di poterlo sentire a pochi kilometri da casa dopo anni e anni di assenza dal bel paese era un occasione troppo preziosa per essere sprecata, specialmente essendo la sua unica data italiana.

Appena entrato al Sinatra Club, dalle prime battute capisci subito che non è affatto il solito genere di musicista, tuttavia vuoi perché il locale è già pieno o vuoi perché molta gente venuta da chissà dove per sentirlo lo ferma per una foto o per regalargli oggetti a forma di animali, riesco a scambiarci ben poche parole.

Inizia il suo set dopo l’apertura del resident Lorenzo De Blanck, parte a razzo, immediatamente. E’ una delle cose migliori mai sentite negli ultimi anni, quando mette un disco dei Moderat il pubblico lo riconosce e impazzisce, poi spazia tra pezzi suoi e di Sven Vath, suonando addirittura un Gui Boratto e un re-edit dei Radiohead, ma si entra letteralmente nell’iperspazio quando passa da un altro disco dei Moderat al suo remix di Rone tra laser e cannoni di cO2. Chiude con uno dei suoi dischi migliori dopo tre ore di set, un esibizione dove la pista non ha mai smesso di ballare per un secondo. Dominik Eulberg signore e signori.

Il mattino seguente lo aspettiamo fuori dall’ albergo, scopro che ha richiesto la stanza più silenziosa e lontana dai rumori della città, e mentre andiamo a spasso per il centro di Ferrara non esita ad infilarsi tappi per le orecchie appena si attiva per caso l’antifurto di un auto parcheggiata poco distante. Sembra assurdo per qualcuno che poche ore prima ha suonato techno davanti a centinaia di persone, ma da un tipo che oltre ad essere un dj di fama internazionale è anche laureato in biologia e vive in una casetta nel bel mezzo di una riserva naturale a venti miglia dal primo segno di vita umana, magari c’è anche da aspettarselo.

Chiacchierando davanti ad un piatto di cappellacci al ragù ci racconta che prima di laurearsi studiò altre cose noiose, perlopiù imposte dai suoi genitori, ma fu l’interesse per la psicologia (e un imprecisato numero di canne fumate in gioventù) a fargli scoprire parecchie cose di se stesso, ad avvicinarlo alla biologia e all’interesse per la natura e le specie animali. Mentre gli facciamo visitare il castello estense ed il duomo ci racconta di quanto l’acqua sia un elemento così affascinante nonostante la sua semplicità e ci mostra le foto di alcuni funghi rari trovati nella riserva dove vive, ci racconta di quando è stato punto da una decina di zecche, dei regali stupidi dei fan, del suo raccolto di mele con le quali produce il succo che poi beve a colazione e della sua passione per il birdwatching. Non parliamo quasi mai di musica, ad eccezione di alcuni nuovi sintetizzatori che ha comprato per il suo studio e di quando ha iniziato nel 1993 a produrre le prime tracce. In un pomeriggio ci parla davvero tanto di se stesso, parla volentieri, è profondo e pieno di interessi questo Dominik, ne coltiva così tanti che domando ironicamente come possa restargli anche il tempo per suonare, mi risponde che si annoierebbe a morte se dovesse occuparsi solo di musica e lo fa in maniera così candida che quasi mi riesce difficile non credergli, specialmente quando il suo lavoro lo porta a viaggiare per il mondo e le sue produzioni vengono suonate dai più grandi dj al mondo.

Ad ogni modo, complice il cambio dell’ora solare, cala la sera in un batter d’occhio e arriva il momento di salutarci all’aeroporto. Ci ringrazia per il bel pomeriggio e noi ringraziamo lui per tutto il resto, oltre per il fatto di averci mostrato cosa significa essere un artista a tutti gli effetti. Gli strappiamo la promessa di rivederci presto. Lo vediamo allontanarsi al gate mentre si volta e con la semplicità di un bambino ci saluta con la mano.

Words by Richard Giori

Gallery by Cecilia Secchieri

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