Dia Tribe dalla Pista: Nina Kravitz vs Herself.

luca-vitale
Tempo di lettura: 3' min
17 November 2016
Il Giovedì di Vith

Quante volte avete pensato durante una serata “ma che caspita sta combinando questo dj qui?”

Io a bizzeffe. Penso chiunque. Fa parte del gioco no?

In questi anni abbiamo visto come i social network diventino valvole di sfogo rispetto a questi pensieri. Sulle bacheche degli eventi di Facebook per esempio abbiamo visto dei veri e propri “muri del pianto”da parte dei partecipanti, innalzati civilmente e, talvolta, non troppo. Non ultimo, il Pampa Showcase di Barcellona dove Koze è stato bersagliato da parecchi presenti, reo di non aver reso al meglio.

Ricevere critiche fa parte di qualsiasi grande/piccolo/medio dj, un po’ come un grande calciatore, un grande artista. Sta poi a chi riceve la critica farne l’uso corretto e non sfociare in tensioni pericolose che potrebbero poi rivelarsi a doppio taglio per la propria immagine.

Nina Kraviz è caduta nella trappola. A Melbourne, qualche giorno fa, si è esibita in un dj set assieme a Marcel Dettman e Bjarki, bandiera della sua трип records.

Sull’evento di Facebook sono state molteplici le frasi di disappunto verso Nina, colpevole secondo la platea di “non aver suonato techno” ma di avere avuto diverse sfumature lontane da quanto ci si aspettava, in alcuni casi al punto di richiedere il rimborso del biglietto di ingresso.

Nina dal canto suo ha deciso di rispondere dal suo profilo con un lungo stato, in maniera molto, molto professionale il quale vi invito caldamente a leggere qui.

Nina è molto dettagliata nel spiegare quali tracce ha scelto e perché lo ha fatto, in maniera quasi doverosa e non propria di chi è convinto dei propri mezzi. Per quanto ammirevole e di una sincerità davvero disarmante, Nina è caduta nella trappola del ruolo che ricopre. Lei è una grande artista, quotatissima, e dimostra spesso durante i suoi set di avere una cultura musicale immensa variando da techno attuale a grandi gemme del passato, pescando dalla acid, dalla house più ghetto in stile Dance Mania e spesso anche utilizzando quei minimalismi oscuri dei quali è stata colpevolizzata in questo frangente. Ascoltate qui. Non certo l’apoteosi della techno, eppure Nina per me qui ha mostrato i muscoli. Perché queste sfumature, queste digressioni musicali denotano conoscenza, amore, passione, e tutto ciò che rende grande un dj.

 

Ma allora perché Nina avrebbe dovuto spiegare alla folla quel che ha fatto?

Lei è l’artista. Lei è colei che ha in mano il controllo. Lei è responsabile di quanto effettivamente accaduto. Ma se Nina ha raggiunto certi livelli nel panorama musicale significa che ha mostrato al mondo le sue doti, la sua qualità. E perché mettersi in discussione così, attraverso uno stato di Facebook, sicuramente rispettoso ed onesto verso chi paga un biglietto per ascoltarla, ma che cela dietro di se una forte e preoccupante insicurezza?

La libertà di un ascoltatore è sacra. E’ il fondamento della musica. Libera. Libera di essere amata, ma anche criticata. Sta all’interprete farne tesoro, non considerarle, o farsi trascinare in una spirale infinita di critiche e accertamenti su dove sta il giusto.

Una cosa è certa: è impossibile pretendere di arrivare al cuore di tutti, anche per i più grandi. E tu cara Nina, non avresti dovuto spiegare nulla ai tuoi fans, perché purtroppo non potrai mai accontentare ogni singola mente collegata alla musica in maniera differente, nemmeno se suonassi la musica più bella del mondo. E avere questa pretesa è quantomeno presuntuoso.  Essere te stessa è stata la tua vittoria, dover spiegare perché sei te stessa non serve a un’artista come te.

Viva la musica, chi la ama e chi la interpreta col cuore!

 

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