DASEIN – PROMETHEUS EP

md-romero
Tempo di lettura: 3' min
28 February 2017
Review 4 U

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Il duo polacco DASEIN propone una versione del mito di Prometeo impregnata di materia oscura.

Leggenda vuole che nei tempi primigeni il titano Prometeo avesse rubato la fiamma agli dei dell’olimpo ( versioni differenti parlano che essa fu trafugata con l’aiuto di Atena o dalla fucina di Efesto o dal carro di Elio) per donarla agli uomini, permettendo loro di essere finalmente fautori del proprio destino. Zeus, la prese, come sempre, parecchio sportivamente. Inizialmente inviò Pandora sulla terra per sedurre il titano e condannare la razza umana. Fallito questo tentativo, il sempre di buon umore Zeus catturò Prometeo, lo incatenò nudo al picco più alto, gli conficcò una colonna nel corpo e lo condannò ad avere il ventre e il fegato squarciati e divorati da un’aquila per l’eternità. Il mito di prometeo, un titano che si sacrifica per dare agli uomini il potere di plasmare o distruggere il mondo è ancor oggi affascinante, attuale e ispiratore. Da Mary Shelley a Ridley Scott molti artisti hanno riflettuto e reinterpretato il mito di prometeo con la loro arte generando lavori di potenza inaudita. Se con il Frankenstein (o il prometeo moderno) l’energia trafugata agli dei era la folgore, usata per dare la vita alla materia inanimata, energia di cui noi siamo ormai costantemente dipendenti, e Ridley Scott nella sua omonima genesi ad Alien vedeva una razza di titani alieni generare la vita sulla terra grazie ad un’arma biologica, il duo Dasein sceglie un’energia cosmica, impalpabile e profondamente oscura.

Il singolo Prometheus parte su una ritmica accattivante ed ipnotica dove si insinuano sonorità scricchiolanti che danno un’incessante suggestione cosmico industriale. L’attacco avviene senza fretta, dando il tempo all’orecchio di rassicurarsi nell’incedere ipnotico, per poi sorprendere e sconvolgere l’ascoltatore con innesti meccanici e stridenti. I sibili malinconici contrastano con il beat metallico creando un mix perfetto per quando la serata tocca il vivo.

La seconda traccia, Zodiac, si compone in maniera più classica accentuando la componente space, con un ordine ritmico imperituro e trascinante che rappresenta il vero e proprio contrasto con Prometheus. Dove la title track era movimento, umanità e coinvolgimento, Zodiac è immota, assoluta e avvolgente, un ovvio parallelo fra il titano e il divino, coi suoi moti regolari di stelle e costellazioni che sconvolgono chi è sotto il suo influsso.

VII Circle, nel suo Remix di Prometheus, riesce a catturare l’essenza del brano e ne amplifica le suggestioni, infondendolo di massicce dosi di materia oscura. Sconvolge quella che è la parte meccanica liquefacendo il suono in movimenti organici profondamente cimatici e accattivanti. In alcuni passaggi sembra quasi di vedere una fiamma brillare in mezzo all’oscurità per poi tornare celata. Prometeo diventa un antieroe, braccato dall’occhio degli dei, un predatore in un mondo ancora da formarsi. Il remix di VII Circle è una caccia angosciante e spettacolare su sonorità fatte della stessa sostanza del cosmo: Materia Oscura

La risposta al Prometeo di VII Circle non è da meno. Il mix di Zodiac, a cura di Memorial Home, ci regala un cosmo di stampo Lovecraftiano. Il beat è profondamente più aggressivo, i moti regolari diventano un vortice ipnotico e travolgente. Memorial Home revisita lo Zodiaco infondendolo di furia generando suggestioni di cataclismi e spirito vendicativo verso gli esseri mortali. L’assoluto della traccia originale permane in chiave più brutale e travolgente. Sul termine i caotici movimenti si spengono ad uno ad uno. Gli astri continuano a compiere i loro moti con apocalittica circolare prevedibilità.

Prometheus EP non è tanto un disco quanto un’esperienza. L’energia infusa in due tracce e i rispettivi remix è massiccia e calibrata e sorprende la intrinseca coerenza nel binomio Prometeo/Zodiaco ma anche umano/divino in un botta e risposta che non solo si pone nel concept originale del duo DASEIN ma anche nei due remix che reinventano e plasmano la materia originale in due reinterpretazioni di VII Circle e Memorial Home autonomamente meravigliose e sconvolgenti nel binomio. 4 tracce, due lati di un ep che valgono sia come una perfetta proposta per la scena live che non deluderà né gli addetti ai lavori né il pubblico, sia come un concept album per la cura del suono, per la reinterpretazione e per l’estro creativo che sostituisce la fiamma (o la folgore se ci affidiamo a Shelley) con la materia oscura, zeitgeist e energia che alimenta il motore creativo dell’avanguardia musicale, cinematografica e letteraria attuale.

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