Club To Club Festival 2016 – Torino Venerdì 4 / Sabato 5 Novembre 2016

polpetta
Tempo di lettura: 4' min
9 November 2016
Festival, Gallery, News

Nonostante il naturale richiamo che la club culture, mista all’avanguardia pop, hanno verso i tiepidi open air primaverili centro-europei, da 16 anni a questa parte si trovano a scontrarsi contro un solidissimo muro che ha fra i suoi principi quello di spostare i limiti, probabilmente abbattendoli: creando così, un morbido tappeto di memorie su cui appoggiare tutti gli ascolti degli anni a venire.

Partendo da qui, ci soffermiamo su una più che dovuta introduzione ai caratteri del festival che hanno fatto breccia nel nostro cuore di clubbers, appassionati di musica e amanti della comunicazione, portandovi insieme a noi all’interno di un ecosistema complesso (se analizzato) ma snello (se vissuto).
Torino è, nei giorni di Club to Club, un pullulare di attività ed iniziative legate al design e alla innovazione in tutte le sue dimensioni artistiche.
Grazie ad Operae, Artissima, Torino graphic days e a tanti altri eventi, i tessuti urbani si impregnano di una inebriante e ben distinguibile fragranza che sa’ di nuovo.

Ad essere sinceri anche in maniera piuttosto implicita, ma è chiaro l’impegno nel voler connettere i luoghi teatro dei diversi eventi, fra loro.
Da molto tempo ormai si parla della famigerata longevità di C2C, tra l’altro meritatamente dato che nelle forti mutazioni stilistiche che le sonorità elettroniche hanno avuto negli ultimi anni, si sia sempre riusciti a confrontarsi con scelte artistiche frutto di ragionamento e profonda conoscenza dei generi presentati: senza mai sfociare nella banalità o nella trappola infernale della “mania di grandezza”.
Negli appuntamenti al “Lingotto fiere” di Venerdì e Sabato vengono fortemente rimarcate le presenza della house music con Andy Stott e l’immenso Laurent Garnier, incaricato a gestire il traffico dell’orario di punta con una delle sue magistrali lezione di djing; accarezzate anche le sfumature del pop contemporaneo, presentate nel nuovo progetto di Chet Faker, “Nick Murphy” dj set.
E già potremmo aver detto abbastanza parlando di una singola serata.
Il Venerdì però è particolarmente impegnativo: pregno di spunti, come deve essere ogni fiera che si rispetti.
Mentre in main room si preparano le tenebre, affrontiamo una difficoltosa scalata verso l’ingresso della sala gialla, dove Redbull ci fa sistematicamente muovere i culi con i suoi pupilli.

Ed è proprio redbull, mettendo in pratica il più efficace sistema di scouting che l’elettronica conosca, a farci le sorprese migliori: dall’Olanda il nome ormai noto di Fatima Yamaha, il mistico duo berlinese Amnesia Scanner e il sempreverde -per modo di dire- Koreless (classe 1991 ma nella bass community da ormai più di 5 anni).

Purtroppo non siamo riusciti a goderci tutte le altre apparizioni in programma a causa dell’accavallarsi delle timetable, del resto rimane una circostanza più che logica e inevitabile, dal momento in cui il tempo trascorre in egual maniera in tutti gli angoli del mondo.
Si, scorre sempre così, tranne quando in main, buio e suoni struggenti lo deflagrano, spezzando anche le gambe ai pochi non informati dell’arrivo degli Autechre.
Le leggi della musica diventano piccoli vocaboli senza senso se confrontate con le metriche complesse e astratte che caratterizzano i connotati del duo inglese.

Fantastiche visioni e aperture verso orizzonti inesplorati sono gli scenari che dal lontano 1987 vengono proposti al pubblico di tutto il mondo, e Warp vuole esserne parte in qualità di mecenate nei confronti dell’arte oscura di un progetto mutevole e sfuggente alla tipica categorizzazione di genere.
Dopo alcuni interrogativi sulla strana scelta di posizionare gli Autechre fra 3 ore di Laurent Garnier e la chiusura di Andy Stott, decidiamo di non dedicare attenzione all’arte innata della critica, potrebbe farci cadere in fallo proprio nel momento in cui le cose negative da rimarcare sono rasenti lo 0.

Filiamo così lisci verso il Sabato, dove abbiamo intenzione di viverci un po’ di più le situazioni urbane.

Come citato in precedenza, tutta la città sta risentendo fortemente della crescita di C2C creandovi connessioni ed eventi collaterali: commercianti ce ne parlano, ristoratori ce lo consigliano e noi, girando per le vie, ne abbiamo la prova.

Posto esattamente sulle scale di accesso a “Palazzo dal pozzo della cisterna”, ci confrontiamo con il progetto italo-cosmic-disco “Stump valley”.

Dj set con voci e suoni di origine mundial che accompagna delicatamente l’ingresso all’esibizione di artigianato di design indipendente “Operae”, per dare inizio ad una nuova intensa sessione di ascolti.
Come al Venerdì l’ingresso in fiera non richiede più di un minuto di fila, mentre il numero degli spettatori sembra decisamente aumentato.
Il primo angolo a risentirne questa volta è l’ingresso alla sala gialla, dove le file cominciano a soffrire e gli spazi ad essere quasi tutti impegnati da fisici danzanti: Jessy Lanza, Daphni, Clams Casino, Jolly Mare, Junior Boys direi che possano bastare per spiegarne la motivazione.

In main invece è il giorno di altri grandi show, strumentali e non.
Per quanto possa essere strano da dire, da youtube troviamo Ghali, italiano di origini tunisine.
23 anni, già rigettato dalle major e risuscitato dalle sue stesse ceneri, prova del fatto che qualcosa da dire possa esserci davvero fra i testi del rapper rivelazione del 2015/2016.
Importantissima la presenza di Jonny Greenwood (dai radiohead) + Shye Ben Tzur & The Rajasthan Express, a spingere a fondo il pedale della sperimentazione mischiando background artistici opposti altrettanto quanto le provenienze continentali, offrendo uno speciale connubio fra la spiritualità indiana e il rock.

Da qui in poi Dj Shadow impartirà una lezione di Humanity, scratch e visual art dal fortissimo impatto emotivo.
A Jon Hopkins aspetta il compito di prenderci a braccetto e farci roteare in un turbinio di follia e ambienti caotici infiniti, ma con delle casse così piene e insistenti è impossibile non muoversi.
All’alternarsi di tanti nomi e tante performance d’alti livelli arriviamo a salutare il Lingotto insieme a Danilo Plessow aka “Motorcity Drum Ensamble”: creatore/pusher di felicità e selector che non si pone limiti nella creazione di set che variano fra la techno e la house.

Questa volta non ci sembra il caso di voler trovare il pelo nell’uovo.
Nonostante 16 anni di età, una continua evoluzione volta alla ricerca dei nuovi contenuti elettronici e d’avanguardia pop, Club to Club si conferma una realtà per tutti/e.
Principalmente per gli spiriti in cerca di qualcosa in più, distante dalla monocromia ritmica e dalla superficialità, ma senza limiti di età e generi.
L’apparato organizzativo ha garantito ottimi servizi mentre quello artistico ci ha regalato un unico dispiacere: quello di offrirci C2C una sola volta l’anno.

words by Sergio Mannino
pics by Costantino Bedin

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