#Chapter011-The End- ARRIVEDERCI BERLINO

polpetta
Tempo di lettura: 3' min
7 May 2015
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Settimana 12: Domenica 12.4 – Domenica 19.4

Il senso figurato dell’ ultimo giro di boa nasconde significati non sempre riconducibili a sentimenti di felicità e di sollievo.

É quando vedi l’arrivo avvicinarsi metro dopo metro e, allo stesso tempo, cominci a notare il fiato che si accorcia.

Senti la fatica. La vedi. La tocchi.
Come fosse il fluido che parte dal ritmo accelerato del cuore, scorre nei tessuti muscolari e nutre il cervello di ossigeno, fino a quando ripete il suo percorso via via in maniera meno scorrevole.

Prosegue raschiando sempre più sulle pareti del sistema circolatorio, facendo anche notare che le particelle di O2 cominciano a scarseggiare.

Biologicamente parlando questo è il momento in cui il fisico e la materia grigia non lavorano al meglio.

Umanamente parlando, pure.

L’immagine appena descritta è lo specchio di uno dei momenti più significativi di qualsiasi esperienza, nonché quando ci si avvicina alla conclusione.

Mi sono sentito a mio agio a Berlino e ho conosciuto tantissime persone che (nel bene o nel male) mi hanno spiegato qualcosa che non conoscevo di me o del mondo che mi circonda.

3 mesi compongono un lasso di tempo un po’ sciocco, anche mio padre me lo diceva: “vedrai che appena ti ambienti, dovrai tornare indietro”.
Nulla di più vero.

Il mio tempo speso qui è stato vissuto con l’orologio in mano, contando i giorni e le ore che mi separavano dall’istante dei saluti a tutte le persone divenute care.
Non tanto per una inclinazione caratteriale, ma purtroppo per i tempi imposti dall’ Europa, poiché ho aderito ad un progetto lavorativo e di studio dalla durata limitata.

Sono partito con tanti progetti e voglia di incrementare le mie doti comunicative, sperando di arrivare un giorno ad esprimermi con massima chiarezza in almeno 2 lingue.
Da quel che ricordo qualche sogno in Inglese è arrivato a riempire le mie notti e il mio cuore, insieme a gatti parlanti e situazioni estremamente buffe, al confine fra l’innarrabile e un trip di Tim Burton.
Accompagnato dalla forte passione per l’organizzazione di eventi mi sono immedesimato nella parte di un camaleonte, girovagando in maniera anonima in molte delle situazioni a disposizione per scrutare e studiare le dinamiche aggregative e di lavoro del popolo Teutonico, fino a poterne riprodurre un piccolo esempio in questi rapidissimi 90 giorni.
La nota pubblicità di superalcolici dice: “Sembrava impossibile, ma ce l’abbiamo fatta”.
Ed è proprio quando vedo la mia ora scoccare e il check-in online fra i siti preferiti che arriva il giorno tanto atteso del mio evento al Donau115 di Neukolln.
Se mi sbilanciassi in commenti potrei risultare sicuro di me e altezzoso, ma è stata una fantastica occasione per festeggiare il mio 23° compleanno in compagnia di tanti nuovi amici e tanti nuovi volti.

Ho scattato foto e parlato di me.

Tanti mi hanno parlato del loro essere.

Sono stato felice e ho sofferto la distanza, in questa altalena di emozioni che ha riempito i giorni.

Lavorato, lavorato tanto e studiato le vie migliori per ottimizzare le possibilità che mi sono state date con questo viaggio: lavorative, umane, linguistiche e soprattutto nel settore delle conoscenze, ormai necessarie per poter costruire una qualsivoglia carriera professionale.

Ci sono state cose e situazioni che sinceramente non credevo esistessero, alcuni comportamenti mi hanno lasciato di stucco e altri mi hanno fatto sentire a casa.

Mi hanno chiesto 1 centesimo di resto rimborsandomi il cibo.

Berlino è Berlino, la Germania è un altra cosa.

La città più frizzante del nostro continente.

Se gli uomini fossero camion verremo tutti qui a rifornirci di benzina, per poi ripartire coi nostri materiali verso il mondo: vogliosi di tornare in questo bel distributore, ma con il desiderio di far arrivare ciò che serve nei posti dove i lavori devono continuare.

Per questo ultimo capitolo ho voluto immortalare il significato di “Free your stuff” dove gente come noi regala articoli che non usa più a persone che potrebbero necessitarne, alcuni volti che mi hanno accompagnato in questo periodo, l’irriverente (e ironica) comunicazione dei collettivi tedeschi, fino ad arrivare al punto in cui tutti ci salutiamo: al cimitero.

Sono all’inizio di “Bergmannstr.”, dalla metà in poi è una delle vie più note di Kreuzberg: dove si spalleggiano “concept store”, cucine etniche e numerosi bar.
Prima delle birre degli ultimi saluti (che non hanno nulla a che vedere con il cimitero, per fortuna) mi sono imbattuto in un questo spettacolare prato colorato che tutto sembrava fuorchè una tana di anime.

Nati e morti del 1800. Ricordi dal 19° secolo e alberi rosa, tombe di famiglia e un bar “muto” con i tavolini rivolti alle lapidi.
É qui che ho trovato il coraggio di depositare tutti i pensieri nello zaino e i ricordi nella micro sd: l’energia positiva della vita che si sostituisce al triste saluto del corpo, il ricordo indelebile di tutte le cose che compongono il nostro percorso e il pensiero che in un posto così, quasi quasi, vorrei essere spettatore del mio funerale.
É stato uno dei pochi sorrisi che il silenzio mi ha regalato.
Ci rivedremo presto Berlino.

WORDS BY SERGIO CREEP

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