#Chapter010 – Il Jetlag

polpetta
Tempo di lettura: 3' min
23 April 2015
In primo piano

Settimana 11: Domenica 5.4 – Domenica 12.4

Berlino è davvero tanta.
Tanta e bella!

In 2 mesi e mezzo ho visitato molteplici punti della città (importanti e non).
Ricordo con piacere i primi momenti passati ad osservare qualsiasi cosa come se fosse la più entusiasmante del mondo ma ora, ovviamente, l’abitudine sta giocando le sue carte.
Ciò non toglie che la curiosità stia ancora spingendo con molta forza dall’interno, cercando di motivare l’essere pigro che vive dentro di me.
Ogni tanto mi sdraio e svengo..altre volte invece desidererei giornate di 56 ore.
Potrei raccontarvi di quando mi sdraio, ma sarebbe un po’ noioso; decido quindi di tornare ad aprire una parentesi su alcune delle serate a cui ho partecipato attivamente viste le ore di ballo.

Parlando con ragazzi spagnoli conosciuti in pista, prima di necessitare di un ctrl+alt+canc, si discuteva su quante informazioni possa dare il gesto del ballo riguardo il carattere della persona.
Soprattutto quando ci si sente a proprio agio e non si teme il giudizio di chi ci guarda.
Anche un’amica ballerina conferma qualche mia teoria a riguardo, ma parlo troppo, meglio smettere.
Ascoltavamo Inland al Berghain e mi sentivo come un granello di farina sotto una macina.
Ho ballato facendomi assorbire dalle asciutte percussioni, fino a disidratarmi e a chiedere il cambio.
Un attimo al Panorama bar, giusto per ritrovare un Jus-ed in splendida forma nonostante la mia sensibilità uditiva non sia incline alle sonorità house.
Giusto il tempo di una birra e qualche parere di troppo nei confronti di Emika che già eravamo entrati all’OHM, dove si esibiva questo gioiello di donna.

Un mix perfetto di eleganza e gusto, sensualità e delicatezza.

Synth-pop contemporaneo, dal carattere introverso e decisamente malinconico, rappresentato magistralmente dalle mimiche facciali e dalle movenze di Ema Jolly: 29enne inglese che si è guadagnata (meritatamente) spazi importanti nei cataloghi di label come “Ninja tune” e “Ostgut Ton”.

Dopo il solito giorno di jet-lag causa orari inusuali, il mio surfare del giorno dopo tra siti di informazione e musicali, scova il volto di un giovinastro dal fare saccente ma timido allo stesso tempo.
Il suo nome è Francesco Tristano (schlimé), pianista Lussemburghese classe ’81, amante della combinazione di suoni derivanti da strumentazioni classiche e elettroniche.
Compro il ticket conscio delle sue capacità.
Numerose le carenze tecniche e organizzative del Konzulat, cinema abbandonato degli anni ’70 e ora adibito a zona concerti e altro.
Volumi bassi, equalizzazione non perfetta e una parte fondamentale quale il piano del Francescone, praticamente inudibile.
In tutto ciò anche il contesto non mi sembrava dei migliori, però assolutamente non sconsiglio di andare a fare un giretto in questo locale (quando aperto).

Per quello che riguarda me e il mio lavoro invece sto continuando a riscontrare pareri positivi, ogni angolo di questa città è motivante e porta a renderti conto di quanto sei piccolo.

Anche però di quanto puoi essere grande.

Ogni cosa che vedo o faccio è come se fosse nuova, nonostante si tratti di installare stampanti oppure organizzare eventi come faccio in Italia
Il contesto indubbiamente è molto diverso (come anche la lingua dei driver di installazione), ci sono tante possibilità e la cosa più importante che questa esperienza mi sta insegnando è che al mondo non c’è spazio per chi non si mette in gioco.

Spero di aver recepito il messaggio giusto.

Provarlo a mettere in pratica non è semplice, ma ne riparleremo la settimana prossima, dove tireremo le somme.

Cercheremo di fare un’ analisi a caldo riguardo l’alone che vedrò attorno alla città di Berlino dal finestrino del mio volo verso Bologna.

Comincio a essere triste. Di nuovo. Che ansia.

WORDS BY SERGIO CREEP

 

 

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