#Chapter002 – 23 kg, desideri a parte.

polpetta
Tempo di lettura: 3' min
26 February 2015
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Terza settimana: Domenica 8.2 – Domenica 15.2

Sono giunto ad un grande momento della mia esperienza.
Mi stacco dal seno materno della “Logo Sprechenschule” dove per 2 settimane mi sono nutrito di sintassi e ortografia tedesca, facendo crescere invece che un bel bambino in forze, uno sgorbietto dalle spalle esili e coi piedi piatti.
Beh, oltre ad avere una lacrimazione perenne dagli occhi (e dal naso) a causa del freddo vento nordico, noto anche qualcosa di molto positivo.
Che ho i fazzoletti in tasca dici?? No molto più scontato: quando bevo qualcosina in più parlo un inglese che farebbe invidia anche al miglior Renzi in sede di parlamento europeo.
Non che sia difficile eh, ma ero partito con la solita fretta di imparare tutto e subito, di sentirmi a mio agio, dovendomi ridimensionare al confronto con qualsiasi umano dinnanzi al mio volto.
Ora riacquisto fiducia.

Ma non c’è problema, inizio la mia intership con “Loesje”.
Nome proprio, femminile, olandese.
Questo vocabolo identifica una associazione internazionale che agisce tramite laboratori di scrittura creativa, con l’unico obiettivo di abbattere grandi muri sociali (sessismo,razzismo etc etc) usando frasi sviluppate dai partecipanti ai workshop, e stampate di conseguenza su poster che appiccicherò anche sul vetro della tua macchina, una volta a casa.
I miei 2/3/4 compagni di ufficio parlano di tanto (ma non so di cosa) e tante lingue (a volte non capisco quali).
Sto bene in silenzio. Ascolto. Anzi, sento.
Il terzo giorno decido di distruggere l’imbarazzo parlando di quanto sia stato figo il Venerdì prima all’About Blank, avendo finito la serata con la testa dentro la cassa.

Giunto alla doppia cifra, il chiacchierone del locale ero io: se solo avessi avuto un po di pazienza unita a delle articolazioni da giovanotto quale sarei, non sarebbe stato complicato entrare in qualche racket dalla porta principale. Ho avuto tanti “amici” quella sera.
Ma tralasciando viaggi fantastici nei meandri delle mie relazioni, mi sono sentito a casa subito dopo aver risposto alle domande del buttafuori DONNA: “Sai in che locale sei?Chi suona?Da dove vieni?”

Barnt e Legowelt mi hanno gettato nel baratro, donandomi stati d’animo nuovi, terminati in un grande ed unico sorriso. Sintomatico.

Ora che anche io ho distrutto una barriera mi sento come i miei colleghi anche se non conosco lo svedese, l’olandese e il macedone, ma parliamo un po di noi cercando di mettere della colla nei nostri rapporti.

Dalle 10 alle 18 sono in ufficio, così per fortuna il tempo per fare i selfie è molto meno e si riduce di conseguenza la paura di vivere una realtà superficiale, quasi solo di facciata, ma il week end ne approfitto per vivere e vedere cose che in “sole” due settimane non ero riuscito a concedermi.
Aaaaah, che bello. Ora appoggio il mio corpo in posizione supina e immagino che cosa diamine mi aspetterà ora che vedo la luce al di là dei blocchi mentali dei periodi precedenti.
La situazione dancefloor si sta rivelando molto interessante, la gente pure e interagendo con loro sto incrementando le possibilità di poter realizzare uno dei desideri che mi ero messo in valigia.
E anche con questi sono stato nei 23 kg.

Fisso i primi appuntamenti per parlarne, non si sa mai che ne venga fuori qualcosa di concreto.
Ho il morale verso il cielo e realizzo che sono qui per fare, non per essere fatto!
Cioè.. Così suona male..
Semplicemente non voglio farmi assorbire dal troppo, da chi è qui e non sa why, da chi va via e non si è posto qualche domanda mentre era qui. Beh credo sia chiaro ormai.

Ma si dai, la prossima settimana ne riparliamo.
Con sobrietà.

WORDS BY SERGIO CREEP

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