Carla Dal Forno – The Garden EP

md-romero
Tempo di lettura: 3' min
28 November 2017
Review 4 U

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Il giardino di Carla Dal Forno è uno spazio catartico ma distensivo, sofisticato in ogni suo angolo eppur selvaggio e lussureggiante, un EP che porta l’ascoltatore in una trance mistica che lo porta a sovrapporsi con l’artista in maniera simbiotica.

The Garden è il continuo di un processo creativo di Carla Dal Forno, iniziato con Fast Moving Cars e You know what is Like. The Garden è un prodotto di base Synthwave in cui il digitale diventa organico nell’esecuzione per creare un interessante combinazione di sonorità sognanti ma fisiche, in un sogno bagnato che si trasforma in calda e avvolgente realtà.

Apre L’album, con un crescendo impercettibile di trenta secondi. Un suono di ritmica distante che si avvicina e ci permette di adattarci all’environment di Carla riempie i primi trenta secondi di traccia (un device sonoro/narrativo simile si può sentire nell’incipit di 21st Century Schizoid man, prima traccia di quel capolavoro della musica contemporanea che è In The Court of The Crimson King), il basso sopraggiunge aggressivo e predatore, creando toni oscuri e sinuosi, La voce e i versi di Carla Dal Forno completano il lavoro di ipnosi. È una evoluzione in eleganza e sobrietà, ma non per questo meno contenutistica, delle schematiche ragionate da Trent Reznor che non si limita a catturare l’interesse dell’ascoltatore più diffidente. La avvolge in delle strette spire e ne ha la assoluta e totale obbedienza.

Cluster, seconda traccia dell’EP, si muove su di un registro ugualmente profondo ma differente. C’è della fragilità, della poesia sottile come linee di incenso nell’aria in un piovoso pomeriggio silenzioso. Paesaggi da sogno che riflettono sul sognatore, linee malinconiche tracciate a suo tempo da Song To A Siren, aggiornate, perfezionate ed innalzate ad una poetica intima e straordinaria in cui la voce di Carla Dal Forno diventa la nostra voce interiore. Ci sovrapponiamo all’autrice e ci muoviamo in sincrono con essa.

A seguire Make Up Talk, traccia fra il jungle e L’industrial, marziale nel suo incedere e crudele in maniera immota e statuaria. La ritmica regolare e impietosa non cede mai alla  frenesia, la forza del pezzo sta proprio nella sua compostezza esasperante che sembra esplodere in ogni momento ma rimane in una linea retta che scorre verso la fine mentre attorno ad essa scivola lo spettro della voce di Carla portata da venti fuori dal tempo

Traccia finale e title track di questo EP è The Garden. Introdotta da un fruscio e dal suono caldo e vitale del basso a cui si inserisce il tintinnio in una suggestione ambient malinconica e straordinariamente trascinante. Il giardino di Carla Dal Forno è quell’inner space che viene costruito dalla nostra psiche dove ci ritiriamo in riflessione ed in solitudine. Il brano di Carla fa scomparire il nostro angolo e lo rimpiazza con il suo. Il brano ci introduce in uno spazio personale e affascinante. Non una chiusura quindi ma un coronamento di un EP straordinario che apre le porte all’ascoltatore in un contatto e una sincronia straordinaria con l’autrice dimostrando tutta la sua capacità tecnica ed emozionale.

La potenza di The Garden non sta nella forza nel senso distruttivo e prettamente maschile del termine, quanto in una forza nel senso creatore e compositivo, capace di portare una personalità, quella di Carla Dal Forno e renderla universale. L’ascoltatore si piega e viene plasmato dalle note di The Garden durante tutto l’ascolto e ne esce con al suo interno una traccia che difficilmente può essere indelebile.

Carla Dal Forno dimostra, come se ce ne fosse bisogno, un concetto chiave del XXI° Secolo: Girls do it better!

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