Boiler Room Napoli – luci e ombre su questa BR.

luca-vitale
Tempo di lettura: 4' min
26 November 2015
Il Giovedì di Vith

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La Boiler Room è tornata in Italia. Finalmente. Ma a quanto pare non tutti la pensano così.

Dopo l’esperienza di Giugno con una lineup fortemente internazionale e stranamente sponsorizzata da una nota marca di occhiali, la telecamera più amata dai clubbers mondiale arriva a Napoli, nella patria della techno nostrana.

Fin qui, tutto bene. Anzi, benissimo. Il flyer BR raffigurante il Vesuvio cita una lista di artisti tutti napoletani, i pionieri della “tech-napoli”, coloro che hanno reso la loro città famosa in tutto il mondo come fucina di talenti particolarmente “arroganti”, musicalmente parlando.

Si va da Gaetano Parisio, uno dei primi e dei più amati artisti di Napoli, a Luigi Madonna, nome che compare nelle charts di mezzo mondo per la sua quantità di dischi sfornati, a Markantonio, Flavio Folco, fino ad arrivare al nome napoletano del momento ed headliner di questa edizione particolarissima di BR: Joseph Capriati.

Prima di provare ad analizzare nel dettaglio l’evento, è impossibile non citare la aberrante sequenza di commenti sulla pagina di BR al momento dell’annuncio da parte di personaggi che hanno ben pensato di utilizzare citazioni sessiste e razziste veramente di poco gusto e che hanno ben poco a che fare con la musica.
Da offese a Napoli e ai suoi abitanti augurandone non una bella fine a offese dirette tra gli utenti, passando per frasi che lasciano trasparire poco amore per la musica e tanta, tantissima frustrazione. Tanto da spingere BR a rilasciare una dichiarazione ufficiale a proposito:

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BR Napoli dovrebbe essere una grande festa, la festa di una città che ha trainato il movimento musicale italiano, sia sul fronte elettronico che su quello della tradizione del nostro territorio, basti pensare a quanto i compositori napoletani abbiano scritto la storia della nostra nazione e quanto siano amati nel mondo, a certi movimenti musicali che hanno cambiato la nightlife della nostra nazione come Angels of Love, pilastro della scena anni 90,fino ad arrivare alla totale influenza dei dj e producers napoletani sul mondo digitale che ha cambiato gli equilibri della techno attuale modificandone i connotati sul proprio credo riscuotendo un successo a dir poco planetario.

Il campanilismo e il provincialismo però non si sono fatti attendere, come sempre dalle nostre parti, senza alcun pensiero preponderante alla felicità e all’unione che questo evento si pone di trasmettere come veri e propri capisaldi della propria ideologia. Ancora una volta ci siamo macchiati di pochezza e ignoranza, ed è per questo che talvolta penso che sia davvero giusto che la nostra music-experience nazionale sia e rimanga limitata; se la musica si prepone di unire, in Italia la musica divide. E basta. Ne abbiamo dato l’ennesima prova.

Se dal lato culturale la nostra figura è stata clamorosamente vergognosa, ci sono altri aspetti dal mio punto di vista abbastanza discutibili: profondo rispetto alla scena napoletana, onorevole il fatto di proporre una lineup di soli napoletani, ma trovo che sia totalmente controtendenza rispetto a quanto succede nelle altre BR.

Un punto di forza di BR è sempre stata la accurata scelta delle lineup, per quanto io non condivida il concetto di base, questo bisogna dirlo. Equilibrate, con volti più conosciuti affiancati a giovani ragazzi, ma sempre seguendo un’ideale musicale. In questo caso, la lineup sembra costruita ad hoc per richiamare tanta attenzione a livello mediatico, mettendo in luce una strategia mirata di BR, volta a una promozione più di marketing piuttosto che a una celebrazione di musica di livello. Non me ne vogliano gli amici napoletani, ma il prestigio della vostra città sarebbe stato clamorosamente più onorato regalandovi una BR decisamente più europea, e non così fortemente orientata verso una glorificazione di un movimento, dovuta e meritata, ma forse fuori contesto rispetto ai canoni di BR basati sulla ricerca più assoluta. Quanti artisti avrebbero potuto affiancare a uno come Capriati di altrettanto prestigio ? Basta andare a vedere i roster di Drumcode o Material, oppure si poteva affiancare qualche vecchia gloria ma pur sempre attuale, come Juan Atkins, per esempio. Inoltre, considerata la fortissima partecipazione mostrata sui social network e sull’evento ufficiale, sembra quasi che il pubblico voglia premiare più il marchio BR piuttosto che la celebrazione alla musica elettronica napoletana, e questa tendenza credo sia dovuta alla forte espansione di BR nel tempo, rendendolo un evento ricercato ed elitario, ma perdendo di fatto ciò che la ha resa grande: l’incoraggiamento verso la ricerca musicale profonda.

Non per questo per questo grande evento deve essere sminuito. Onore va a BR per aver scelto Napoli, come detto all’inizio, la culla della musica elettronica in Italia, che meritava un tale riconoscimento. Non come a Milano, personalmente una mossa fortemente commerciale che richiama il discorso di cui sopra e che la sponsorizzazione campeggiante in tutti i flyers dell’evento lasciavano già ampio spazio all’immaginazione di un contesto più di business che di music-discovering.

Insomma, luci e ombre su questa BR, ma motivo di grande fregio da parte del nostro movimento, immeritato, ma giusto coccolarselo. Auguro a tutti coloro che ci saranno di rendere il tutto una vera festa, ciò che deve essere, a discapito dello scempio diramatosi sui social network, come sempre concettualmente fuori dalle logiche di apertura, di amore e di unione che la musica trasmette naturalmente e che delineano una situazione di totale ignoranza e cultura verso questo mondo nel nostro paese. Festa non è sinonimo di polemica, e fin quando l’invidia e la pochezza saranno prevalenti sull’amore per la musica, la nostra strada verso la realizzazione di eventi tali o paragonabili agli standard europei sarà lunga e tortuosa.

Ricordo a tutti che è possibile mettersi in lista a questo sito: https://boilerroom.tv/session/napoli-joseph-capriati-markantonio-gaetano-parisio-luigi-madonna-flavio-folco/

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